La
morte dell’ Hauptsturmführer der SS, Priebke e soprattutto il suo
testamento spirituale nel quale il ne regrette rien, ha aperto le fosse
dei cazzari, dei negazionisti e dei sedicenti “storici” da blog e social
network,creando una tossica nube di ottuse e inumane sciocchezze che
forse vale la pena di chiarire.
La prima cosa è che Priebke non era affatto uno dei tanti tedeschi
richiamati nella Wehrmacht, non apparteneva alle forze armate, ma a un
élite (si fa per dire) militar politica che durante il periodo della
guerra si è specificamente occupata dello sterminio degli ebrei, così
come delle operazioni a danno dei Paesi occupati. Questi signori, quasi
uno stato nello stato, svolgevano operazioni di polizia politica,
avevano giurisdizione sui campi di concentramento, governavano
l’intelligence (non militare) che serviva per sgominare qualsiasi
opposizione in Germania, come in Europa, controllavano la fedeltà
ideologica dei comandi militari. Erano sostanzialmente combattenti da
retrovia (anche perché la Wehrmacht, ne sabotava la dotazione di armi)
che si occupavano di sterminare i prigionieri, fanatici che avevano
scelto e perseguito con accanimento la loro appartenenza ideologica
senza che nessuno glielo avesse imposto e spesso anzi per interesse di
carriera. Le SS non vanno confuse con le Waffen SS, truppe combattenti
che in principio erano costituite da18 mila uomini raccolti tra le
cosiddette Allgemeine – SS cioè persone ideologicamente molto vicine al
nazismo, ma non inserite nei vari corpi a difesa di Hitler e del
partito. Solo In seguito, con l’allargarsi del conflitto, Himmler
cominciò ad arruolare prima i nazisti delle popolazioni di origine
tedesca sparsi per il continente, i ben noti Volksdeutscher, e poi i
fascisti di tutti i Paesi occupati, ingrossando a dismisura il proprio
numero. Queste truppe agivano insieme all’esercito, spesso come
tappabuchi, ma con un comando separato ed è a loro che si deve la
massima parte delle stragi verificatesi nel continente, compresa
Marzabotto. Tra parentesi proprio l’esistenza delle Waffen SS è stato
uno dei fattori che ha portato alimento alle tesi revisioniste di Nolte,
permettendogli parlare di guerra civile europea.
La seconda è che Priebke è stato uno dei “nazisti viventi” che ha
alimentato la leggenda secondo la quale la Shoa sarebbe un’invenzione.
E’ la tipica affermazione di un codardo e di un soldato da scrivania
degli orrori, perché volutamente confonde, ad uso dei babbioni, i campi
di concentramento “dedicati” agli ebrei e altri individui “inferiori”
con il lavoro forzato dei prigionieri di mezza europa uscendosene col
ragionamento che siccome gli internati erano utili non sarebbe stato
conveniente sterminarli. Ma soprattutto sostenendo come se fosse un
testimone oculare che le camere a gas erano un’invenzione, che erano
troppo pericolose e affermando che a Dachau la camera gas era stata
costruita dagli americani. Come potesse saperlo visto che dal 1943 non
metteva piede in Germania, che non aveva accesso alle segrete cose di
quel livello e che dopo fuggì – attraverso Roma – in una remota regione
andina dell’Argentina, è misterioso o è forse solo la disonestà di un
travet dell’orrore. In ogni caso qui c’è da sfatare due leggende
metropolitane, se così possiamo chiamarle che circolano al tema. La
prima è il negazionismo inaugurato da Faurisson il quale smentisce la
testimonianza del comandante di Auschwitz, Rudolf Hoess, sulla base di
una presunta impossibilità di utilizzare il Zyklon B nei modi in cui
viene raccontato. Si tratta naturalmente di balle forse derivate da
un’ignorante o astuta confusione con il Sarin, cioè uno dei più
conosciuti gas nervini, implicato anche ai nostri giorni nella questione
siriana: il fatto che non fosse possibile entrare nella camera a gas
pochi minuti dopo il loro uso o toccare i cadaveri o fumare, come
racconta Hoess, è stato completamente smentito dagli esperimenti
condotti in seguito, lasciando alla superficialità di Faurisson e dei
suoi seguaci che ingrassano a dismisura con queste sciocchezze da
bricoleur della chimica, il posto che merita.
La seconda leggenda è quella secondo la quale, visto che non
esistevano le camere a gas non sarebbe stato possibile sterminare sei
milioni di ebrei: peccato che tutto questo non abbia assolutamente
senso visto che le camere a gas, sebbene molto comode per uno sterminio
di massa, non furono affatto usate dappertutto, era molto più economico
cominciare lo sterminio già al momento della cattura e delle retate
(quasi un milione di ebrei fu ucciso così, soprattutto in Russia e in
Europa orientale), poi durante il viaggio e infine attraverso la
denutrizione, le malattie (che di solito uccidono con molta efficienza) o
con le iniezioni di fenolo o infine con i gas di scarico dei camion. In
quegli anni altre 40 milioni di persone sono morte in Europa senza
alcun bisogno di gas. Che tra l’altro non sono mai stati usati durante
il conflitto, nemmeno dai tedeschi, salvo che nel tentativo di
appoggiare il colpo di mano del ’44 del Gran Mufti di Gerusalemme contro
la comunità ebraica della Palestina. Ma qui siamo di fronte a un tipico
cortocircuito informativo: l’esistenza di camere a gas era quella che
aveva maggiormente colpito le persone dopo la rivelazione della Shoa
alla fine della guerra, tanto da far pensare che fosse stato l’unico
strumento di sterminio: dunque negare o ridurre il ruolo del Zykon B
era automaticamente anche negare la strage.
E negare è spesso molto facile, anzi spesso una meravigliosa via
d’uscita dalla propria umanità. Lo stesso Priebke ha sostenuto: ”se un
domani si dovessero trovare queste prove, la condanna di cose così
orribili, di chi le ha volute e di chi le ha usate per uccidere,
dovrebbe essere indiscussa e totale” Purtroppo le prove ci sono eccome,
anzi ci sono persino i primi elenchi informatici di morituri creati
dalla sinergia tra Ibm e Deutsche Hollerit. Però l’ Hauptsturmführer der
SS, Erich Priebke non ha tremato di fronte all’ultima vigliaccheria da
piccolo e ignobile burocrate della morte: “ma credo di poterlo
escludere con certezza”.
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