Cioè fatemi capire … supponiamo che abbia dato il mio voto al Pd perché la notte prima delle elezioni mi è apparsa la Madonna di Fatima a riverlarmi che, nonostante le apparenze, nel partito c’era ancora un cuore socialdemocratico, bè non esageriamo, diciamo un ventriglio. E che io ingenuo pastorello ci abbia creduto. Otto mesi dopo assisto alla kermesse della Leopolda e trovo il maggiore finanziatore del più forte candidato alla segreteria del partito. Daniele Serra, che tra gli applausi e il compiacimento del suo protetto, dice che ”i sindacati, i politici hanno distrutto l’Italia e rubato il futuro alle nuove generazioni”. Un discorso che quanto a qualunquismo batte Grillo 100 a zero, ma nel quale echeggia con molta chiarezza tutto un rigurgito di estrema destra, di lepenismo al pomodoro che si agita nella ribollita leopoldina.
Certo è vero che sindacati e politici hanno portato l’Italia allo sfascio, ma proprio perché non sono stati abbastanza sindacati o abbastanza politici e da troppo tempo sono stati subalterni ai capitalisti senza capitale, al liberismo d’accatto e ai finanzieri alla Daniele Serra che si è trovato la ricchezza in casa e che ora da Londra fa la lezioncina. L’Italia è in rovina proprio perché si è dato ascolto a questa classe dirigente impresentabile, avida e mediocre, ingrassata con i soldi pubblici che oggi pretende di indicare soluzioni grazie alle quali creare povertà e fare razzia di ciò che è rimasto.
Ma tutto questo non è casuale, anzi è la naturale evoluzione di un candidato artificiale, costruito in laboratorio con investimenti milionari e diretto dagli spin doctor, uno che ha vinto l’x factor lanciato dalla finanza per chi meglio cantava la sua canzone. Alla sinistra pidddina delle illusioni regala l’osso scarnificato del “niente più larghe intese”, maramaldeggiando con un Cavaliere in agonia, dal quale era andato ginocchioni due anni fa e col quale peraltro l’azienda di famiglia fa e ha sempre fatto proficui affari. Ma poi chiaramente si rivolge alla carne succosa del berlusconismo e dell’opinione di destra ed ecco che alla rottamazione delle vecchie dirigenze politiche, del resto ormai alleate, si sostituisce un concetto ben diverso e tutto demagogico del tutti colpevoli anche se non si dice perché. La frase sulla «sinistra conservatrice che se non cambia è la destra» rincorre la banalità fumosa dei discorsi privi di senso, ma così ascoltata che ormai sembra davvero significare qualcosa. In effetti è solo un segnale che sta per altro, per dire, dal’interno stesso della casta, che la sinistra non si è adeguata ai tempi cioè al liberismo selvaggio, alle politiche finanziarie, alle bolle, alla perdita di diritti e alla precarietà come strumento di “crescita”. Che insomma è conservatrice perché non è abbastanza destra.
Ma certo Renzi e il suo finanziere di fiducia rimedieranno a queste terribili storture.
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