Sinistra. Il segretario del
Prc: Renzi è di destra, dal Pd usciranno molti. Leader? Non ne vedo,
meglio così, puntiamo al protagonismo di massa. Giorno di brindisi per Paolo Ferrero,
segretario di Rifondazione comunista. È soddisfatto per il
risultato del primi giro di amministrative del nord: «A Bolzano
siamo a due cifre, va bene anche Aosta e Trento. Un bel risultato per
far partire la costituente della sinistra».
Segretario, ci spieghi cos’è questa ’costituente della sinistra’ che proponete.
Bisogna lavorare all’unità delle forze di sinistra per costruire
uno spazio in cui possano partecipare a pari grado tutti, iscritti
e non ai partiti. E i non iscritti solo la maggioranza da
coinvolgere. Lo avevamo detto al congresso dell’anno scorso, usando
lo slogan «costruire la Syriza italiana». Oggi la rilanciamo
a partire dalle tante novità, come l’uscita di Civati dal Pd.
Una cosa chiamata ’costituente della sinistra’ non rischia
di tenere alla larga gli elettori meno propensi alle appartenenze
ideologiche?
La parola sinistra si può declinare in molti modi. Io userei una
triade in ordine alfabetico: antiliberista, del basso contro
l’alto, di sinistra. Un processo che prende il meglio di Syriza e il
meglio di Podemos: mette insieme la critica al liberismo e la
critica alla politica come cosa separata. Non penso a un partito ma
a una soggettività con pochi elementi chiari di programma e la
capacità di tenere assieme i mille modi in cui oggi la gente fa
politica: penso ai comitati, ai tanti insegnanti che in questi anni
hanno resistito. Gente che sa che la patrimoniale è una necessità
perché i ricchi sono sempre più ricchi. Che ha capito che è falsa la
tesi che non ci sono i soldi.: i soldi ci sono, ma li stiamo
continuando a regalare alla speculazione finanziaria. L’anno
scorso abbiamo dato 85 miliardi di interessi agli speculatori. La
crisi non è scarsità, ma ricchezza maldistribuita. Il contrario
di quello che dicono Renzi, Grillo e Salvini.
Per chi ha visto nascere e morire alleanze e federazioni di
sinistra, uno dei dettagli rivelatori della durata è se vengono
sciolti o no i partiti che si mettono insieme. Vi scioglierete?
No, ma il problema è dove risiede la sovranità. Io non propongo
una federazione con diritti di veto, ma una costituente vera con
piena sovranità. E dove ci saranno differenze politiche, si
facciano referendum fra chi ne fa parte. Non dobbiamo riverniciare
quello che c’è già o fare una nuova sinistra arcobaleno. Anche
perché oggi l’opposizione non basta più, la sinistra deve candidarsi
a governare con un progetto politico nuovo. Ero contrario alla
sinistra di governo quando significava governare con il Pd, ma ora
non possiamo più limitarci alla testimonianza, dobbiamo proporre
un’alternativa concreta e non ideologica su cosa si può fare sul
lavoro, sul reddito.
Ha lanciato la ’costituente’ già al congresso di un anno
fa. Nel frattempo è successo di tutto. Continua a fare la stessa
proposta?
Non rivendico primogeniture e non sono affezionato alle
formule. Se c’è una parola migliore, benissimo. La sostanza per me
è che si costruisca un processo che colga tutti gli elementi di
novità, compresi i volti chi lo deve rappresentare. Ferrero non si
candida a portavoce, per essere chiaro. La crisi del neoliberismo
si vede da anni, ma oggi si vede a livello di massa. La crisi del Pd
oggi è evidentissima, a me interessa che questa consapevolezza
diffusa ora trovi un soggetto all’altezza della sfida.
Porte aperte a chi esce dal Pd?
Per me il percorso o è unitario o non ha nessun senso. Chi se ne
va dal Pd non solo sta criticando quello che è diventato quel
partito, ma sta proponendo anche contenuti politici con cui sono
in sintonia, dal lavoro al welfare.
Dal Pd si aspetta altri addii?
Sì, altri prenderanno atto che lì non c’è possibilità di
cambiare le cose. Noi dobbiamo aprire subito il processo
costituente, e tenerlo aperto. Anzi, per l’ultimo che arriverà, come
dice il vangelo, uccideremo il vitello grasso.
Come sceglierete il leader?
È l’ultimo problema. Questa attenzione ossessiva sul leader
è l’altra faccia del senso di impotenza sociale. In un paese in cui la
gente viene convinta che non conta niente, si aspetta il miracolo,
l’uomo della provvidenza. Francamente non vedo Pablo Iglesias
candidarsi a fare il leader qui in Italia. E allora impariamo dal
movimento della scuola: un protagonismo di massa e dal basso, che
sta obbligando il governo a trattare, ma non c’è un leader. Così
dobbiamo fare noi, poi nel percorso i migliori verranno fuori. Di
leader ne abbiamo avuti, anche a sinistra, ma se non c’è un progetto
un leader non regge oltre sei mesi.
A proposito di leader, per Landini chi si candida in politica è fuori dalla coalizione sociale.
Fa bene. Con la coalizione sociale lavora sui contenuti, cosa di
cui c’è ultrabisogno. Ma come un sindacalista che si candida in
politica dà le dimissioni, così chi sta nella coalizione sociale non
lo fa per raccogliere consenso in politica.
Questo vuol dire che chi come lei sta in un partito sta fuori dalla ’ coalizione sociale’?
Non necessariamente. Quello della rappresentanza è un terreno
specifico, ma non l’unico della politica. Landini ha preso il meglio
dell’autonomia sindacale. Noi invece dobbiamo fare una sinistra che
si pone anche sul terreno della rappresentanza. E penso che fra
questi due progetti ci possa essere una sinergia più che positiva.
Barbara Spinelli lascia la lista dell’Altra Europa, dice che vi siete snaturati.
Mi dispiace, ma confido che il percorso che stiamo facendo possa farla ricredere.
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