Qualche timido segnale di ripresa economica, è vero, c’è, ma ostentare sicuro ottimismo, come fanno attualmente con molta prosopopea diversi governi in Europa, è del tutto esagerato, e persino falso in certi casi. Soprattutto per quelli che pianificano di completare il percorso di riforme tracciate nei deleteri programmi di austerity europei. Programmi che sono ormai derisi in tutto il mondo come palese assurdità per l’evidenza dei risultati da essi prodotti (vedasi in proposito su questo argomento: “Eurobounce” di Paul Krugman).
Con i cambiamenti attualmente in corso nell’economia globale ci sono solo due fattori assolutamente indispensabili per uscire dalla crisi:
1) la piena occupazione;
2) adeguati capitali per una massiccia dose di investimenti.
Nessuno dei due fattori può essere perseguito attraverso politiche di austerity.
La piena occupazione può essere perseguita solo incentivando le imprese a fare il proprio mestiere (non i finanzieri biscazzieri). Tra le grandi conglomerate globali la prima a capire la necessità di questo “cambio di marcia” è stata la General Electric.
Gli adeguati capitali per una massiccia dose di investimenti in campo nazionale possono arrivare solo in parte da privati (troppo legati agli interessi delle singole imprese). Solo l’iniziativa pubblica (purché liberata dai ladri) può dare quantità adeguata di capitali e indirizzo certo ai grandi progetti di investimento. Recentemente solo il Giappone, la Cina e l’India hanno avviato grandi progetti di questo tipo, e anche se tutte e tre le nazioni inseriscono in questi progetti adeguate aperture al libero mercato, i progetti sono tuttavia strettamente controllati e pilotati (anche rigidamente come nel caso della Cina comunista) dai governi centrali.
Insomma, quello che si dovrebbe fare è esattamente il contrario di ciò che ha fatto negli ultimi 4 anni (e ancora si propone di fare!), l’Europa. La realtà è che in Europa l’obiettivo della piena occupazione è stato raggiunto solo dalla Germania (che ha attualmente una disoccupazione attorno al 5%) ottenuto però scaricando gli effetti dell’austerity sui partner europei (specialmente quelli nell’euro-zone). La disoccupazione in Francia è sopra al 10%, in Italia al 15%, in Spagna al 24%.
Con questa zavorra ai piedi parlare di ripresa è assolutamente ridicolo.
L’attuale “ripresina economica” che fa tirare il fiato (finalmente!) ai milioni di persone che hanno sofferto 4 anni di inutile crisi è dovuta a fattori totalmente diversi da quelli che vengono sbandierati a tutto campo su tutti i media per far credere che la ripresa è merito delle riforme o degli interventi attuati dai governi stessi. La realtà è che sono stati proprio gli errori commessi da questi stessi governi a generare la crisi e che se c’è un’altra ipotesi da considerare è solo quella che non di errori trattasi, ma di precisa volontà politica al fine di smantellare le costose politiche sociali (il welfare) molto diffuse in Europa e in Canada, ma non tra le altre potenze industriali (Stati Uniti inclusi).
La crescita dell’economia europea nel 2015 è prevista attualmente attorno al 1,5%. Persino maggiore di quella americana, che nel primo trimestre ha segnato un asfittico 0,1%.
Ma le cifre, come abbiamo già detto in apertura di questo articolo, devono essere lette con serietà e omogeneità se si vogliono fare previsioni economiche serie e credibili anche sul piano tecnico, oltre che su quello politico, dove ormai passa qualunque cosa (come dimostra chiaramente l’incredibile vittoria di Cameron alle recenti elezioni della scorsa settimana). Sul piano tecnico invece è del tutto mistificatorio dare il merito della ripresa in Europa all’austerity e non citare nemmeno quelli che sono davvero i suoi tre fattori determinanti, e cioè l’avvio in marzo del Quantitative Easing attuato dalla Banca Centrale Europea, il contemporaneo deprezzamento dell’euro (cioè svalutazione) nei confronti del dollaro pari a circa il 30% in sei mesi (con un piccolo recupero solo nell’ultimo mese), e il contemporaneo calo del prezzo del petrolio (alla fonte, non alla pompa) che in soli sei mesi (da luglio 2014 a dicembre 2014) ha perso oltre il 50% del suo prezzo. Ai tempi della liretta la semplice svalutazione della moneta del 10-15 % avrebbe causato un mezzo pandemonio di critiche e commenti. Oggi che ad una svalutazione del 30% si accompagna una politica di sostegno alle banche europee da 60 miliardi al mese e che il prezzo del petrolio è dimezzato, si preferisce invece dare il merito della ripresa all’austerity che invece è proprio la causa della profonda depressione economica nella quale ci ritroviamo. Tragicamente ridicolo!
Ovviamente, non è che la riduzione dell’indebitamento (in Gran Bretagna) e la riforma del Jobs-Act (in Italia) non abbiano qualche effetto positivo. Avere meno debiti, in linea generale, è certamente positivo, ma se una famiglia indebitata butta fuori casa tutti i figli per risparmiare sui costi di casa… non mi sembra un discorso del tutto etico.
E sul Jobs-Act, l’eliminazione dell’art.18 sulle tutele dei lavoratori è certamente positivo per l’azienda nella gestione delle cosiddette “risorse umane” aziendali, ma è implicito che il rovescio della medaglia è un costo che pagano interamente i lavoratori sul piano personale, ed è persino un odioso freno all’economia nazionale nel medio-lungo periodo. E’ semplicemente vergognoso scaricare gli effetti negativi della crisi economica (di cui i lavoratori non hanno alcuna colpa) sull’anello più debole del tessuto sociale.
Proporre la libertà di licenziare come soluzione alla crisi delle imprese è indubbiamente utile alle imprese, ma totalmente asociale se non è accompagnato da serie ed esaustive politiche di sostegno e riconversione delle risorse umane. Senza contare che comunque anche i positivi fattori di cui sopra non dureranno all’infinito.
Lo scopo dell’eccessivo ottimismo dunque è solo quello di creare un clima favorevole alla ripresina (piuttosto banale per giovanottoni che si atteggiano a statisti) o è anche quello di nascondere la nefasta strategia di continuare un austerity il cui vero scopo può essere ormai solo quello di cancellare il welfare europeo campione di civiltà nel mondo?
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