I
dati sulla distribuzione del reddito in Italia “sono semplicemente
scandalosi: è l'ingiustizia sociale che caratterizza l'Italia di Renzi",
così Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista -
Sinistra Europea, dopo i dati Ocse di ieri. L'1% più ricco della
popolazione italiana detiene il 14,3% della ricchezza nazionale netta,
il triplo rispetto al 40% più povero, che detiene solo il 4,9%. “Per
questo noi comunisti chiediamo che si faccia subito una tassa sulle
grandi ricchezze al di sopra del milione di euro – aggiunge Ferrero - e
che con quelle risorse si faccia immediatamente un Reddito Minimo per i
disoccupati e si riducano le tasse a lavoratori dipendenti e pensionati.
Occorre prendere 20 miliardi di euro dalle tasche dei ricchi - conclude
- e metterli nelle tasche di chi non arriva alla fine del mese".
Anche
la Cgil rilancia l’idea della patrimoniale sulle grandi ricchezze “di
tipo progressivo”. “Una misura efficace e giusta – dice il segretario
nazionale Danilo Barbi - per reperire le risorse finalizzate a
finanziare un piano straordinario per l'occupazione giovanile e
femminile. “Il nostro Paese detiene il primato europeo della
disuguaglianza, soprattutto patrimoniale, come la Cgil sostiene da
tempo”, sottolinea ancora nel commentare il rapporto Ocse. “La forbice
così ampia tra ricchi e poveri, secondo Barbi, è conseguenza di due
fattori: l'altissima evasione fiscale, che per sua natura non produce
investimenti ma incrementa solo le rendite, e un'irrisoria tassa di
successione che è la più bassa tra i trentaquattro paesi dell'Ocse". La
Cgil - prosegue il dirigente sindacale - è curiosa di sapere come il
governo commenterà questi dati e quali iniziative vorrà intraprendere
per ridurre le disparità che la crisi in questi anni ha ulteriormente
accentuato.
Il rapporto dell'Ocse mostra anche che la crisi ha fortemente
accentuato le differenze di reddito in Italia, visto che, tra il 2007 e
il 2011, la perdita di reddito disponibile e' cresciuta in media del 4%
l'anno per il 10% della popolazione piu' povera, contro un calo del 2%
per le classi medie e dell'1% per il 10% piu' ricco. Un andamento simile
è riscontrabile anche in altri paesi del Meditterraneo coma la Spagna e
la Grecia dove i redditi dei piu' poveri sono scesi del 13%, mentre
quelli delle classi medie sono calati tra il 4% e l'8%.
Secondo l'Ocse in Italia la poverta' durante la crisi è cresciuta piu' che in molti altri paesi Ocse, avanzando di 3 punti percentuali tra il 2007 e il 2011. Tra i bambini italiani la poverta' ha un'incidenza del 17% contro il 13% della media Ocse, mentre tra i giovani tra i 18 e i 25 anni la poverta' ha un'incidenza del 14,7% contro una media Ocse del 13,8%. Tra gli anziani e cioe' gli over 65 la poverta' e' meno bassa e incide del 9,3% in Italia contro il 12,6% della media Ocse. L'ineguaglianza sul lavoro durante la crisi e' cresciuta in Italia dello 0,65%, soprattutto a causa della dispersione del salario tra i lavoratori. Inoltre in Italia i cosiddetti lavoratori non standard (autonomi, precari e part time) e' del 40% nel 2013 contro il 33% della media Ocse. Tra il 1995 e il 2007 l'occupazione standard in Italia e' cresciuta solo del 3%, contro il +10% della media Ocse, mentre l'occupazione non standard e' salita al 24% contro il 7,3% della media Ocse. Il tasso di poverta' tra le famiglie italiane di lavoratori non standard e' del 26,6% contro i 5,4% di quella di lavoratori standard. Inoltre posto 100 il guadagno medio di un lavoratore standard quello di un addetto non standard e' 57. Piu' nel dettaglio e' 75 per un lavoratore autonomo, 55 per precario con contratto a termine e 33 per u part time.
Secondo l'Ocse in Italia la poverta' durante la crisi è cresciuta piu' che in molti altri paesi Ocse, avanzando di 3 punti percentuali tra il 2007 e il 2011. Tra i bambini italiani la poverta' ha un'incidenza del 17% contro il 13% della media Ocse, mentre tra i giovani tra i 18 e i 25 anni la poverta' ha un'incidenza del 14,7% contro una media Ocse del 13,8%. Tra gli anziani e cioe' gli over 65 la poverta' e' meno bassa e incide del 9,3% in Italia contro il 12,6% della media Ocse. L'ineguaglianza sul lavoro durante la crisi e' cresciuta in Italia dello 0,65%, soprattutto a causa della dispersione del salario tra i lavoratori. Inoltre in Italia i cosiddetti lavoratori non standard (autonomi, precari e part time) e' del 40% nel 2013 contro il 33% della media Ocse. Tra il 1995 e il 2007 l'occupazione standard in Italia e' cresciuta solo del 3%, contro il +10% della media Ocse, mentre l'occupazione non standard e' salita al 24% contro il 7,3% della media Ocse. Il tasso di poverta' tra le famiglie italiane di lavoratori non standard e' del 26,6% contro i 5,4% di quella di lavoratori standard. Inoltre posto 100 il guadagno medio di un lavoratore standard quello di un addetto non standard e' 57. Piu' nel dettaglio e' 75 per un lavoratore autonomo, 55 per precario con contratto a termine e 33 per u part time.
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