A sinistra tutti pazzi per Tsipras, si direbbe. Se, però, non si vuol dare una interpretazione “renziana” – incentrata tutta sulla personalizzazione della politica, sulla cancellazione dei percorsi collettivi e sulla rimozione anche del passato più recente – della sua candidatura, bisogna tenere conto dei processi e degli eventi che hanno fatto del leader di Syriza il punto di riferimento della sinistra di alternativa per le prossime elezioni europee.
Quando, qualche giorno fa, Tsipras è intervenuto nella Direzione Nazionale di Rifondazione Comunista, ha esordito ricordando le giornate di Genova 2001. Certo, Alexis Tsipras fa parte di quella generazione per la quale il movimento altermondialista ha rappresentato una spinta e uno stimolo all’impegno e alla lotta. Ma non si tratta solo di un fatto anagrafico: lo “Spazio per il dialogo, per l’unità e l’azione comune della sinistra”, la rete greca di organizzazioni e forze da cui poi è nata proprio Syriza, aveva – tra i propri obiettivi principali – la preparazione alla partecipazione alle manifestazioni contro il G8 genovese. Inoltre, Tsipras ha ricordato Genova 2001 proprio perché sa e riconosce, a distanza di anni, il ruolo centrale svolto da Rifondazione Comunista in quella fase e in quel frangente: non solo sul piano della presenza, ma anche sul piano della capacità che il nostro partito mise in campo nel costruire un’alleanza originale e eterodossa con il movimento. Passammo attraverso un dibattito aspro al nostro interno: è sufficiente ricordare che alcuni settori del partito contestarono la scelta di andare a Genova e di far parte del “movimento dei movimenti”. Oggi possiamo dire che tanto Syriza quanto Rifondazione Comunista sono “figlie” di Genova e del movimento altermondialista. Non solo: la Sinistra Europea – ovvero il soggetto politico che ha candidato Tsipras alla presidenza della Commissione Europea – è nata nel 2004, con l’obiettivo di riorganizzare su base europea le forze della sinistra di alternativa e comuniste maggiormente in sintonia proprio con la nuova “stagione dei movimenti”, sbocciata a partire dagli ultimi anni del secolo scorso. Anche in quel caso, la discussione all’interno del nostro partito non fu semplice: settori del partito leggevano nel nostro protagonismo – nella costruzione della Sinistra Europea – la volontà di un “annacquamento” ideologico e di superamento della forma partito tout court.
La candidatura di Tsipras, perciò, non è frutto solo dell’oggi, ma è frutto di scelte che riguardano anche il nostro passato: se una parte consistente delle forze comuniste e della sinistra di alternativa europee – a partire dal Prc – non avesse investito su Genova e sul “movimento dei movimenti”, se non avesse optato per la costruzione della Sinistra Europea, probabilmente ci troveremmo – in occasione di queste elezioni europee – in uno scenario diverso e peggiore. Aggiungo: non è un caso che Rifondazione Comunista, in questi giorni, stia spingendo il più possibile perché la “lista Tsipras” sia costruita attraverso l’orizzontalità e attraverso l’idea di una “democrazia di territorio”. E’ proprio perché c’è un filo rosso che parte da Genova, arriva all’oggi e riguarda anche noi.
Quando, qualche giorno fa, Tsipras è intervenuto nella Direzione Nazionale di Rifondazione Comunista, ha esordito ricordando le giornate di Genova 2001. Certo, Alexis Tsipras fa parte di quella generazione per la quale il movimento altermondialista ha rappresentato una spinta e uno stimolo all’impegno e alla lotta. Ma non si tratta solo di un fatto anagrafico: lo “Spazio per il dialogo, per l’unità e l’azione comune della sinistra”, la rete greca di organizzazioni e forze da cui poi è nata proprio Syriza, aveva – tra i propri obiettivi principali – la preparazione alla partecipazione alle manifestazioni contro il G8 genovese. Inoltre, Tsipras ha ricordato Genova 2001 proprio perché sa e riconosce, a distanza di anni, il ruolo centrale svolto da Rifondazione Comunista in quella fase e in quel frangente: non solo sul piano della presenza, ma anche sul piano della capacità che il nostro partito mise in campo nel costruire un’alleanza originale e eterodossa con il movimento. Passammo attraverso un dibattito aspro al nostro interno: è sufficiente ricordare che alcuni settori del partito contestarono la scelta di andare a Genova e di far parte del “movimento dei movimenti”. Oggi possiamo dire che tanto Syriza quanto Rifondazione Comunista sono “figlie” di Genova e del movimento altermondialista. Non solo: la Sinistra Europea – ovvero il soggetto politico che ha candidato Tsipras alla presidenza della Commissione Europea – è nata nel 2004, con l’obiettivo di riorganizzare su base europea le forze della sinistra di alternativa e comuniste maggiormente in sintonia proprio con la nuova “stagione dei movimenti”, sbocciata a partire dagli ultimi anni del secolo scorso. Anche in quel caso, la discussione all’interno del nostro partito non fu semplice: settori del partito leggevano nel nostro protagonismo – nella costruzione della Sinistra Europea – la volontà di un “annacquamento” ideologico e di superamento della forma partito tout court.
La candidatura di Tsipras, perciò, non è frutto solo dell’oggi, ma è frutto di scelte che riguardano anche il nostro passato: se una parte consistente delle forze comuniste e della sinistra di alternativa europee – a partire dal Prc – non avesse investito su Genova e sul “movimento dei movimenti”, se non avesse optato per la costruzione della Sinistra Europea, probabilmente ci troveremmo – in occasione di queste elezioni europee – in uno scenario diverso e peggiore. Aggiungo: non è un caso che Rifondazione Comunista, in questi giorni, stia spingendo il più possibile perché la “lista Tsipras” sia costruita attraverso l’orizzontalità e attraverso l’idea di una “democrazia di territorio”. E’ proprio perché c’è un filo rosso che parte da Genova, arriva all’oggi e riguarda anche noi.
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