“O
facciamo un referendum vero oppure non mi sento vincolato”. Maurizio
Landini, intervenuto a Bologna all’assemblea autoconvocata dei
rappresentanti sindacali un po’ di tutte le categorie contro l’accordo
sulla Rappresentanza, usa parole molto chiare verso la Cgil. Ritira
fuori, non a caso, la stessa formula usata al Comitato direttivo della
Cgil, quel "non mi sento vincolato" che gli è costato il deferimento ai
probiviri da parte di Susanna Camusso. Insomma, se la leader della Cgil
ha pensato di fare la classica mossa del cavallo accettando la
“consultazione”, ma solo degli iscritti, sul testo firmato il 10 gennaio
scorso, ora però dovrà vedersela con un percorso certo e trasparente,
così come giustamente pretende la Fiom.
Votano pure i pensionati?
Il 26 febbraio è stato convocato il direttivo del sindacato per decidere sul da farsi. Vedremo quale formula verrà scelta. I dati delle votazioni verranno raccolti e certicati? Oppure, ci si dovrà fidare si una semplice comunciazione telefonica annotata sul block notes? I nodi posti da Landini non sono semplici da sciogliere per Camusso. E tra questi ha certamente un peso determinante quello su quale sarà la platea degli iscritti che potranno votare. La questione non è di poco conto. Se votano anche i pensionati sicuro che Camusso la spunta. Un po’ meno se nel voto verranno inclusi anche i lavoratori del pubblico impiego, che un accordo sulla rappresentanza, però, già ce l’hanno. Landini è molto chiaro su questo: dovranno votare i dipendenti di aziende che fanno parte di Confindustria. E ancora, visto che ci sono due posizioni sull’accordo del 10 gennaio, alle assemblee parteciperà anche il fronte del “No”?
La palla passa al direttivo
Qualsiasi decisione prenda il comitato direttivo del 26 febbraio, è chiaro che lo scontro in Cgil continuerà per un bel pezzo. Dopo gliscontri verbali e fisici di ieri a Milano contro delegati e dirigenti, la cui unica colpa è rappresentare il documento dei dissidenti, stanno venendo fuori attriti e ruvidezze non facilmente ricomponibili con qualche accordo di vertice. Insomma, le parole del professor Romagnoli che invita tutti a riflettere a proposito di un futuro in cui potrebbero “verificarsi azioni che vanno oltre l’appartenenza sindacale” non sembrano così estranee al clima generale.
"Libertà sindacale sequestrata"
Del resto, come è stato sottolineato in tutti gli interventi, le questioni oggi sul tappeto vengono da lontano. E non sarà qualche colpo di teatro a risolverle. E questo per il semplice motivo che, tanto per citare un tema, il veleno sull'accordo separato non ha lasciato immune la Cgil. Per adesso i rappresentanti sindacali stanno ad osservare. E anche Landini invita tutti a mantenere la calma e a fare la battaglia nel sindacato “per cambiare la Cgil”. Nina Leone, Rsa Fiat, chiude il sindacato sottolineando che occorre cambiare la Cgil “perché se ne vada questo gruppo dirigente che non è degno di rappresentarla”. Ai lavori dell’assemblea è intervenuto anche il professor Stefano Rodotà, che ha usato parole molto dure nei confronti dell’accordo del 10 gennaio fino al punto di dire che ormai "la libertà sindacale è sequestrata".
Votano pure i pensionati?
Il 26 febbraio è stato convocato il direttivo del sindacato per decidere sul da farsi. Vedremo quale formula verrà scelta. I dati delle votazioni verranno raccolti e certicati? Oppure, ci si dovrà fidare si una semplice comunciazione telefonica annotata sul block notes? I nodi posti da Landini non sono semplici da sciogliere per Camusso. E tra questi ha certamente un peso determinante quello su quale sarà la platea degli iscritti che potranno votare. La questione non è di poco conto. Se votano anche i pensionati sicuro che Camusso la spunta. Un po’ meno se nel voto verranno inclusi anche i lavoratori del pubblico impiego, che un accordo sulla rappresentanza, però, già ce l’hanno. Landini è molto chiaro su questo: dovranno votare i dipendenti di aziende che fanno parte di Confindustria. E ancora, visto che ci sono due posizioni sull’accordo del 10 gennaio, alle assemblee parteciperà anche il fronte del “No”?
La palla passa al direttivo
Qualsiasi decisione prenda il comitato direttivo del 26 febbraio, è chiaro che lo scontro in Cgil continuerà per un bel pezzo. Dopo gliscontri verbali e fisici di ieri a Milano contro delegati e dirigenti, la cui unica colpa è rappresentare il documento dei dissidenti, stanno venendo fuori attriti e ruvidezze non facilmente ricomponibili con qualche accordo di vertice. Insomma, le parole del professor Romagnoli che invita tutti a riflettere a proposito di un futuro in cui potrebbero “verificarsi azioni che vanno oltre l’appartenenza sindacale” non sembrano così estranee al clima generale.
"Libertà sindacale sequestrata"
Del resto, come è stato sottolineato in tutti gli interventi, le questioni oggi sul tappeto vengono da lontano. E non sarà qualche colpo di teatro a risolverle. E questo per il semplice motivo che, tanto per citare un tema, il veleno sull'accordo separato non ha lasciato immune la Cgil. Per adesso i rappresentanti sindacali stanno ad osservare. E anche Landini invita tutti a mantenere la calma e a fare la battaglia nel sindacato “per cambiare la Cgil”. Nina Leone, Rsa Fiat, chiude il sindacato sottolineando che occorre cambiare la Cgil “perché se ne vada questo gruppo dirigente che non è degno di rappresentarla”. Ai lavori dell’assemblea è intervenuto anche il professor Stefano Rodotà, che ha usato parole molto dure nei confronti dell’accordo del 10 gennaio fino al punto di dire che ormai "la libertà sindacale è sequestrata".
I delegati: "Ritiro della firma"
I delegati hanno aperto con questa assemblea un percorso che si affianca all’autoconvocata contro la legge Fornero. L’idea è quella di continuare attraverso una serie di altre assemblee che quindi incroceranno la fase congressuale della Cgil. Alla fine è stato approvato un documento finale di forte critica all'accordo sulla rappresenzna, perché "nel metodo e nel merito va nella direzione contraria a quella di cui abbiamo bisogno con norme calate dall’alto che limitano le libertà sindacali ed espongono alle sanzioni e limitano lo sciopero". I delegati chiedono i ritiro della firma e la consultazione dei lavoratori con un voto trasparente e certificato.
I delegati hanno aperto con questa assemblea un percorso che si affianca all’autoconvocata contro la legge Fornero. L’idea è quella di continuare attraverso una serie di altre assemblee che quindi incroceranno la fase congressuale della Cgil. Alla fine è stato approvato un documento finale di forte critica all'accordo sulla rappresenzna, perché "nel metodo e nel merito va nella direzione contraria a quella di cui abbiamo bisogno con norme calate dall’alto che limitano le libertà sindacali ed espongono alle sanzioni e limitano lo sciopero". I delegati chiedono i ritiro della firma e la consultazione dei lavoratori con un voto trasparente e certificato.
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