La composizione del nuovo governo non
ha suscitato grandi entusiasmi, neanche tra i renzini più
affezionati. È di tutta evidenza che si tratta di un'accozzaglia di
"mezze figure", alcune delle quali
della statura necessaria per far parte di un Governo; ed è
altrettanto evidente che lo scarso peso dei "nomi"
ministeriali fa da pendant alla centralità assoluta e preponderante
del premier, sulle cui esili spalle graverà tutto il peso
dell'azione dell'esecutivo.
La complessiva marginalità delle figure che guidano i dicasteri è inoltre confermata da un dettaglio: il governo è stato formato trascurando qualsiasi criterio di rappresentanza dei territori. In un consesso di diciotto poltrone siedono cinque emiliani e due liguri, ma nessun veneto, o piemontese, o campano, o pugliese. Se queste persone contassero davvero qualcosa non sarebbe così.
Vorrei richiamare l'attenzione su un aspetto, che forse non tutti hanno notato, ma che pure è rivelatore. Uno dei due ministri liguri è lo spezzino Orlando, che è appena passato dall'Ambiente alla Giustizia. Il punto è che Orlando ha, come unico titolo di studio, la maturità scientifica. Per il resto ha sempre e solo fatto politica; la sua professione risulta essere quella di "dirigente di partito". Ricordiamo, di passata, che il Ministro della Giustizia è l'unico membro del Governo, a parte il Presidente del Consiglio, a venire menzionato in Costituzione. Questo per dire della importanza cardinale di questo ruolo. Si tratta, palesemente, di un ruolo di enorme responsabilità, che presuppone un alto livello di competenza. Se non altro, per permettere al Guardasigilli di valutare la bontà delle varie soluzioni, dei vari progetti di riforma.
La complessiva marginalità delle figure che guidano i dicasteri è inoltre confermata da un dettaglio: il governo è stato formato trascurando qualsiasi criterio di rappresentanza dei territori. In un consesso di diciotto poltrone siedono cinque emiliani e due liguri, ma nessun veneto, o piemontese, o campano, o pugliese. Se queste persone contassero davvero qualcosa non sarebbe così.
Vorrei richiamare l'attenzione su un aspetto, che forse non tutti hanno notato, ma che pure è rivelatore. Uno dei due ministri liguri è lo spezzino Orlando, che è appena passato dall'Ambiente alla Giustizia. Il punto è che Orlando ha, come unico titolo di studio, la maturità scientifica. Per il resto ha sempre e solo fatto politica; la sua professione risulta essere quella di "dirigente di partito". Ricordiamo, di passata, che il Ministro della Giustizia è l'unico membro del Governo, a parte il Presidente del Consiglio, a venire menzionato in Costituzione. Questo per dire della importanza cardinale di questo ruolo. Si tratta, palesemente, di un ruolo di enorme responsabilità, che presuppone un alto livello di competenza. Se non altro, per permettere al Guardasigilli di valutare la bontà delle varie soluzioni, dei vari progetti di riforma.
Un discorso abbastanza simile,
peraltro, lo si potrebbe fare per Beatrice Lorenzin, confermata al
Ministero della Salute... con la maturità classica. E così come
Orlando non potrebbe fare il cancelliere di tribunale (se non per le
mansioni più semplici), Lorenzin non potrebbe fare l'infermiera.
Mi si risponderà: il capo di un
dicastero non deve essere uno scienziato o un intellettuale. Deve
essere in grado di dirigere una macchina burocratica; e nulla più
dell'esperienza di partito è formativo in questo senso. E poi
attorno ai ministri ci sono fior di capi di gabinetto, alti
funzionari, consiglieri di ogni sorta, ecc. Io stesso sono
personalmente a conoscenza delle persone che, dall'alto delle loro
cattedre universitarie, “scrivono i testi” di Orlando. Dunque le
competenze, negli uffici del Ministro, in un modo o nell'altro ci
sono.
Ma ora facciamo un esperimento mentale.
Immaginiamo che al Ministero dell'Economia fosse andato, non un
super-tecnico FMI-OCSE-ISTAT come Pier Carlo Padoan, ma un soggetto
con un diploma di ragioneria. Cosa sarebbe accaduto? È facile
immaginarlo: sgomento e terrore si sarebbero impadroniti delle
redazioni dei giornali e telegiornali, nazionali ed esteri. Alla
Giustizia può andare uno con il CV (e la faccia) di Orlando, ma
l'Economia non può certo essere gestita da chi non ha gestito almeno
una docenza in atenei internazionali.
Questo fatto è talmente ovvio da
risultare stupefacente. E costringe e tornare con la memoria al
passato, scoprendo che per trovare gli ultimi ministri “politici”
all'Economia e affini (Tesoro, Finanze, Bilancio), se si esclude
l'ibrida figura di Tremonti, bisogna risalire ai tempi di Rino
Formica e Giovanni Goria. Come mai?
Ritengo che le ragioni siano due,
entrambe piuttosto importanti, ma la seconda di più.
- l'Economia è al centro della nostra società; o meglio non l'economia, ma un suo aspetto, e cioè la crescita. La crescita è considerata dalle classi dominanti (e quindi dall'intera società) il valore più importante; anzi la premessa e il presupposto di tutti i valori. Per essere chiari, le garanzie e i diritti di cui godiamo in quanto cittadini sono variabili dipendenti della crescita del PIL: devono esserle sacrificati quando è necessario, e possono essere riconosciuti solo a condizione che l'economia e la produzione si espandano. Se così stanno le cose, allora le figure veramente decisive nel Governo sono solo quelle del premier e quello del Ministro dell'Economia. Gli altri personaggi che vi gravitano attorno sono, appunto, solo dei personaggi. Non è indispensabile che siano così competenti.
- A guidare ministeri come Salute e Giustizia possono andare dei politici “puri”. Ma a quello dell'Economia devono esserci dei tecnici. Questo è un punto essenziale. Se presso i media mainstream (ma non solo) è completamente assurdo pensare a un non economista in quel dicastero è perché quella economica viene considerata una scienza esatta. In un simile ambito la discrezionalità politica è ridotta al minimo, così come lo sarebbe in una operazione chirurgica: non saranno certo le scelte politico-ideologiche del medico a determinare l'esito dell'operazione. E così anche le scelte di politica economica sono frutto di valutazioni scientifiche obiettive; anzi a ben guardare non sono nemmeno delle vere e proprie scelte, dato che sono determinate dalla necessità della scienza. Dunque a sorvegliarne l'esecuzione non possono che essere degli scienziati, dei tecnici: Dini Ciampi Siniscalco Grilli Saccomanni Padoa Schioppa... Anzi, dato che l'economia determina tutto il resto (vedi punto 1), è sensato che siano degli economisti a ricoprire direttamente l'ufficio del Primo Ministro, come nel caso di Monti.Insomma, Pier Carlo Padoan è un soggetto iper-competente, padrone di una scienza esatta quanto la matematica: è il Ministro delle Equazioni. Risolvere le equazioni non è questione di opzioni politiche, ma di competenza tecnica. La soluzione dei problemi è unica, è quella esatta. È evidente, è necessario, che si privatizzi, che si licenzi, che si tagli lo stato sociale. Lo dice la scienza. Non ci sono alternative.(C.M.)
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