Ieri il processo dell'assemblea dei parlamentari che ne ha decretato l'espulsione, oggi il processo alle intenzioni di Beppe Grillo.
Nulla è risparmiato ai quattro senatori del Movimento 5 stelle che i
diarchi stellati hanno deciso di espellere dal proprio gruppo
parlamentare.
"Si terranno tutto lo stipendio, 20.000 euro al mese fanno comodo",
scrive senza alcuna pezza d'appoggio l'ex comico, dando fiato alle
trombe di una denigrazione che vuole distogliere l'attenzione dalla
certificazione del reato d'opinione nelle regole interne del Movimento. E
invita a confermare "il verdetto della assemblea, così noi siamo un
pochino meno ma molto, molto più coesi e forti". Parole che hanno
scatenato l'indignazione di molti. Ivan Catalano scrive che
"La superficialità con cui si usa la motivazione dei soldi, che è
argomento unico e principale, nei discorsi dei colleghi parlamentari,
denota il voler tenere sotto il tappeto le reali critiche che ci sono e
che vengono palesate". Walter Rizzetto sintetizza: "Beppe, 20mila euro?
Informati sulle buste paga almeno. Guarda i rendiconto dei 4 e di altri.
Metterla solo sui soldi è la vera cazzata".
"Siamo sereni", ripetono Lorenzo Battista, Fabrizio Bocchino,
Francesco Campanella e Luis Orellana. Ma si percepisce il clima da
caccia alle streghe: "Scusaci, ma oggi non parliamo con la stampa,
qualunque cosa diciamo, anche per il solo fatto di dirla, verrebbe usata
contro di noi".
Così si sono chiusi negli uffici del Senato e stanno preparando un
video. Un filmato da condividere sui social network, nel quale
parleranno direttamente a quella "rete" che ha in mano il loro destino,
per non essere tacciati d'intelligenza col nemico quella stampa
"asservita e padronale che vuole distruggere il Movimento". Ha iniziato
Orellana, uomo mite e pacato, postando un filmato mite e pacato di due
minuti in cui spiega chi è e qual è la sua storia nel Movimento.
Una tentativo di risposta flebile, serve altro. Così si sono chiusi in
una stanzetta, per studiare una contromossa a metà fra un attacco a
tutto campo e un testamento della loro esperienza da movimentisti.
Ma i toni del post di Beppe hanno provocato una slavina. "Io con
questa roba non ho nulla a che fare, voglio andarmene da questa follia",
sbotta un senatore, gli occhi lucidi. Lui e una sette, otto, forse una
decina di suoi colleghi hanno deciso: "Un minuto dopo la ratifica
dell'espulsione ci dimettiamo, questa schifezza è un Soviet, non il
Movimento che abbiamo conosciuto". Un numero preciso non è ancora
prevedibile, ma sono molti che dicono senza mezzi termini che "ormai è
certo, non si torna indietro".
Il deputato Ivan Catalano parla di "Grande Fratello", il collega Manlio Di Stefano non fa nulla per smentirlo, con un post su Facebook che richiama sensazioni e sapori di altre epoche - poco felici - dell'italica storia:
"Abbiamo bisogno di essere come la testuggine spartana, ognuno di noi
deve sentirsi protetto dal compagno al suo fianco. In questi undici mesi
ho sempre sentito, nei momenti fondamentali, una spada conficcarsi al
mio fianco. Questo non è più tollerabile. Fate la vostra scelta. In alto
i cuori!".
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