martedì 18 febbraio 2014

Una classe dirigente alla deriva, in Barca di Alessandro Avvisato, Contropiano.org

Una classe dirigente alla deriva, in Barca

Lo squarcio di verità , dall'interno della classe dirigente, è più illuminante di mille analisi condotte sui dati. Perchè restituisce in presa diretta la reale consistenza di questa classe. Impalpabile.
Lo "€œscherzo"€ de La Zanzara a Fabrizio Barca, ex ministro della Coesione Territoriale nel governo Monti, per qualche giorno candidato alla segreteria del Pd (in un tempo ormai lontanissimo: alcuni mesi fa), ha una potenza che un editoriale non avrebbe. Ve lo proponiamo qui anche noi, in modo da avere l'informazione completa.

Dobbiamo dire che Barca, ingenuità  a parte, lo scherzo era comunque ben congegnato, perfetto per le abitudini di contatto telefonico tra "€œpotentiâ€" in relazione costante, anche se "€œmilitantiâ€" in campi pubblicamente differenti e€“ ne esce persino bene. Come un dirigente dello Stato, una persona seria, effettivamente preoccupato per quello che chiama lo sfarinamento€ della classe politica. La quale dovrebbe assicurare gli interessi del paese all'interno del processo di costruzione dell'Unione Europea, contrattando autorevolmente nella definizione di trattati e impegni internazionali, contrastando pressioni dannose, limitando danni, elaborando politiche di largo respiro, ecc.
Nulla di tutto ciò traspare nel breve filmato con cui Barca restituisce quanto sta avvenendo nella formazione del governo Renzi. Avventurismo€, €œtotale mancanza di idee€, €œ siamo agli slogan€, €œconfusione e disperazione€,  sono fuori, sono fuori di testa€... Il tutto sullo sfondo di un imprenditore,€“ il padrone di Repubblica, De Benedetti, che si dà  da fare per comporre la formazione di ministri al posto o insieme all'apparente €œconducator di Firenze.
Se questa è la situazione, l'ipotesi che la meteora Matteo Renzi esploda prima dell'estate non è affatto peregrina. Ma dato che €œpromette€ di cominciare occupandosi del €œlavoro€, con il Jobs act, non c'è¨ davvero da tirare i remi in banrca e limitarsi a tifare per la sua rapida caduta. Lascerebbe comunque dietro di sè un nuovo €œdiritto acquisito€ per le imprese, e una situazione più favorevole per quei €œmercati€ che stanno in queste ore festeggiandolo, tra spread in caduta libera e borsa che sale, come se il messia del thatcherismo fosse destinato a rimanere eterno.
C'è insomma uno scarto gigantesco tra la potenza del processo continentale in atto (la stretta sui vincoli e sui trattati europei, tanto in materia economica che istituzionale) e l'inconsistenza del personale politico nazionale chiamato a gestire la trasformazione â€costituente il nuovo ordine. Uno scarto che assicura una cosa sola: quel processo andrà  avanti. Anche a costo di macinare €œleader carismatici€ al ritmo di uno l'anno, o anche meno. Del resto, l'obbedienza ai diktat si ottiene più facilmente dagli incompetenti...
Se è così, sarà  bene che si prenda definitivamente l'abitudine ad analizzare i processi, invece di farsi abbagliare dalle €œfacce. Decine di anni fa (o mesi?), €œa inistra€ si era soliti sbeffeggiare quei creduloni di statunitensi che ogni quattro anni andavano a votare un presidente scegliendolo in base all'eleganza nel vestire, allo sguardo maliardo o meno, alle promesse impossibili, ai richiami alla mitologia fondativa del West e altre amenità . Ora è la condizione €œnormale€ di questo paese, o almeno di quella parte che ancora va a votare (la metà , anche in Sardegna, come nelle amministrative della scorsa estate).
Va preso atto che un €œleader politico€, nell'Unione Europea governata dal capitale multinazionale, non è un €œgigante€, un interprete geniale del tempo, ma semplicemente una risultante€ del campo di forze che dominano un certo ambito. Altamente precario, se non riesce ad abbindolare a dovere l'elettorato (la cattura del consenso resta necessaria, finchè avranno bisogno di mantenere un'apparenza di democrazia parlamentare); stabile, se racconterà  panzane di successo (€œnarrazioni, vengono chiamate oggi).
In ogni caso, come si può leggere proprio dal progetto di Jobs act renziano, ma anche dal progetto di legge elettorale€ combinata all'abolizione del Senato, si va verso uno smantellamento deciso dei €œcorpi intermedi€. Ovvero del legame organizzato tra società  civile€ (contraddittoria, campo di battaglia tra classi diverse, ma ognuna organizzata in associazioni, sindacati, Confindustria, ecc) e Stato. La fine dei partiti ha anticipato, in campo politico, questa recisione di rapporti. Un po' come l'invenzione dei call center aveva permesso di recidere la relazione tra aziende e clienti.
L'obiettivo. del capitale multinazionale che plasma la “costituzione materiale e formale” dell'Unione Europea.€“ è mettere a punto una macchina di comando impermeabile agli umori e agli interessi delle masse popolari€. In altri paesi è stata trovata una classe politica adatta. Più facilmente in quelli forti, che possono scaricare altrove le contraddizioni economiche interne, ridefinendo filiere produttive e rapporti di forza.
Qui no. Un masnada di mezze figure, personaggi in cerca d'autore, attori disponibili per qualsiasi copione.
Se teniamo presente quei 400 miliardi di patrimoniale di cui parla Barca ad un certo punto come il minimo indispensabile che andrebbe fatto per aggiustare i conti pubblici” (inevitabilmente con: prelievo forzoso sui conti correnti, tassazione sugli immobili, ecc, oltre che violenta compressione salariale e saccheggio delle prestazioni pensionistiche) , il quadro si completa. Non conosciamo con esattezza i connotati della banda di rapinatori che ci attende dietro l'angolo, ma che si sarà  una rapina violenta ai nostri danni... è sicuro.
L'importante è saperlo. E prepararsi a non subirla passivamente.

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