E’ incredibile il ruolo dei grandi mezzi di comunicazione di massa nel costruire il senso comune, nel diffondere false informazioni e falsi miti, nel veicolare una visione della realtà artefatta, politicamente e ideologicamente orientata da chi detiene il potere di manovrare la diffusione delle informazioni. Lo sapeva bene Orson Welles, che narrò ai radioascoltatori statunitensi, ‘in diretta’, una invasione marziana che scatenò il panico tra la popolazione. Ed era soltanto il 1938.
Poi è arrivata la tv, col suo potere affabulatorio infinitamente superiore, da qualche anno supportata dal web, una rete che dà la sensazione di avere ogni informazione a portata di mano in tempo reale ma che ha enormemente amplificato la possibilità di orientare la coscienza di massa verso modelli stereotipati. Modelli spesso costruiti a tavolino, che sedimentano un senso comune costruito a forza di input, di scoop, di notizie ‘gridate’ in maniera tale che sembrino svergognare, smascherare la fabbrica del falso quando in realtà contribuiscono a cementarla, a rafforzarla, a renderla credibile. Di complottismo vivono tv, giornali e siti web, per motivi commerciali – la pubblicità, potremmo dire, è l’anima dei media – oltre che per motivi ideologici. L’estrema destra ci sguazza nel complottismo.
La verifica di quanto il meccanismo in questione funzioni e di quanto basse e insufficienti siano le difese immunitarie a livello sociale e culturale di massa l’abbiamo avuto l’altro ieri sera in Spagna.
Un giovane regista, Jordi Évole, e il suo team si sono letteralmente inventati un documentario scoop, per vedere - potremmo dire – “l’effetto che fa”. L’effetto c’è stato, ed è al tempo stesso inquietante e disarmante, visto che mostra l’incapacità di un largo pezzo di società di discernere il vero dal falso.
Il falso scoop, intitolato ‘Operazione Palazzo’, spiegava che il tentativo di colpo di stato fascista e militare del 23 febbraio del 1981 in Spagna – che enormi effetti ebbe nell’orientare verso destra le ‘nuove’ istituzioni spagnole appena nate dall’autoriforma del regime franchista – in realtà fu tutta una messa in scena, una montatura.
Un falso – un fake, come si direbbe ora. Dopo pochi minuti dalla messa in onda da parte della rete televisiva La Sexta di ‘Operazione Palazzo’ i social network hanno cominciato ad essere letteralmente inondati da commenti attoniti, scioccati, basiti. Mentre quasi 5 milioni e 300 mila persone assistevano al documentario – il 24% di share, il record storico per la spregiudicata tv commerciale – non in molti hanno colto il carattere provocatorio dell’opera di Evole. Basta guardare i post che hanno intasato facebook e twitter per capire che in massa, gli spettatori, hanno abboccato, convinti che l’assurda e bizzarra tesi difesa da ‘Operazione Palazzo’ stesse finalmente gettando uno squarcio di verità su un evento – il tentato golpe – che per gli spagnoli rimane un’antipatica pagina della propria storia recente. La cosa grave è che non sono stati solo gli ingenui spettatori de La Sexta ad abboccare, ma anche alcuni siti web, giornali locali, commentatori che hanno migliaia di followers sui social network.
Basta vedere cosa ha scritto il giorno seguente la normalmente seria agenzia di stampa italiana TMNews per capire quanto ‘la fabbrica del falso’ (per dirla alla Vladimiro Giacché) operi in una condizione di assoluto monopolio. Riportiamo il lancio dell’agenzia di stampa per intero (errori e refusi compresi):
“Spagna, documentario rilancia i dubbi sul golpe del 1981
Madrid, 24 feb. (TMNews) - Polemiche furenti in Spagna dopo la trasmissione du una catena televisiva privata di un documentario - "Operazione palazzo" - secondo cui il tentato colpo di stato del 1981 sarebbe stato una montatura recitata in presa diretta davanti a un regista complice per rafforzare l'immagine del Re Juan Carlos. Il documentario 'complottista', firmato dal giornalista televisivo Jordi Evole, è stata trasmesso dalla catena televisa La Sexta raggiungendo altissimi ascolti.
Il documentario, che ricostruisce l'apparizione di Juan Carlos in televisione nella notte tra il 23 e il 24 febbraio 1981 dopo l'incurione armata in parlamento del capitano Tejero appggiato da 200 uomini della Guardia Civil , sostiene che si sarebbe trattato appunto di una montatura organizzata con la complicità dei dirigenti politici del paese - di governo e di opposizione - e messa in scena sotto le telecamere del regista José Luis Garci. L'obbiettivo del 'finto' golpe sarebbe stato quello di "proteggere la democrazia dalle minacce dei militari e rafforzare l'immagine del re".
Immediate le polemiche nel paese dopo la trasmissione del filmato. E lo stesso filmato si chiude su una nota polemica. Una voce off legge queste ultime parole: "avrebbe voluto raccontarvi tutta la vera storia del 23 febbraio ma non è stato possibile. Il tribunale supremo non autorizza a consultare gli archivi del processo....".
Non c’è che dire, l’esperimento di Jordi Évole ha ottenuto un risultato straordinario. Dimostrando che la tv può affermare qualsiasi cosa e viene creduta. Succede di continuo, solo che non c’è ne accorgiamo, il più delle volte. Certo, il regista è stato molto bravo, professionale, furbo. Ha corredato la sua assurda ricostruzione – il golpe non ci fu, fu inventato e raccontato grazie a false scene girate dal cineasta José Luis Garci – con interviste di diversi esponenti politici e giornalisti dell’epoca, che si sono prestati a reggere il gioco a Évole. Ma il giovane regista ha potuto contare su un abbassamento generale della capacità critica del pubblico, su una esigenza di ‘verità’ alla quale, a livello sociale, non corrispondono né capacità critica né la voglia di acquisirla.
Naturalmente la provocazione di Jordi Évole ha scatenato un vespaio di polemiche, e per lo più l’autore del mockumentary (dalla fusione delle parole mock, "fare il verso" e documentary) è stato accusato di voler approfittare della ‘credulità popolare’ per farsi pubblicità.
Dopo qualche ora, è stato lo stesso regista a spiegare in un video i motivi che hanno portato lui e la sua equipe a realizzare 'Operación Palace'.
"So che in questo momento ci saranno spettatori contenti di quello che hanno visto perché si sono divertiti e altri che invece si sentiranno ingannati e mi vogliono uccidere. Ai primi voglio dire grazie per aver giocato, scherzato con noi, e ai secondi che la prossima volta cercheremo di fare ancora meglio. Questa volta almeno ve lo abbiamo detto che ciò che avevamo appena raccontato era una menzogna mentre ci sono state sicuramente altre volte in cui vi hanno raccontato delle bugie senza farvelo sapere”.
Non sapremmo dire meglio
Poi è arrivata la tv, col suo potere affabulatorio infinitamente superiore, da qualche anno supportata dal web, una rete che dà la sensazione di avere ogni informazione a portata di mano in tempo reale ma che ha enormemente amplificato la possibilità di orientare la coscienza di massa verso modelli stereotipati. Modelli spesso costruiti a tavolino, che sedimentano un senso comune costruito a forza di input, di scoop, di notizie ‘gridate’ in maniera tale che sembrino svergognare, smascherare la fabbrica del falso quando in realtà contribuiscono a cementarla, a rafforzarla, a renderla credibile. Di complottismo vivono tv, giornali e siti web, per motivi commerciali – la pubblicità, potremmo dire, è l’anima dei media – oltre che per motivi ideologici. L’estrema destra ci sguazza nel complottismo.
La verifica di quanto il meccanismo in questione funzioni e di quanto basse e insufficienti siano le difese immunitarie a livello sociale e culturale di massa l’abbiamo avuto l’altro ieri sera in Spagna.
Un giovane regista, Jordi Évole, e il suo team si sono letteralmente inventati un documentario scoop, per vedere - potremmo dire – “l’effetto che fa”. L’effetto c’è stato, ed è al tempo stesso inquietante e disarmante, visto che mostra l’incapacità di un largo pezzo di società di discernere il vero dal falso.
Il falso scoop, intitolato ‘Operazione Palazzo’, spiegava che il tentativo di colpo di stato fascista e militare del 23 febbraio del 1981 in Spagna – che enormi effetti ebbe nell’orientare verso destra le ‘nuove’ istituzioni spagnole appena nate dall’autoriforma del regime franchista – in realtà fu tutta una messa in scena, una montatura.
Un falso – un fake, come si direbbe ora. Dopo pochi minuti dalla messa in onda da parte della rete televisiva La Sexta di ‘Operazione Palazzo’ i social network hanno cominciato ad essere letteralmente inondati da commenti attoniti, scioccati, basiti. Mentre quasi 5 milioni e 300 mila persone assistevano al documentario – il 24% di share, il record storico per la spregiudicata tv commerciale – non in molti hanno colto il carattere provocatorio dell’opera di Evole. Basta guardare i post che hanno intasato facebook e twitter per capire che in massa, gli spettatori, hanno abboccato, convinti che l’assurda e bizzarra tesi difesa da ‘Operazione Palazzo’ stesse finalmente gettando uno squarcio di verità su un evento – il tentato golpe – che per gli spagnoli rimane un’antipatica pagina della propria storia recente. La cosa grave è che non sono stati solo gli ingenui spettatori de La Sexta ad abboccare, ma anche alcuni siti web, giornali locali, commentatori che hanno migliaia di followers sui social network.
Basta vedere cosa ha scritto il giorno seguente la normalmente seria agenzia di stampa italiana TMNews per capire quanto ‘la fabbrica del falso’ (per dirla alla Vladimiro Giacché) operi in una condizione di assoluto monopolio. Riportiamo il lancio dell’agenzia di stampa per intero (errori e refusi compresi):
“Spagna, documentario rilancia i dubbi sul golpe del 1981
Madrid, 24 feb. (TMNews) - Polemiche furenti in Spagna dopo la trasmissione du una catena televisiva privata di un documentario - "Operazione palazzo" - secondo cui il tentato colpo di stato del 1981 sarebbe stato una montatura recitata in presa diretta davanti a un regista complice per rafforzare l'immagine del Re Juan Carlos. Il documentario 'complottista', firmato dal giornalista televisivo Jordi Evole, è stata trasmesso dalla catena televisa La Sexta raggiungendo altissimi ascolti.
Il documentario, che ricostruisce l'apparizione di Juan Carlos in televisione nella notte tra il 23 e il 24 febbraio 1981 dopo l'incurione armata in parlamento del capitano Tejero appggiato da 200 uomini della Guardia Civil , sostiene che si sarebbe trattato appunto di una montatura organizzata con la complicità dei dirigenti politici del paese - di governo e di opposizione - e messa in scena sotto le telecamere del regista José Luis Garci. L'obbiettivo del 'finto' golpe sarebbe stato quello di "proteggere la democrazia dalle minacce dei militari e rafforzare l'immagine del re".
Immediate le polemiche nel paese dopo la trasmissione del filmato. E lo stesso filmato si chiude su una nota polemica. Una voce off legge queste ultime parole: "avrebbe voluto raccontarvi tutta la vera storia del 23 febbraio ma non è stato possibile. Il tribunale supremo non autorizza a consultare gli archivi del processo....".
Non c’è che dire, l’esperimento di Jordi Évole ha ottenuto un risultato straordinario. Dimostrando che la tv può affermare qualsiasi cosa e viene creduta. Succede di continuo, solo che non c’è ne accorgiamo, il più delle volte. Certo, il regista è stato molto bravo, professionale, furbo. Ha corredato la sua assurda ricostruzione – il golpe non ci fu, fu inventato e raccontato grazie a false scene girate dal cineasta José Luis Garci – con interviste di diversi esponenti politici e giornalisti dell’epoca, che si sono prestati a reggere il gioco a Évole. Ma il giovane regista ha potuto contare su un abbassamento generale della capacità critica del pubblico, su una esigenza di ‘verità’ alla quale, a livello sociale, non corrispondono né capacità critica né la voglia di acquisirla.
Naturalmente la provocazione di Jordi Évole ha scatenato un vespaio di polemiche, e per lo più l’autore del mockumentary (dalla fusione delle parole mock, "fare il verso" e documentary) è stato accusato di voler approfittare della ‘credulità popolare’ per farsi pubblicità.
Dopo qualche ora, è stato lo stesso regista a spiegare in un video i motivi che hanno portato lui e la sua equipe a realizzare 'Operación Palace'.
"So che in questo momento ci saranno spettatori contenti di quello che hanno visto perché si sono divertiti e altri che invece si sentiranno ingannati e mi vogliono uccidere. Ai primi voglio dire grazie per aver giocato, scherzato con noi, e ai secondi che la prossima volta cercheremo di fare ancora meglio. Questa volta almeno ve lo abbiamo detto che ciò che avevamo appena raccontato era una menzogna mentre ci sono state sicuramente altre volte in cui vi hanno raccontato delle bugie senza farvelo sapere”.
Non sapremmo dire meglio
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