Lei ogni quanto si cambia le riforme? Una ogni mese? Oplà meglio che mi stia lontano. Abbastanza surreale, ma purtroppo vero: l’azione di governo per Renzi dev’essere qualcosa di simile al cambio della biancheria intima per il quale non c’è alcun bisogno di spiegare sostanza, modi, ragioni, prospettive, ma solo il ritmo con cui si procede. Non ha più senso il cosa si fa, se si costruisce o si demolisce, ma come in certi cantieri della Salerno Reggio Calabria basta dare l’idea di essere impegnati in qualcosa: per questo il guappo di Firenze può dire che vuole una riforma al mese senza nemmeno essersi degnato di spiegare quali e anzi di non avere alcun programma tanto da aver suscitato una certa sorpresa anche in Napolitano.
Ma in fondo chissenefrega, Renzi è il premier di Moody’s, della Merkel, dell’ingegner De Benedetti e clan giornalistico annesso, come lo scherzo a Fabrizio Barca, architettato da La Zanzara, mette in mostra ancor meglio della linea di Repubblica. Il suo programma è già scritto, ma non è riferibile: ubbidienza all’austerità gestita da Berlino, regali ai potentati italiani, salvataggio delle banche con i soldi pubblici, nomine che rinsaldino il suo clan, svendite di beni pubblici per far cassa. Il resto, vale a dire quel poco di politica autonoma che si potrebbe fare in merito ai diritti civili, sarà resa impossibile dalla necessità di alleanza con gli alfaniani che nemmeno ne vogliono sentir parlare e che sono avversate peraltro dagli stessi margheritini di cui Renzi è un tipico esponente. Ben che vada farà solo la mossa per poter dire che vuole più voti per “riformare” in un futuro imperscrutabile.
Ma quello che conta in questo Paese è solo ciò che si può fare apparire: se il sindaco di Firenze può lasciare l’auto blu dietro l’angolo e inforcare la bicicletta per gli ultimi centro metri coperti dalle telecamere, se può permettersi di far diventare questa squallida sceneggiata una sequenza da repertorio continuamente mandata in onda, può benissimo dire che farà una riforma al mese senza che nessuno si sogni di chiedergli: ma quali? Diciamolo sarebbe brutto, maleducato, insolente mettere Renzi di fronte alle sue irresponsabilità.
Che sono poi quelle di un Paese e di una collettività disgregata la quale non osa nemmeno più chiedere, pretendere, partecipare, ma è impegnata a trovare continui alibi per arrendersi alla realtà surreale e allontanare quella pratica viziosa delle elezioni, specie se non sono accompagnate da qualche legge porcellum: l’argomento principe non è cosa fare, ma quale altra soluzione c’è? La stessa formula magica usata prima con Monti, poi con Letta e che adesso comincia a circolare anche per Renzi, mostrandosi come il correlato del vuoto pneumatico della politica in questo affastellarsi di Badogli alla corte di Re Giorgio.
Anche per questo mi stupisco: vista la sostanza che tutto questo evoca vorrei almeno una riforma nuova al giorno.
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