venerdì 20 marzo 2015

Produttività, Italia ferma agli anni Novanta di Roberto Romano, Il Manifesto


Dob­biamo aumen­tare la pro­dut­ti­vità del lavoro? Sicu­ra­mente, come quella del capi­tale. Tra il 1992 e il 2012 la pro­dut­ti­vità del capi­tale è stata nega­tiva dello 0,7, men­tre quella del lavoro è posi­tiva dello 0,8 (Ocse-Istat). Pochi altri paesi hanno regi­strato valori così nega­tivi. Cosa si nasconde die­tro la bassa pro­dut­ti­vità del capi­tale rispetto al lavoro?
Tanto più l’innovazione impatta su lavoro o capi­tale, tanto più la pro­dut­ti­vità cam­bia segno. I libe­ri­sti misu­rano la pro­dut­ti­vità come un resi­duo (dif­fe­renza) tra l’aumento del pro­dotto e l’aumento dei fat­tori pro­dut­tivi facil­mente osser­va­bili. Da un lato abbiamo la pro­dut­ti­vità del lavoro cal­co­lata come dif­fe­renza tra cre­scita del Pil reale e le ore lavo­rate, dall’altra la pro­dut­ti­vità del capi­tale cal­co­lata come dif­fe­renza tra cre­scita del Pil reale e capi­tale impie­gato. Nono­stante l’evidente limite sta­ti­stico del modello, la cre­scita del Pil dipende da troppi fat­tori che la fun­zione di pro­du­zione non con­si­dera, la bassa pro­dut­ti­vità del capi­tale ita­liano non è un feno­meno nuovo. Le imprese ita­liane inve­stono in rap­porto al Pil più della media euro­pea e, nono­stante que­sto rap­porto, la cre­scita è molto con­te­nuta. Se occorre una mag­giore quota di capi­tale per otte­nere la stessa pro­du­zione di altri paesi, per defi­ni­zione il capi­tale è meno pro­dut­tivo. La pub­bli­ci­stica sostiene la neces­sità di aumen­tare la pro­dut­ti­vità del lavoro, ma le ore lavo­rate per addetto dell’Italia sono oltre la media euro­pea. La debo­lezza del capi­tale indu­striale è attri­bui­bile all’intensità tec­no­lo­gica degli stessi.
Men­tre il rap­porto ricerca e sviluppo/investimenti è cre­sciuto in tutti i paesi avan­zati, l’Italia è rima­sta ferma agli anni novanta. L’Italia ha una inten­sità tec­no­lo­gica per inve­sti­mento pri­vato tra il 12–15%, la Ger­ma­nia è pros­sima al 60%, per non par­lare della Fin­lan­dia che tra­guarda il 75%. Que­sta distanza cam­bia la pro­dut­ti­vità del lavoro e del capi­tale, con una dif­fe­renza: la pro­dut­ti­vità del lavoro è diret­ta­mente pro­por­zio­nale al come e al che cosa si pro­duce, la pro­dut­ti­vità del capi­tale è diret­ta­mente pro­por­zio­nale alla cono­scenza incor­po­rata e riflette la spe­cia­liz­za­zione pro­dut­tiva. In altri ter­mini, la pro­dut­ti­vità dell’Italia è bassa per­ché pro­du­ciamo beni e ser­vizi che neces­si­tano di lavoro e capi­tale dequalificato.

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