Ogni volta che in
Italia escono le statistiche relative ai redditi dichiarati dagli italiani
si capisce perchè siamo un Paese in crisi, perchè all'indubbia contrazione del
reddito disponibile si associano diverse professioni che non garantiscono un
reddito dignitoso a chi le svolge né alle loro famiglie. Abbiamo già visto come
secondo le dichiarazioni Irpef due terzi dei contribuenti dichiarino un reddito inferiore
ai 20 mila euro e oltre 10 milioni paghino zero irpef (anno
2008-2009), oggi vogliamo approfondire il tema degli studi di settore , secondo i dati diffusi dal Dipartimento
delle Finanze, relativi all'anno d'imposta 2009.
In generale i
contribuenti soggetti agli studi di settore sono circa 3,5 milioni, in calo
nel 2009 di 7 decimi di punto percentuale anche per la scelta di molti di
passare al “vecchio” regime dei minimi che non è soggetto agli studi
di settore.
LA SITUAZIONE GENERALE
Nel 2009 si registra,
causa crisi una diminuzione del totale dei compensi/ricavi del 5,2%
(790,5 miliardi di euri le statisto è il totale dichiarato dai soggetti), con
un calo sensibile nel settore manifatturiero (-10,2%), seguito da quello dei
servizi (-4,6%), dal commercio (-3,5%) ed infine dai professionisti (-0,8%).
Per chi volesse a questo indirizzo sono disponibili le statistiche degli studi di settori relative agli anni
di imposta precedenti.
Tra i contribuenti che
applicano gli Studi di settore, le persone fisiche rappresentano
il 63,6% del totale e producono il 27,3% del totale dei ricavi/compensi,
contribuendo per il 59,3% del reddito d’impresa e di lavoro autonomo.
Le società di presone rappresentano il 20%
dei contribuenti, rappresentano il 23,3% del totale dei ricavi/compensi e
producono il 25,3% del reddito di impresa e di lavoro autonomo. Mentre le società di capitali e gli enti
rappresentano il 16,4% dei contribuenti, ma contribuiscono al 43,9% del totale
dei ricavi/compensi e per il 15,3% al reddito d’impresa e di
lavoro autonomo
I REDDITI DELLE VARIE PROFESSIONI TRA RICCHI E POVERI
I redditi medi
dichiarati dai contribuenti sottoposti agli studi di settore sono pari a 26500
euro, 38700 per i soggetti congrui (rispetto ai parametri di Gerico) e
13900 per quelli non congrui.
Scendendo nel dettaglio troviamo delle situazioni che potremmo definire anomale, con il reddito annuo dei gestori di stabilimenti balneari, che volevano il diritto di superficie per 90 anni sulle spiagge per fare investimenti che dichiarano un reddito di 13600 euro l'anno.
Scendendo nel dettaglio troviamo delle situazioni che potremmo definire anomale, con il reddito annuo dei gestori di stabilimenti balneari, che volevano il diritto di superficie per 90 anni sulle spiagge per fare investimenti che dichiarano un reddito di 13600 euro l'anno.
I tassisti, nell'occhio
del ciclone per le liberalizzazioni delle licenze, che dichiarano in
media 14200 euro, una cifra che se fatta conoscere al grande pubblico
probabilmente metterebbe fine alle polemiche perchè farebbe passare a molti la
di intraprendere questa professione.
Vi
sono poi i gestori di bar che
arrivano a 15800 euro di reddito
annuo, gli agenti immobiliari
che a dispetto delle apparenze arrivano solo a 17900 euro di reddito medio, meno degli edicolanti che dichiarano un reddito di 18 mila euro annui.
Ma
queste sono ancora categorie fortunate perchè i fotografi e gli agenti di viaggio dichiarano
redditi inferiori ai 1000 euro mese
e pari rispettivamente a 11900 euro (quanto
i venditori di giocattoli e gli albergatori) e a 11400 euro
l'anno. Non va molto meglio agli orafi
e ai gestori di autosaloni che superano i mille euro al messi
raggiungendo un reddito annuo medio dichiarato di 12300 euro i primi e di 12 mila euro i secondi. Tra i più poveri in
Italia vi sono i gestori di istituti
di bellezza il cui reddito medio è di soli 5300 euro (quanto un lavoratore di call center part time) e. i gestori di lavanderia che
dichiarano 8800 euro
Decisamente
meglio la vita dei proprietari di farmacie con un reddito di 109700 euro l'anno e dei notai che dichiarano un reddito medio di 310.800 e per i quali si capiscono le
rimostranze all'apertura della concorrenza.
Tra
i professionisti, i commercialisti
dichiarano un reddito medio di 30.100
euro, cifra simile per gli architetti
(entrambi guadagnano meno di un amministratore di condominio che ne dichiara
32.800). Gli ingegneri dichiarano un reddito medio di 44.600
euro, gli avvocati arrivano a
58.200 euro e i medici a 68.300 euro. Non va molto bene invece agli psicologi che sfiorano i 21 mila
euro l'anno e ai veterinari che
invece non arrivano a 20 mila euro.
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