Senza
pudore. L’Omsa si sente minacciata dalla campagna di boicottaggio
partita in rete e che ha già visto almeno 60 mila adesioni. Soprattutto
donne, ma anche uomini che dopo aver appreso della decisione di spostare
in Serbia – dove il costo del lavoro è più basso - l’intera produzione
del celebre marchio, con il conseguente licenziamento di centinaia di
lavoratrici allo stabilimento di Faenza, hanno dichiarato semplicemente,
spesso con ironia e sarcasmo, “Mai più Omsa”. Dopo giorni di
silenzio l’azienda è uscita allo scoperto fornendo una propria
“ricostruzione dei fatti” e dichiarando che il boicottaggio andrà anche a
discapito di tutti coloro che ancora lavorano in Italia. Puro e
semplice ricatto si direbbe. Ovviamente non manca la frase di rito:«La
sorte delle lavoratrici e dei lavoratori OMSA -recita la nota- oltre che
quella di tutti gli altri dipendenti è tra le priorità del gruppo, che è
all’opera con tutti i soggetti preposti per trovare la soluzione più
soddisfacente, insieme». Ma cosa hanno da perdere o da difendere le 239
lavoratrici a cui per capodanno è stato comunicato con un fax che da
marzo, dopo la fine della cassa integrazione, saranno licenziate? I
manager Omsa/Golden Lady vogliono far credere che la decisione di aprire
nel 2001 stabilimenti in Serbia, era mirata unicamente al progetto di
far crescere le esportazioni verso il fiorente mercato dell’Est e dei
Balcani. Poi nell’ottobre 2008, secondo l’azienda, inizia la crisi, la
diminuzione delle esportazioni, il calo del fatturato, e la necessità di
un riassetto organizzativo. Quindi si interviene sui costi di
produzione “troppo onerosi”,chiudendo stabilimenti in Francia, Germania e
Spagna e poi in Italia,dove però si realizza un “conveniente” polo
distributivo che garantisce al consumatore un miglior rapporto qualità /
prezzo del prodotto. Il gruppo precisa poi che :«La decisione è stata
presa in ottemperanza alle leggi italiane ed al principio di libera
impresa, nel pieno rispetto del diritto del lavoro, mediante una
trattativa che ha visto coinvolti i principali sindacati, enti locali,
Regione Emilia Romagna e … oltre alla direzione dell’azienda, tesa a
trovare un’alternativa occupazionale ed incentivi al personale in
esubero». Traduzione: le leggi in vigore mi permettono di aprire e
chiudere dove e quando mi pare, non debbo rendere conto a nessuno, però
mi preoccupo, da bravo padrone, per voi. Il testo intero del comunicato,
piuttosto lungo, denota preoccupazioni per il danno economico e
all’immagine che Omsa e Golden Lady rischiano di pagare. Boicottare
produce effetti, insistiamo allora, chissà che le calze con cui i
manager si coprono la faccia mentre condannano alla disoccupazione 239
donne, non finiscano col mostrare le prime smagliature.
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