Cominciamo con i buoni propositi: scartare a priori, alle prossime
elezioni, un voto ad una coalizione di centrosinistra che abbia tra i
suoi alleati i Radicali. I quali saranno
pure laici, ma per il resto hanno ampiamente dimostrato la propria
“inaffidabilità” (giusto per essere soft), condita da una fortissima
dose di “intelligenza con il nemico” (giusto per essere soft).
Naturalmente ben ricompensata: il novembre scorso il governo Berlusconi
aveva salvato con 2 milioni radio Radicale; poi si sono aggiunti altri 7
milioni con Monti; un totale di 9 milioni in tempi di vacche magre
(tutte le altre testate politiche si devono contendere 53 milioni) non
si regalano a chiunque. Bisogna saperci fare, eccome.
Tornando a ieri. I peana dei vari Turco, Cappato e company
(ricordiamolo: eletti nelle liste del Pd, grazie a Veltroni) sulla
persecuzione dei magistrati ai danni di Cosentino è semplicemente
vergognosa. Un insulto all’intelligenza. Perseguitato? E perché? Per
cosa? Ce lo dicano i Radicali. Il teorema quale sarebbe? E – come diceva
Travaglio ieri a Servizio Pubblico – gli altri 56 arrestati della
stessa indagine sono perseguitati anche loro dai magistrati oppure no?
Vorremmo capire. Davvero.
Intanto, vale la pena ricordare che i sei deputati radicali pochi
mesi fa si astennero al voto di sfiducia nei confronti dell’ex ministro
dell’Agricoltura Saverio Romano, accusato di rapporti con la mafia
(perseguitato); tempo prima votarono no all’uso delle intercettazioni
per Denis Verdini, implicato nell’inchiesta sul G8 (un altro
perseguitato); il 16 marzo scorso la mozione del Pd per accorpare il
voto di amministrative e referendum non passò per un voto. Quale? Quello
del radicale Beltrandi, che votò “no” all’accorpamento insieme al
governo Berlusconi; nel febbraio 2010 scoppiò il caso par-condicio. Il
Pdl votò la proposta del relatore in Commissione Vigilanza della Rai,
sempre Beltrandi, che sostanzialmente chiudeva i talk-show politici a
ridosso delle amministrative.
Insomma, un curriculum di tutto rispetto.
Insomma, un curriculum di tutto rispetto.
I radicali, così bravi a lanciare anatemi verso la “partitocrazia”,
dovrebbero avere il buongusto di starsene zitti. Sono come tutti gli
altri. Ipocriti e maneggioni. Democristiani veri.
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