domenica 15 gennaio 2012

Radicali senza vergogna- di Matteo Pucciarelli, Micromega

Cominciamo con i buoni propositi: scartare a priori, alle prossime elezioni, un voto ad una coalizione di centrosinistra che abbia tra i suoi alleati i Radicali. I quali saranno pure laici, ma per il resto hanno ampiamente dimostrato la propria “inaffidabilità” (giusto per essere soft), condita da una fortissima dose di “intelligenza con il nemico” (giusto per essere soft). Naturalmente ben ricompensata: il novembre scorso il governo Berlusconi aveva salvato con 2 milioni radio Radicale; poi si sono aggiunti altri 7 milioni con Monti; un totale di 9 milioni in tempi di vacche magre (tutte le altre testate politiche si devono contendere 53 milioni) non si regalano a chiunque. Bisogna saperci fare, eccome.
Tornando a ieri. I peana dei vari Turco, Cappato e company (ricordiamolo: eletti nelle liste del Pd, grazie a Veltroni) sulla persecuzione dei magistrati ai danni di Cosentino è semplicemente vergognosa. Un insulto all’intelligenza. Perseguitato? E perché? Per cosa? Ce lo dicano i Radicali. Il teorema quale sarebbe? E – come diceva Travaglio ieri a Servizio Pubblico – gli altri 56 arrestati della stessa indagine sono perseguitati anche loro dai magistrati oppure no? Vorremmo capire. Davvero.
Intanto, vale la pena ricordare che i sei deputati radicali pochi mesi fa si astennero al voto di sfiducia nei confronti dell’ex ministro dell’Agricoltura Saverio Romano, accusato di rapporti con la mafia (perseguitato); tempo prima votarono no all’uso delle intercettazioni per Denis Verdini, implicato nell’inchiesta sul G8 (un altro perseguitato); il 16 marzo scorso la mozione del Pd per accorpare il voto di amministrative e referendum non passò per un voto. Quale? Quello del radicale Beltrandi, che votò “no” all’accorpamento insieme al governo Berlusconi; nel febbraio 2010 scoppiò il caso par-condicio. Il Pdl votò la proposta del relatore in Commissione Vigilanza della Rai, sempre Beltrandi, che sostanzialmente chiudeva i talk-show politici a ridosso delle amministrative.
Insomma, un curriculum di tutto rispetto.
I radicali, così bravi a lanciare anatemi verso la “partitocrazia”, dovrebbero avere il buongusto di starsene zitti. Sono come tutti gli altri. Ipocriti e maneggioni. Democristiani veri.

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