Sono sicuro che venerdì qualche redattore del quotidiano scalfariano ha
avuto problemi di traffico. E quindi sia stato costretto a chiedersi:
«ohibò, che succede?». Il suo giornale non glielo aveva detto.
Purtroppo, anche dopo, i giornalisti di Repubblica hanno continuato a
ignorare la realtà. Solo un accenno a pagina 9 della cronaca romana, in 9
righe 9: «Sciopero di bus, metro e treni, si fermano tre autisti su
dieci». Lo sciopero generale nazionale non c'era mai stato; comunque
andava «ridimensionato» Persino l'Atac (l'azienda comunale di trasporto
pubblico, attivissima nella guerra delle cifre), aveva ammesso: sono più
del 40%.
Se c'è una cosa che distingue una repubblica da una dittatura è
la verità dell'informazione. A Repubblica, invece, ciò che non piace -
in questo caso un semplice sciopero del sindacalismo di base - non
esiste. E anche se «si deve» dirne qualcosa, che sia minimizzato.
L'Unità, stesso partito di riferimento, ha sfornato un'ottima analisi
online del significato politico di questo sciopero. Ma neppure una riga
sulla versione in edicola.
C'è aria di regime, ma in veste «democratica»
per autocertificazione. Ci si può consolare solo con l'immenso Altan,
che ieri profetizzava «Semplifichiamo. Protesta uno solo, via internet».
Non ridete troppo: è un programma di governo. Domanda: può uno «di
sinistra» affidarsi a un giornale come quello?
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