Nodebito. Una campagna, due referendum
È iniziata ieri, con banchetti in dodici città italiane, la campagna
lanciata dal Comitato No Debito "Noi vogliamo decidere". Da Napoli a
Torino, da Genova a Trieste, passando per Firenze, Padova e Pisa,
l'obiettivo del comitato, che riunisce diversi soggetti del mondo della
sinistra extraparlamentare come partiti (Prc, Sc, Pcl, RdC),
associazioni e studenti (Atenei in Rivolta) a cui si aggiungono i
sindacati di base, che il 27 gennaio scenderanno in piazza per una
giornata di sciopero generale, e la Fiom-Cgil, che invece manifesterà il
prossimo 11 febbraio, è quello di raccogliere le firme per la
convocazione di due referendum che permettano agli italiani di potersi
esprimere sulle direttive economiche imposte dall'Unione europea e dalla
Bce. Da un lato un referendum di "indirizzo", come quello
sull'integrazione europea del 1989, sul nuovo trattato economico europeo
che «impone a tutti i paesi dell'Ue la disciplina di bilancio e rende
permanenti le politiche di austerità».
Dall'altro un referendum che riguarda le modifiche all'articolo 81
della Costituzione verso l'inserimento dell'obbligo del pareggio di
bilancio «che legittima addirittura a livello costituzionale le
politiche liberiste ponendole alla base della nostra democrazia». E la
questione democratica, a cui si affianca quella sindacale, è uno dei
punti della campagna lanciata ieri dal Comitato No Debito. Così non è un
caso che il presidio romano si sia tenuto proprio sotto al Palazzo
delle Esposizioni, a fianco di Palazzo Koch, sede della Banca d'Italia, e
a poche centinaia di metri dal Quirinale, dove il Presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano, «detta l'agenda politica e si è reso
garante del governo Monti, espressione delle banche e dei poteri forti».
Partendo dal cuore di Roma, nelle prossime settimane il comitato No
Debito si sposterà nelle periferie, dove l'aumento delle tasse e la
restrizione dei diritti sul lavoro «hanno conseguenze più pesanti». E se
Roma è la sede dei palazzi della politica «la nostra Wall Street» è
Piazza Affari a Milano. Per questo il Comitato No Debito ha lanciato una
manifestazione per il 10 marzo nel capoluogo lombardo che parta
dall'Università Bocconi, di cui è presidente il premier Mario Monti, e
arrivi fino a Piazza Affari
Petizione "Chi decide"
Noi vogliamo decidere
- sul Trattato sulla stabilità e la governance dell’Unione economica e monetaria
- sull’articolo 81 della Costituzione
I governi dell’Unione Europea stanno varando un nuovo Trattato sulla stabilità e la governance per rendere permanenti i piani di austerità che mirano a tagliare salari, stipendi e pensioni, a manomettere il diritto del lavoro, a privatizzare i beni comuni, e che prevedono addirittura la modifica delle Costituzioni. Con questo Accordo economico i governi, qualunque siano i loro colori politici, devono attuare nelle politiche di bilancio le decisioni del Consiglio europeo, della Commissione europea e della Banca Centrale Europea: la democrazia sarebbe cancellata, il potere sarebbe nelle mani dei mercati finanziari, delle banche, della tecnocrazia.
Il governo Monti non può decidere i nostri destini, i cittadini e le cittadine devono decidere sul Trattato sulla stabilità e la governance.
Il Parlamento italiano sta riscrivendo, per accogliere i diktat dell’Unione Europea, l’articolo 81 della Costituzione per imporre il pareggio di bilancio così da legittimare e rendere intoccabili le politiche liberiste e impedire che le istituzioni pubbliche, dallo Stato ai Comuni, possano intervenire nella gestione dell’economia a salvaguardia degli interessi generali.
Noi cittadini e cittadine, ispirandoci alla saggia massima della giurisprudenza romana “ciò che tocca tutti, da tutti deve essere deciso”, chiediamo di fare svolgere:
- un referendum popolare di indirizzo – come quello già tenutosi in Italia nel 1989 – sullʼAccordo di Unione economica rafforzata;
- un referendum popolare, rispettando le condizioni previste dallʼarticolo 138 della Costituzione, sulle modifiche dellʼarticolo 81 della Carta costituzionale.
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