“E’ così che muore la libertà. Sotto scroscianti applausi”.
Sembrerebbe perfetta questa frase, presa in prestito dal terzo episodio
di Star Wars, per descrivere l’esultanza liberatoria esplosa a Montecitorio dopo la rielezioni di Re Giorgio, al secolo Giorgio Napolitano.
E’ proprio così che muore la libertà, dentro Palazzi sempre più sordi,
tra i fili di una trama così fitta da soffocare anche i tessitori,
soprattutto i tessitori. E allora bandiere a mezz’asta per il Partito
Democratico e fiumi di inchiostro per riuscire a trovare una sola buona
ragione che possa spiegare il suicidio peggiore, quello determinato da
incompetenza e pavidità, quando l’obiettivo non è nemmeno più
l’interesse di partito ma diventa la sopravvivenza di ciò che già esiste
e che nessuno più desidera. Rimane solo un gigantesco tutti contro
tutti composto da opportunismi, correnti e voglia di un palcoscenico,
poco importa se la frittata ormai è fatta.
In questo scenario scattare la famosa foto di famiglia della sinistra
italiana potrebbe tornare utile (o forse no) per immortalare in un solo
fotogramma tutti i vizi e le malattie che hanno sfibrato partiti e
partitini e che ne hanno sancito la (giusta) sconfitta elettorale.
Vendola e i suoi sembrano avere le idee chiare e compattamente
annunciano il voto per Rodotà. Poi compattamente sostengono Romano Prodi
e si premurano di portare una prova inconfutabile, quel R. Prodi che
certifica obbedienza e fedeltà alla linea dei democratici.
Dopo la debacle non c’è nessun dubbio: “Se non è Prodi è
solo Rodotà”! Complimenti a Sel e al suo carattere incorruttibile,
complimenti al tempismo con cui sbattono i pugni sul tavolo, mentre il
tavolo già è stato impacchettato e portato via. Senza alcun merito
adesso inizierà l’opera di raccolta dentro il naufragio del Pd, la pesca
miracolosa che, insieme alla sopravvivenza del partito tramite rimborso
elettorale, è sempre stato l’unico obbiettivo di Sinistra ecologia e
libertà. Hanno sbagliato tutto ma incasseranno un buon risultato, almeno
per adesso, nonostante la loro grottesca farsa sia sotto gli occhi di
tutto il paese.
In questo quadro è in atto la costruzione di un immenso fronte che va
da un Berlusconi raggiante a un Mentana distrutto dalla maratona
televisiva, da Scalfari al giovane turco Fassina, da Monti a Sassoli,
pronti a spiegare la bontà del prolungamento del regno di Napolitano e
l’ineluttabilità di una scelta che migliore proprio non poteva essere.
Nessun golpe, solo un’elezione democratica che rispecchia il grande
senso di responsabilità dell’arco parlamentare intero. Solo Grillo
scalpita, grida al colpo di stato mascherato e annuncia il suo arrivo
sotto Montecitorio.
Proprio Grillo e i suoi parlamentati, dopo un inizio mediocre,
costellato da figure mediocri, hanno tenuto sotto scacco Bersani per i 3
giorni più lunghi della sua carriera politica. Proprio Grillo affonda
il colpo, smaschera l’inciucio e le larghe intese e dichiara una strenua
opposizione al governassimo di unità nazionale, facendosi interprete
dello smacco subito da milioni di italiani. Proprio Grillo non si
presenterà in piazza Montecitorio la sera di sabato, mentre un fiume di
persone spontaneamente iniziava ad invadere le strade: preferirà
rimandare al giorno dopo, salutare dal tettino di una macchina ed andare
via, completamente sommerso di applausi, correggendo il tiro e
dimostrando di aver imparato in fretta il “politichese”.
“E’ così che muore la libertà”, ci ricordano i protagonisti di Star Wars
mentre la Repubblica viene trasformata nel primo Impero Galattico:
qualche conto però ancora non torna. Non tornano quelle decine di
migliaia di persone pronte, dalle prime ore di sabato, ad urlare la
propria indignazione e la propria rabbia sotto Montecitorio, nonostante
il “capo” avesse preferito non mostrare il suo corpo. Non tornano le
dichiarazioni allarmate sull’”isolare i possibili violenti” prima ancora
che iniziassero le manifestazioni.
Non torna la sordità generale rispetto ai numerosi richiami alla
responsabilità, le lucide analisi sulla democratica elezione di
Napolitano e il quadretto che lo ritrae come il buon padre di famiglia
adatto a tutti noi.
C’è una storia da raccontare in questo paese, delle energie affatto
sopite e affatto disposte a ricevere silenziosamente l’ennesimo
schiaffo, a farsi sbattere l’ennesima porta in faccia. Questa storia
deve ancora svilupparsi, non ha ancora una forma compiuta e in mille
rivoli, incontrando mille ostacoli, tenta di costruire il proprio
cammino. Non c’è ancora molto da dire nè gesta eroiche da narrare, ma ad
ogni angolo nelle nostre città si parla dell’ennesimo inciucio,
dell’ultima truffa fatta a scapito delle esistenze di tutti.
Da questo bisogna ripartire, con l’umiltà di chi conosce i propri
limiti e le proprie sconfitte, la sicurezza di chi sa di essere dalla
parte della ragione e l’ambizione di chi vuole dare dignità e
significato reale alle parole “partecipazione” e “democrazia diretta”.
E’ proprio dentro questi percorsi, per lunghi e faticosi che siano, che
si riconquista la libertà.
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