Giorgio II, re, imperatore e caudillo di grandi intese ha consacrato
il suo cavalier servente, Letta-nepote con la benedizione di Berlusconi,
protettore di zio-Letta, che può cantare vittoria e annettersi ogni
merito per non aver messo paletti, per avere voluto il governo del
ricambio generazionale, per avere piazzato il suo maggiordomo Al Fano
alle calcagna del governino per essere sicuro di essere salvo. Letta
ha discusso solo con lui, mentre con Bersani, ormai decotto del tutto,
ha avuto solo un passaggio «en passant». Il prossimo passo, inevitabile e
obbligato, perché «conditio sine qua non» posta dal Cainano è la
salvaguardia sua da ogni processo. Poiché nessuno potrebbe garantirgli,
formalmente, un salvacondotto, non resta che appoggiare il governo ad
altissima densità berlusconiana come premessa per la nomina di
Berlusconi a senatore a vita: solo così potrà appellarsi all’immunità
fino a quando non tira le cuoia. Poiché bisogna salvare le grandi
intese, scommetto che re Giorgio farà senatore anche Romano Prodi.
Nessuno potrebbe obiettare disparità di trattamento, ma spero solo che
Prodi rifiuti decisamente e con sdegno un simile accostamento, perché se
dovesse accettare, veramente non ci sarebbe più religione.
Veniamo al governo più berlusconista degli stessi governi capeggiati
da lui in persona. Il manuale Cencelli è stato centellinato alla virgola
tra Berlusconi, Monti e la parte demokristiana del Pd con il
supplemento renziano, a scapito degli ex Ds. Questo governo, costruito a
tavolino da Napolitano, Letta-zio, Letta-nipote e Berlusconi come
regista, è la dichiarazione finale e tombale della scomparsa della
sinistra. O meglio di grande parte della sinistra per cui ci vorrano
almeno 50 anni prima che in Italia si abbia una sinistra decente.
I vescovi e Avvenire hanno benedetto: le larghe intese vanno
bene a loro perché le ammucchiate garantiscono meglio delle coalizioni
omogenee. Domina Cl nei ministeri chiave che interessano gli affari e
gli interessi di «Comunione e Fatturazione». Il Pdl ha fatto tombola in
posti decisivi da cui possono controllare e impedire ogni eventuale
mossa che possa danneggiare il padrone. Forse hanno fatto uno sbaglio:
alle pari opportunità non dovevano mandare Iosefa Idem, pluricampionessa olimpica nella canoa, ma Ruby, la nipote di Mubarak: sarebbe stata la ciliegina sulla torta.
Il tanto strombazzato ricambio generazionale è una fola perché era
l’unica scelta al ribasso che potevano fare per evitare (ecco il vero
scopo!) tensioni all’interno del governo. Berlusconi aveva alzato il
tiro perché voleva che fosse un governo di basso profilo per essere
sicuro di poterlo condizionare. Ora si appresta a prendere la direzione
della commissione delle riforme istituzionali come prevista dai dieci
saggi-pirla. Tutto quadra, tutto torna e tutto rientra.
Le elezioni sono servite a nulla perché questo governo è la
continuazione al peggio del governo Monti: in economia garantisce la
finanza mondiale, in Italia garantisce Berlusconi, le spese militari
sono in mano a Cl, quindi garantite, l’interno è di Al Fano e
l’imperatore italiota gode del suo colpo di genio: illudere gli Italiani
che hanno votato perché è tutto il contrario di quello che gli Italiani
volevano. Le elezioni non hanno dato un risultato di un terzo, un
terzo, un terzo. Assolutamente! Hanno detto che Berlusconi ha perso con
la perdita di oltre 6 milioni di voti e gli elettori di 5Stelle e del Pd
dicevano «mai più con Berlusconi». Ecco fatto, esattamente il
contrario!
Beppe Grillo ora grida all’inciucio e alla esclusione dalle
commissioni che di solito spettano all’opposizione. Lui è rimasto
inciato. Illuso, cosa credeva che lo avrebbero lasciato fare, senza
reagire? Ha avuto l’occasione d’oro di fare il governo, di eleggere il
presidente della Repubblica, di togliersi dalle scatole Berlusconi una
volta per tutte e di riformare tutta quanta la politica e invece si è
asserragliato nel suo castello, calzati i guanti e la corazza, criniera
in testa e urlo in petto per non sporcarsi, col risultato che ora è
isolato, totalmente isolato e fuori gioco almeno per questa tornata. I
suoi che amano tanto lo streaming degli altri, fanno pena, già
litigano sugli stipendi e prossimamente molti emigreranno dove la
rendita sarà sicura: alcuni si venderanno da sé, altri verranno
comprati, e altri saranno disorientati. Sono confusi, impreparati
politicamente e estranei gli uni agli altri, sempre pronti ad ad
aspettare il verbo del padrone. Posso infierire su di loro perché li ho
votati e sono convinto che avrebbero potuto scardinare il vecchio e dare
inizio ad un’alba nuova. Invece, ci teniamo il vecchio, anzi con questo
governo, il peggio del pessimo e loro restano ininfluenti, isolati,
inutili, soprannumerari, testimoni fasulli di un cambiamento che non
c’è. Caro Beppe, avevi l’Italia in mano e te la sei bevuta. Grazie per
questo strepitoso risultato.
Il 25 aprile sono andato a celebrare la Resistenza a Toirano, dove è
stato inagurato un monumento dello scultore Nebiolo Mario ai caduti dal
titolo «Fischia il vento», le parole dell’inno che il questore di
Alassio voleva proibire in nome delle larghe intese. Sono stato invitato
dai partigiani ancora superstiti ai quali le parole di un ragazzo
partigiano di Parma, Giordano Cavestro, studente di 18 anni, fucilato
dai fascisti repubblichini il 4 maggio 1944 a Bardi, che riletta oggi
riempie di dolore e di commozione per le sue speranze tradite: «Se
vivrete tocca a voi rifare questa povera Italia che è così bella, che ha
un sole così caldo, le mamme così buone e le ragazze così care. La mia
giovinezza è spezzata, ma sono sicuro che servirà da esempio». È servita
da esempio quella giovane morte?
Ringrazio la mia amica Ornella che mi ha inviato la lettera, mentre
penso che il ragazzo senza giovinezza, capace di dire queste parole di
futuro, insieme a tutti gli altri ragazzi e ragazze, morti per fare
«l’Italia bella», oggi risorgono dalle tombe e gridano al tradimento.
Non valeva, no, non valeva la pena di sacrificare la vita per la
repubblica delle bucce di banane di Berlusconi, imposta dal reuccio
Napolitano contro lo spirito e la dignità della Costituzione. Nessuno
potrà mai convincermi del contrario, perché so che nessuno può farlo.
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