Chiediamo che il Parlamento avvii subito la discussione della proposta
di legge di iniziativa popolare sul reddito minimo, consegnata oggi con
le oltre 50mila firme raccolte, che Rifondazione Comunista ha sostenuto
con forza in questi mesi, per arrivare al più presto all’approvazione
della legge. E’ una priorità assoluta per dare risposte alla
disperazione crescente di tante persone che perdono il lavoro, ed è un
tassello decisivo per una riforma universalistica del welfare che
estenda il sostegno al reddito a chi oggi è privo di qualsiasi forma di
copertura: 600 euro al mese per disoccupati, inoccupati e precariamente
occupati, con reddito annuo inferiore agli 8mila euro.
E’ una proposta di riforma vera che chiede risorse reali per essere attuata. Risorse che possono essere reperite con una patrimoniale sulle grandi ricchezze.
Questo è infatti il paese in cui il 10% più ricco della popolazione possiede quasi metà della ricchezza e in cui i dieci italiani più ricchi posseggono una ricchezza pari a quella dei tre milioni di italiani più poveri, secondo i dati della Banca d’Italia. Un paese incivile per livello delle disuguglianze. Una riforma fiscale equa potrebbe eliminare l’Imu sulla prima casa e colpendo i grandi patrimoni, reperire quanto serve per finanziare il RMG. Non solo si darebbe una risposta di giustizia sociale, ma questa misura redistributiva contribuirebbe a riattivare l’economia e ad uscire dalla crisi, causata dalla crescita delle disuguaglianze degli ultimi decenni. Serve solo la volontà di farlo. Ci batteremo per questo. Basta con la politica chiusa nelle alchimie di palazzo mentre il paese va a rotoli!
E’ una proposta di riforma vera che chiede risorse reali per essere attuata. Risorse che possono essere reperite con una patrimoniale sulle grandi ricchezze.
Questo è infatti il paese in cui il 10% più ricco della popolazione possiede quasi metà della ricchezza e in cui i dieci italiani più ricchi posseggono una ricchezza pari a quella dei tre milioni di italiani più poveri, secondo i dati della Banca d’Italia. Un paese incivile per livello delle disuguglianze. Una riforma fiscale equa potrebbe eliminare l’Imu sulla prima casa e colpendo i grandi patrimoni, reperire quanto serve per finanziare il RMG. Non solo si darebbe una risposta di giustizia sociale, ma questa misura redistributiva contribuirebbe a riattivare l’economia e ad uscire dalla crisi, causata dalla crescita delle disuguaglianze degli ultimi decenni. Serve solo la volontà di farlo. Ci batteremo per questo. Basta con la politica chiusa nelle alchimie di palazzo mentre il paese va a rotoli!
Reddito, la maggioranza c’è
Il comitato della legge popolare
consegna alla presidente della Camera le 50 mila firme raccolte. Pd,
Sel e 5 stelle sono favorevoli a un disegno di legge
Fino a un mese fa una maggioranza parlamentare favorevole
all’introduzione del reddito minimo garantito in Italia, unico paese
europeo insieme alla Grecia a non avere questa misura, sembrava una
pazza idea. Ieri invece, in un’assolata piazza Montecitorio, la follia
iniziale della proposta ha mostrato qualche traccia di ragionevolezza.
Quando la delegazione delle 170 associazioni che ha raccolto più di 50
mila firme per presentare la legge di iniziativa popolare sul reddito ha
conquistato il centro della piazza, a favore degli obiettivi dei
fotografi, ad attenderli c’era una «strana» maggioranza di deputati
composta da Sel (che insieme a Rifondazione, Comunisti Italiani e Verdi
ha raccolto le firme), il Pd con Marianna Madia e Danilo Leva (insieme
hanno depositato una proposta di legge sul «reddito minimo di
cittadinanza») e una mezza dozzina di deputati del Movimento 5 Stelle.
La photo-opportunity è quella che meno ti aspetti, dopo il gran rifiuto
di Grillo di appoggiare un governo Bersani, con le commissioni
parlamentari ancora ferme al palo. Nemmeno le mail dei deputati sono
state attivate. Insomma, nel Palazzo «si sta come d’autunno sugli alberi
le foglie». Da destra verso sinistra di questa foto, e anche fuori
dall’obiettivo perché i pentastellati sono rimasti vicino a una
delegazione del No Muos di Niscemi, è già possibile individuare chi tra i
tre gruppi parlamentari si è detto disponibile a discutere su una legge
sul reddito minimo a partire dalla proposta di legge popolare che ieri è
stata presentata alla presidente della Camera Laura Boldrini.
Prima di sciogliersi, il deputato 5 stelle Marco Baldassarre, annota su un foglio bianco i cellulari e le mail personali dei deputati Pd e Sel. Si incontreranno già da domani in una sala della Camera, in attesa delle convocazione delle commissioni. «La nostra proposta è in linea con quella del comitato – ha confermato il deputato 5 stelle Gianluca Vacca – il problema sono le Commissioni e non permettono di discutere le leggi e i progetti che i diversi partiti hanno in comune». «Io sono per avviare le commissioni, a differenza della linea presa dal mio partito – ha detto Madia del Pd – secondo me c’è in questo Parlamento una maggioranza che le cose vuole farle, e cambiarle sul serio». Incontrando i promotori della raccolta firme, la presidente della Camera Laura Boldrini ha ribadito che, dopo l’elezione del presidente della Repubblica, insisterà con il presidente del Senato Grasso affinché il lavoro delle commissioni inizi una volta per tutte. L’iniziativa popolare sul reddito, e la disponibilità di tre gruppi a presentare un disegno di legge, può essere l’occasione per proporre una riforma del regolamento della Camera, in particolare il punto che riguarda le leggi di iniziativa popolare. In accordo con l’orientamento indicato da Stefano Rodotà nella «costituente dei beni comuni» tenuta a battesimo al teatro Valle sabato scorso, anche la presidente Boldrini intende assicurare «un iter più veloce, la certezza che saranno prese in esame dalle commissioni, garantendo la possibilità per i proponenti di partecipare ai lavori». Alla delegazione, Boldrini ha assicurato di «condividere il senso di questa iniziativa. Quella sul reddito minimo è una battaglia che ho portato avanti con più convinzione in campagna elettorale». All’uscita dalla Camera, Sandro Gobetti del Basic Income Network-Italia (Bin), una delle associazioni che ha promosso la raccolta delle firme, non nasconde la propria soddisfazione: «Oggi è emerso che la base di partenza per istituire questa legge in Italia è la nostra proposta – ha detto – un accordo tra i tre gruppi parlamentari di peso potrebbe accelerare l’iter burocratico riservato alle iniziative di legge popolare». Luca Santini, che del Bin è il presidente, ha risposto a chi gli ha posto le classiche domande su come evitare gli abusi e le truffe e sul reperimento delle risorse (calcolate tra gli 8 e i 10 miliardi di euro all’anno per 600 euro mensili, 7200 annui per disoccupati, inoccupati e precari): «È una scelta politica. Non è che si nega un diritto perché ci possono essere abusi. Naturalmente va ripensata tutta la struttura della gestione».
Prima di sciogliersi, il deputato 5 stelle Marco Baldassarre, annota su un foglio bianco i cellulari e le mail personali dei deputati Pd e Sel. Si incontreranno già da domani in una sala della Camera, in attesa delle convocazione delle commissioni. «La nostra proposta è in linea con quella del comitato – ha confermato il deputato 5 stelle Gianluca Vacca – il problema sono le Commissioni e non permettono di discutere le leggi e i progetti che i diversi partiti hanno in comune». «Io sono per avviare le commissioni, a differenza della linea presa dal mio partito – ha detto Madia del Pd – secondo me c’è in questo Parlamento una maggioranza che le cose vuole farle, e cambiarle sul serio». Incontrando i promotori della raccolta firme, la presidente della Camera Laura Boldrini ha ribadito che, dopo l’elezione del presidente della Repubblica, insisterà con il presidente del Senato Grasso affinché il lavoro delle commissioni inizi una volta per tutte. L’iniziativa popolare sul reddito, e la disponibilità di tre gruppi a presentare un disegno di legge, può essere l’occasione per proporre una riforma del regolamento della Camera, in particolare il punto che riguarda le leggi di iniziativa popolare. In accordo con l’orientamento indicato da Stefano Rodotà nella «costituente dei beni comuni» tenuta a battesimo al teatro Valle sabato scorso, anche la presidente Boldrini intende assicurare «un iter più veloce, la certezza che saranno prese in esame dalle commissioni, garantendo la possibilità per i proponenti di partecipare ai lavori». Alla delegazione, Boldrini ha assicurato di «condividere il senso di questa iniziativa. Quella sul reddito minimo è una battaglia che ho portato avanti con più convinzione in campagna elettorale». All’uscita dalla Camera, Sandro Gobetti del Basic Income Network-Italia (Bin), una delle associazioni che ha promosso la raccolta delle firme, non nasconde la propria soddisfazione: «Oggi è emerso che la base di partenza per istituire questa legge in Italia è la nostra proposta – ha detto – un accordo tra i tre gruppi parlamentari di peso potrebbe accelerare l’iter burocratico riservato alle iniziative di legge popolare». Luca Santini, che del Bin è il presidente, ha risposto a chi gli ha posto le classiche domande su come evitare gli abusi e le truffe e sul reperimento delle risorse (calcolate tra gli 8 e i 10 miliardi di euro all’anno per 600 euro mensili, 7200 annui per disoccupati, inoccupati e precari): «È una scelta politica. Non è che si nega un diritto perché ci possono essere abusi. Naturalmente va ripensata tutta la struttura della gestione».
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