di Roberto Gramiccia -
Come ci informa Quotidiano Sanità opportunamente, Enrico Letta nel
2009, quando era responsabile nazionale welfare durante la segreteria
Franceschini, ebbe a dire. “la sanità, come le pensioni, è finanziata a
ripartizione. Sono, cioè, gli attivi a pagare per tutti. E come per le
pensioni, dobbiamo scrivere un quadro di regole per la formazione di un
pilastro privato complementare, tanto per la fiscalità quanto per il
finanziamento degli strumenti”. Nell’occasione di questa esternazione,
Letta fece riferimento all’incidenza dei problemi relativi
all’invecchiamento e quindi – integriamo noi – alla cronicità,
nell’economia generale di una sanità pubblica in crisi. La
sottolineatura del peso economico e socio-sanitario della gestione dei
problemi della terza età, in particolare della terza età fragile e
marginalizzata dall’esclusione sociale e dalla povertà, ci trova
d’accordo.
Ciò che non ci trova d’accordo è il ricorso a un pilastro privato
complementare nella ristrutturazione dell’edificio della sanità pubblica
che ha subito, negli ultimi anni, dei colpi mortali. Vorremmo informare
Gianni Letta, vista la responsabilità che si accinge ad assumere, e i
ministri del Welfare e della Sanità che nel frattempo la Sanità pubblica
è stata fatta pressoché a pezzi. Se la mannaia di altri due miliardi di
ticket, come sembra, cadrà sulla sua testa, in Italia sarà
economicamente più vantaggioso, per chi potrà farlo, curarsi
privatamente che usufruendo del servizio pubblico. Non due, come si è
sentito in questi giorni, ma nove milioni e mezzo di persone hanno
smesso di curarsi nel 2012 (dati Censis) perché non hanno più i soldi
per farlo. Sommessamente, vorremmo informare il “nuovo che avanza”
(Letta-Alfano-Berlusconi ecc.) che il SSN pubblico è già, tra servizi
forniti in regime di accreditamento e aumento dei costi di quelli
pubblici, praticamente sulla strada della privatizzazione. Altro che
“pilastro privato complementare”.
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