giovedì 25 aprile 2013

Letta, frutto del presidenzialismo “atto secondo”



Letta, frutto del presidenzialismo “atto secondo”


di Franco Frediani ::
Bastano poche ore e si dimentica tutto… Le prime pagine sono tutte per Lui, l’enfant prodige pisano del PD, “ala” Cattolica. Si sprecano parole, articoli, rimembranze, stupori. Non che siano ingiustificate, ma il vero killeraggio, il vero attentato alla Costituzione, alla quale siamo arrivati grazie a giorni come il 25 aprile di sessantotto anni fa, e che oggi commemoriamo come rinnovato simbolo della liberazione dalla tirannia fascista, è già avvenuto pochi giorni fa. Non è un caso che per giorni interminabili l’Italia abbia concentrato la sua attenzione sull’elezione del presidente della Repubblica.
Era un passaggio cruciale, dove si imponeva una scelta di garanzia piuttosto di ruolo che servisse ad indirizzare la politica del paese. Sappiamo ormai tutti com’è andata, ma dobbiamo discutere e riflettere ancora su questo evento che è assolutamente inaccettabile! Sono due i punti sui quali non possiamo sottacere. Il primo, propedeutico al secondo, riguarda il modo in cui siamo arrivati all’indicazione di un premier; il secondo rispecchia quanto da mesi andavamo dicendo sulla paventata continuità che avrebbe avuto il percorso politico, economico e sociale, intrapreso dall’ex presidente del Consiglio, Mario Monti.
In sintesi, Enrico Letta non è politicamente meno pericoloso di altri suoi “colleghi”; in realtà si tratta dell’esecutore materiale di un “contratto” affidatogli. Questo è il punto! Non vogliamo vantare presuntuose virtù, ma era logico che dalle “urne” di Re Giorgio, uscisse un nome che avesse determinate caratteristiche, ovviamente affini a quelle negativamente insuperabili dell’ex rettore della Bocconi. Riguardo al “giovane” Letta, sappiamo tutto…
Le cronache sono piene dei suoi trascorsi, delle sue manifestazioni di pieno appoggio e di stima incondizionata (che mai ha cercato di mascherare) per lo stesso Monti, vero e proprio “terminator” di un paese che già stava barcollando. Chi si aspettava qualcuno “meno peggio”, o magari pensa che Lui stesso sia migliore di altri, è proprio fuori dal mondo. Diciamo che la sua presenza serafica, l’impatto perbenista da “bravo ragazzo”, a prima vista colpisce meno di una vecchia e ambigua conoscenza come Amato, con il quale peraltro condivide l’appartenenza all’Aspen Institute, organizzazione no profit, considerata la vera porta d’accesso alle stanze del potere economico e politico del nostro paese, e non solo. La nomination di Enrico Letta non è altro che la punta dell’iceberg di una trama ben orchestrata. La via del liberismo di stampo europeo doveva continuare.
La sinistra di alternativa, pur sconfitta, si è comunque sempre dichiarata decisa oppositrice di questo percorso che si andava palesando, e ne ha sempre denunciato il pericolo. Non c’è ovviamente ragione di esserne contenti, né di vantare presuntuose doti di chiaroveggenza, quanto semmai da prendere atto che questa situazione impone una ripartenza attraverso proposte di ben altro tenore e indirizzo. Gli italiani, per la seconda volta, hanno assistito ad uno scippo perpetrato nei confronti della democrazia parlamentare e della Costituzione. Per la seconda volta il capo dello Stato italiano, contraddicendo al ruolo ed alla funzione che la stessa Costituzione gli attribuisce, ha imposto un percorso e indicato (perentoriamente..) un indirizzo politico, invece di farsi garante di una decisione che avrebbe dovuto nascere nelle aule parlamentari. Indicando un presidente del Consiglio ha deciso per tutti, anche per gli italiani che attraverso le elezioni delegano i loro rappresentanti a gestire e amministrare la res pubblica.
La presenza di Berlusconi in un probabile governo di larghe intese aggiunge a questa nuova “creatura” quel “tocco” di amoralità che non guasta. Ma anche a costo di essere ripetitivi, il fondo è stato toccato con l’elezione di un Presidente che non si è fatto scrupoli nel forzare ogni procedura democratica. Poco importa se ci saranno (quando?) ripercussioni interne ad alcuni partiti (PD?), quando è la realtà che si dimostra impietosa chiedendo insistentemente la quantificazione del tempo che ci vorrà per cercare di porre rimedio ad una situazione drammatica.
Napolitano ha pure “cazziato” i partiti per non aver apportato correzioni a leggi importanti come la legge elettorale; ma la sua (voluta?) miopia gli ha impedito di guardarsi bene dal riflettere sul fatto che il bipolarismo è morto da anni! Altro che maquillage alla legge elettorale, qui siamo a dover discutere su un sistema elettorale che si è dimostrato fallimentare! Da anni i partiti, anche quelli numericamente più forti, si trovano a rabberciare coalizioni imbarcando “morti e feriti” pur di mettersi in grado di competere e prevalere sull’avversario… Addirittura, nel caso di quest’ultima tornata elettorale, potremo usare il plurale, “avversari”! Si demonizzavano le alleanze della prima Repubblica ma in fin dei conti siamo rimasti allo stesso punto.
La verità è che si cerca l’utile, la convenienza, la conquista del potere ed il mantenimento di questo e dei privilegi che porta con sé. Il distacco delle persone dalla politica è avvenuto anche per il fatto di non veder rappresentata la loro idea, il loro modo di interpretare la società. Già, ma questo significherebbe un ritorno al proporzionale, alla libertà di scelta, alla liberazione delle opportunità!? Il risveglio è invece impietoso, e ci consegna una prospettiva a dir poco degna del miglior film horror.
Agli italiani, stanchi, saccheggiati e impoveriti, vengono riproposti attori che il viale del tramonto lo hanno già percorso più e più volte. Siamo al delirio! Brunetta, Gelmini (per la gioia del mondo studentesco!), Cicchitto, Schifani, D’Alema (il bombardiere dei Balcani!), Chiamparino (ben conosciuto a Torino dai No Tav!) per non parlare dell’eterno “Dottor sottile”… Ma i nomi a questo punto non importano più di tanto; ciò che conta è la risposta. La sinistra è avvertita, #sapevatelo!

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