domenica 28 aprile 2013

Non scambiamo le "storie" per la storia di Leonardo Caponi, Umbrialeft.it


PERUGIA -    Non si possono scambiare per Storia, le “storie” come quelle che racconta oggi Eugenio Scalfari nel fondo domenicale di Repubblica, tutto dedicato a magnificare il nuovo governo Napolitano, Letta, Alfano, di cui il quotidiano e la lobby giornalistico finanziaria che lo edita si accingono a diventare sostenitori . Per giustificare l’innaturale alleanza del Pd col Pdl (cioè della “sinistra” con i conservatori) Scalfari cita, come presunti precedenti storici, il sostegno del Pci di Togliatti al governo Badoglio, 1944 e quello del Pci di Berlinguer ad Andreotti, governo di solidarietà nazionale 1976/79.
   E’ vero che siamo, di questi tempi purtroppo, piuttosto abituati a continui “rifacimenti” storici di comodo, funzionali alla politica del momento e sempre, per così dire, a danno di colui che non può più rispondere e cioè il Pci; il Presidente Napolitano ce ne ha recentemente dato un esempio eclatante quando, rinnegando (e non è la prima volta) la sua vicenda politica personale, è arrivato a sostenere che il Pci sbagliò nel dopoguerra a non accettare la Nato!
   Anche Scalari però non scherza: nel caso del sostegno di Togliatti al governo Badoglio, dimentica di ricordare alcuni piccoli particolari di differenza: e cioè che, nel ’44, c’era una guerra ancora in corso e dagli esiti ancora incerti, un Paese distrutto e stremato che non ne poteva più del conflitto e, piccolo dettaglio, una occupazione militare americana e alleata del territorio nazionale che, certo, non avrebbe consentito, realisticamente, grande libertà di movimento ai comunisti del tempo, per quanto gloriosi protagonisti della Resistenza.
   Quanto al governo di solidarietà nazionale, che fu non poco contrastato da una parte del Pci, quella ingraiana e quella internazionalista, c’è da ricordare come lo stesso Pci ne uscì con le ossa rotte, perdendo alle successive elezioni più del 3% dei voti (che all’epoca era quasi una catastrofe), tant’è che la sconfitta suggerì un anno dopo, allo stesso Berlinguer un radicale mutamento di politica, passando dal “compromesso storico” all’”alternativa democratica”. E, in ogni caso, anche a voler entrare in un’ottica giustificativa di quella scelta, non si può non ricordare come essa fu motivata dalle gravissime tensioni politiche e sociali degli “anni di piombo” e dei rischi di involuzione autoritaria della democrazia italiana (si ricorderà che Moro fu rapito poche ore prima del voto di fiducia al governo).
   Comunque le si giudichi, si tratta di vicende politiche attinenti ad altre epoche, che non possono essere mescolate con le miserie politiche di oggi. E’, per certi versi, ripugnante la pretesa di mettere sulle spalle di grandi personalità della storia comunista la inconcludenza del ceto politico attuale della “sinistra”, ambizioso e confuso, che non fa l’unica cosa che dovrebbe fare e cioè combattere le politiche  liberiste. Ed è incredibile questa faccia tosta intellettuale di Scalfari (ma anche di molti altri come lui nel centro sinistra) che, dopo aver fatto del superamento del Pci e del comunismo la missione della loro vita, pretendono di ritirarlo fuori solo quando serve.

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