Caro Renzi, come si dice dalle nostra parti, “l’affare s’ingrossa e
tocca prende la questione in mano”. La situazione si è infatti involuta
come il segretario del Pd non avrebbe voluto e forse dovuto. “Come fa
ne manca un pezzo”. Se benedice un Letta Bis, il rischio di farsi
arrostire a fuoco lento è altissimo. L’immobilismo di Enrico non è
incapacità, ma una scelta da perfetto
Doroteo. Non si faccia illusioni; il nuovo Governo di Enrico avrebbe un
programma “in concorrenza” con l ’ attivismo renziano. Un’eventualità
che farebbe apparire Renzi come un “abbaiatore alla luna”. Come uno che
fa una direzione al giorno per sfornare proposte a ripetizione, che
però restano sulla carta , perchè il Governo “non se le fila per niente”
e fa altre cose. Se invece il sindaco di Firenze decidesse di scendere
in campo, sarebbe la prova provata che, nonostante tutte le smentite di
questo periodo, era Palazzo Chigi il suo vero obiettivo. Di più!
Accettando quell’incarico, senza investitura popolare, si metterebbe
dentro quei “giochini di palazzo”, che ha sempre detto di voler evitare
come la peste. Si è insomma ficcato dentro il rischio del “cul de sac”. E
ci si è ficcato prima del previsto. Perché la fretta gli ha fatto
mettere in campo una serie di pseudoriforme piene di buchi e di errori
blu sui quali i suoi avversari stanno sguazzando. Non ci voleva certo
una pletora di esperti per copiare in peggio la legge elettorale del
1924, per spostare l’assemblea dell’Anci a Palazzo Madama o per tradurre
in inglese (job act) la neutralizzazione dell’ l’art.18. Bastavano due
dattilografi e un’interprete. Tutto questo ha messo in luce il limite
nel quale opera Renzi. L’impostazione personalistica, a botte di
primarie un giorno si e l’altro pure, impone una nuova organizzazione
politica. Lui vorrebbe, dovrebbe, necessiterebbe, quindi, di “diventare
come Berlusconi”, ma non può . Perchè lui deve fare giornalmente i
conti, “nolente o volente”, con gli interessi di decine di correnti e di
piccoli leader e con una tradizione e una storia che gli sono estranei.
Per raggiungere lo scopo, ha addirittura provato a resuscitare il
“Centralismo democratico” dei comunisti (puoi dissentire, ma poi devi
votare come la maggioranza), ma nel Pd non funziona. E allora il futuro è
semplice : O fa un accordo con i capibastone del suo partito, manuale
Cancelli alla mano, e va al Governo o decide di strappare sulla linea
del “prendere o lasciare”, costringendo gli avversari a tacere o ad
andarsene. E deve darsi una mossa. Perché la controffensiva è partita.
Ed è solo all’inizio.
Nessun commento:
Posta un commento