sabato 8 febbraio 2014

RENZI E IL SOGNO BERLUSCONI Di Ciuenlai


Caro Renzi, come si dice dalle nostra parti, “l’affare s’ingrossa e tocca prende la questione in mano”. La situazione si è infatti involuta come il segretario del Pd non avrebbe voluto e forse dovuto. “Come fa ne manca un pezzo”. Se benedice un Letta Bis, il rischio di farsi arrostire a fuoco lento è altissimo. L’immobilismo di Enrico non è incapacità, ma una scelta da perfetto Doroteo. Non si faccia illusioni; il nuovo Governo di Enrico avrebbe un programma “in concorrenza” con l ’ attivismo renziano. Un’eventualità che farebbe apparire Renzi come un “abbaiatore alla luna”. Come uno che fa una direzione al giorno per sfornare proposte a ripetizione, che però restano sulla carta , perchè il Governo “non se le fila per niente” e fa altre cose. Se invece il sindaco di Firenze decidesse di scendere in campo, sarebbe la prova provata che, nonostante tutte le smentite di questo periodo, era Palazzo Chigi il suo vero obiettivo. Di più! Accettando quell’incarico, senza investitura popolare, si metterebbe dentro quei “giochini di palazzo”, che ha sempre detto di voler evitare come la peste. Si è insomma ficcato dentro il rischio del “cul de sac”. E ci si è ficcato prima del previsto. Perché la fretta gli ha fatto mettere in campo una serie di pseudoriforme piene di buchi e di errori blu sui quali i suoi avversari stanno sguazzando. Non ci voleva certo una pletora di esperti per copiare in peggio la legge elettorale del 1924, per spostare l’assemblea dell’Anci a Palazzo Madama o per tradurre in inglese (job act) la neutralizzazione dell’ l’art.18. Bastavano due dattilografi e un’interprete. Tutto questo ha messo in luce il limite nel quale opera Renzi. L’impostazione personalistica, a botte di primarie un giorno si e l’altro pure, impone una nuova organizzazione politica. Lui vorrebbe, dovrebbe, necessiterebbe, quindi, di “diventare come Berlusconi”, ma non può . Perchè lui deve fare giornalmente i conti, “nolente o volente”, con gli interessi di decine di correnti e di piccoli leader e con una tradizione e una storia che gli sono estranei. Per raggiungere lo scopo, ha addirittura provato a resuscitare il “Centralismo democratico” dei comunisti (puoi dissentire, ma poi devi votare come la maggioranza), ma nel Pd non funziona. E allora il futuro è semplice : O fa un accordo con i capibastone del suo partito, manuale Cancelli alla mano, e va al Governo o decide di strappare sulla linea del “prendere o lasciare”, costringendo gli avversari a tacere o ad andarsene. E deve darsi una mossa. Perché la controffensiva è partita. Ed è solo all’inizio.

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