mercoledì 16 maggio 2012

La meglio gioventù in piazza il 26 maggio


La meglio gioventù del nostro tempo sostiene questo Paese con idee, desideri, progetti, volontariato, scopre nuovi mondi e inventa il futuro eppure è sempre disoccupata, in cerca di lavoro, precaria, senza stipendio. Studia per dare il meglio di sé e migliorare le vite di tutti e di tutte, ma una volta laureata è costretta ad andarsene. In nome di questa generazione il governo Monti propone una riforma sbagliata, una truffa per tutti e in primo luogo per i giovani. Il disegno di legge sul mercato del lavoro lascia intatta la giungla delle 46 forme contrattuali, comprese quelle che il governo aveva annunciato di voler eliminare; non estende gli ammortizzatori sociali, visto che l’assicurazione per l’impiego lascerà fuori buona parte dei lavoratori precari; non prevede nessuna forma di reddito minimo; scarica l’aumento di costo dei contratti a progetto sulle buste paga dei collaboratori; rappresenta una beffa per le reali partite Iva che dovranno pagare di tasca loro l’aumento dei contributi.
Le tante promesse del governo non sono state mantenute, così i giovani sono diventati il pretesto per precarizzare chi ha ancora un contratto stabile. Si è cercato di dividere i padri dai figli, le madri dalle figlie. Noi pensiamo che ci siano, oggi come ieri, i ricchi e i poveri, chi vive di sfruttamento e speculazione e chi vive di lavoro. Per questo vogliamo mobilitarci assieme ai nostri padri e alle nostri madri, perché vogliamo unire due generazioni nella difesa dei diritti e nella lotta contro la precarietà, perché non è vero che non c’è alternativa. La precarietà non è un’emergenza del mercato del lavoro, è il più grande attacco alla democrazia italiana degli ultimi decenni. Per noi la precarietà è il messaggio che da vent’anni una classe dirigente ci trasmette: andatevene. Noi vogliamo restare, cambiare le nostre vite e dare un presente al nostro Paese.
Abbiamo proposte migliori di quelle del governo. Noi chiediamo di investire su Università e Ricerca, di riconvertire ecologicamente il nostro sistema industriale per creare buoni e nuovi posti di lavoro. Chiediamo un modello di welfare universale. Chiediamo che venga bandita sul serio la truffa della precarietà. A un lavoro stabile deve corrispondere un contratto stabile e i diritti fondamentali devono essere estesi a tutte le forme di lavoro: l’equo compenso, il diritto universale alla maternità/paternità e alla malattia, i diritti sindacali, il diritto ad una pensione dignitosa, la continuità di reddito nei periodi di non lavoro, la formazione continua. Chiediamo infine un reddito minimo, fatto di sussidi e servizi, per garantire la dignità della vita e del lavoro com’è in tutti i paesi europei.
È necessaria una grande mobilitazione contro la precarietà, per il reddito, per i saperi e per l’estensione dei diritti e delle tutele: per un Paese diverso e per una nuova idea di cittadinanza, fuori e dentro il lavoro. L’alternativa è il cambiamento, non il mantenimento di pochi diritti e o la versione soft della precarietà. Vogliamo un altro Paese e un’altra politica. Scendiamo in piazza il 26 maggio. Per riprenderci il nostro Paese. Noi, la meglio gioventù del nostro tempo precario.

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