domenica 13 maggio 2012

Rutelli dramma umano: non lo vuole più nessuno. Bersani, riprenditelo! di Matteo Pucciarelli, Micromega

Con stupore misto a disperazione, apprendiamo oggi dalla lettura di Repubblica che anche Casini, dopo gli elettori, ha deciso di abbandonare al suo destino Francesco Rutelli: Pierferdinando «ha chiuso del tutto i canali», scrive Carmelo Lopapa.
Qui siamo di fronte a un dramma umano. Chi si prenderà cura di Rutelli? Anche il Vaticano lo scaricherà, adesso? Tornerà radicale? Tornerà verde? Oppure i teodem newdem extradem lightdem del Pd lo riabbracceranno, in una scena biblica stile ritorno del figliol prodigo?
Meritano essere ricordate, nel frattempo, le ultime imprese del nostro eroe. Fa nascere il Pd insieme a Fassino, fondendo a fusione fredda (freddissima, glaciale) Ds e Margherita. Subito si posiziona a destra del Pd: tradotto, è quello che rompe le palle (da buon ex radicale) su ogni cosa. Lavoro, diritti civili, giustizia: è una specie di Pdl-insider, sta a sinistra per dire cose di destra. È l’inciucione, insomma.
Nel 2008 si decide che per Roma – abbandonata al suo destino da un altro statista: Veltroni – c’è bisogno di una faccia nuova: lui, Rutelli. Al primo turno è davanti ad Alemanno, al secondo vince l’ex-post-neo-fascista, consegnando Roma a una delle peggiori amministrazioni della storia dell’umanità.
Dopo una sconfitta del genere, uno dovrebbe tacere per sempre. Invece no. Rutelli scrive un libro in cui anticipa la mossa che cambierà la storia della Repubblica: fonda l’Api. Un partito che ha più deputati che iscritti: ci transita gente del calibro di Pino Pisicchio, Massimo Calearo, Linda Lanzillotta e altri vari residuati bellici. Si porta dietro mezza cassa della Margherita, naturalmente a sua insaputa e a insaputa del Pd.
Punta tutto sul Terzo Polo, futuro “Partito della Nazione”. Casini, Fini, Rutelli, Lombardo: bacchettonismo e poltronismo, dopo Berlusconi e la Lega il peggio che la politica di palazzo potesse esprimere. Per questo, infatti, il trio lescano (lo so che non è un trio, ma mi garbava scrivere “trio lescano”) diventa l’oggetto della bramosia piddina.
A destra se la destra è favorita, a sinistra se la sinistra è favorita: ecco, solitamente, la strategia adottata alle amministrative dai quattro padri (o padrini) della Repubblica. Ma alle urne l’unione smentisce ogni sondaggi. Va malissimo. La gente non ci casca più, e i terzisti vengono puniti.
Ora siamo allo scazzo. Casini salva Fini, ma non l’ex sindaco. Ha capito che quando si tratta di voti Rutelli fa come Mosè con l’acqua del mar Rosso: se ci passa in mezzo, i voti si scansano. E così, addio Rutelli. Cosa farà, adesso, il bel Francesco? Bersani, sii magnanimo: adottalo di nuovo. Fallo vicesegretario, candidalo a qualcosa, ma per favore non ce lo levare di torno. Per perdere di nuovo abbiamo ancora bisogno di lui.

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