Con stupore misto a disperazione, apprendiamo oggi dalla lettura di Repubblica
che anche Casini, dopo gli elettori, ha deciso di abbandonare al suo
destino Francesco Rutelli: Pierferdinando «ha chiuso del tutto i
canali», scrive Carmelo Lopapa.
Qui siamo di fronte a un dramma umano. Chi si prenderà cura di
Rutelli? Anche il Vaticano lo scaricherà, adesso? Tornerà radicale?
Tornerà verde? Oppure i teodem newdem extradem lightdem del Pd lo
riabbracceranno, in una scena biblica stile ritorno del figliol prodigo?
Meritano essere ricordate, nel frattempo, le ultime imprese del
nostro eroe. Fa nascere il Pd insieme a Fassino, fondendo a fusione
fredda (freddissima, glaciale) Ds e Margherita. Subito si posiziona a
destra del Pd: tradotto, è quello che rompe le palle (da buon ex
radicale) su ogni cosa. Lavoro, diritti civili, giustizia: è una
specie di Pdl-insider, sta a sinistra per dire cose di destra. È
l’inciucione, insomma.
Nel 2008 si decide che per Roma – abbandonata al suo destino da un
altro statista: Veltroni – c’è bisogno di una faccia nuova: lui,
Rutelli. Al primo turno è davanti ad Alemanno, al secondo vince
l’ex-post-neo-fascista, consegnando Roma a una delle peggiori
amministrazioni della storia dell’umanità.
Dopo una sconfitta del genere, uno dovrebbe tacere per sempre. Invece
no. Rutelli scrive un libro in cui anticipa la mossa che cambierà la
storia della Repubblica: fonda l’Api. Un partito che ha più deputati che
iscritti: ci transita gente del calibro di Pino Pisicchio, Massimo
Calearo, Linda Lanzillotta e altri vari residuati bellici. Si porta
dietro mezza cassa della Margherita, naturalmente a sua insaputa e a
insaputa del Pd.
Punta tutto sul Terzo Polo, futuro “Partito della Nazione”. Casini,
Fini, Rutelli, Lombardo: bacchettonismo e poltronismo, dopo Berlusconi e
la Lega il peggio che la politica di palazzo potesse esprimere. Per
questo, infatti, il trio lescano (lo so che non è un trio, ma mi garbava
scrivere “trio lescano”) diventa l’oggetto della bramosia piddina.
A destra se la destra è favorita, a sinistra se la sinistra è
favorita: ecco, solitamente, la strategia adottata alle amministrative
dai quattro padri (o padrini) della Repubblica. Ma alle urne l’unione
smentisce ogni sondaggi. Va malissimo. La gente non ci casca più, e i
terzisti vengono puniti.
Ora siamo allo scazzo. Casini salva Fini, ma non l’ex sindaco. Ha
capito che quando si tratta di voti Rutelli fa come Mosè con l’acqua del
mar Rosso: se ci passa in mezzo, i voti si scansano. E così, addio
Rutelli. Cosa farà, adesso, il bel Francesco? Bersani, sii magnanimo:
adottalo di nuovo. Fallo vicesegretario, candidalo a qualcosa, ma per
favore non ce lo levare di torno. Per perdere di nuovo abbiamo ancora
bisogno di lui.
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