sabato 5 maggio 2012

Mario Monti Il salvatore. Quel che viene taciuto per evitare una sommossa Tratto da: Chi è Mario Monti. da http://www.informarexresistere.fr

Quel che viene taciuto per evitare una sommossa

Nel giugno 1981, una commissione di studio, presieduta da Paolo Baffi, direttore generale di Bankitalia, deliberò di seguire lo schema d'un giovanotto, molto stimato dai Rothschild, tale Mario Monti, il quale propose l'emissione di titoli a lungo termine, con aste mensili e quindicinali, in modo che il rendimento cedolare fosse fissato dal mercato, con scadenze tra i 5 e i 7 anni. Il che, a detta del professorino, garantiva il potere d'acquisto e, secondo gli esiti delle aste, un piccolo rendimento dell'1-2%. Il Tesoro, zufolò Monti, avrebbe avuto da 5 a 7 anni per programmare e finanziare meglio la spesa pubblica. La proposta passò con standing ovation. Il deficit andò su come un proiettile. Le spese aumentarono invece di diminuire. Mentre Mario Monti procurava il credito a tassi impossibili, aumentarono tasse e benzina, le spese sanitarie sfondarono di mille miliardi di lirette il finanziamento statale.

Monti consulente di Pomicino negli anni ruggenti del debito

 di Giampiero Di Santo e Franco Adriano, www.italiaoggi.it  

Non era SuperMario, ma era già un supereconomista. Eppure,il premier Mario Monti, chiamato a salvare l'Italia dai gorghi del default, tra il 1989 e il 1992, erano i tempi del sesto e settimo governo Andreotti, non riuscì a impedire il peggio. Cioè l'esplosione del rapporto tra debito e pil preludio della grande tempesta finanziaria che al principio degli anni Novanta costrinse Giuliano Amato alla manovra da 103.000 miliardi di vecchie lire. In quei tre anni il peso del debito balzò dal 93,1% del 1989 al 98% del 1991 e al 105,2% del 1992. Un vero boom, insomma, pari al 12,9% in termini relativi e al 44,5% in cifre assolute, da 533,14 miliardi di euro a 799,5.Non che Monti avesse un posto di primo piano nella stanza dei bottoni, questo no. L'ex rettore della Bocconi, era però un autorevole consulente del ministro del bilancio Paolo Cirino Pomicino,alias 'o ministro, che nel 1990 prometteva urbi e orbi che l'avanzo primario di bilancio, pari quell'anno all'1,5% del pil, sarebbe salito al 3-5%. Proprio quel Cirino Pomicino passato nelle file dell'Udc e in occasione della caduta dell'ultimo governo Berlusconi tra i registi dell'operazione che ha condotto al cambiamento di maggioranza. E quindi uno dei principali sponsor del Monti premier. Corsi e ricorsi della storia, si dirà, dato che ai giorni nostri (2010) il rapporto tra debito e pil ha superato il 118%. Più del '93, quando toccò il 115,6% del pil, e non lontanissimo dal'94, quando si superò per la prima volta il milione di miliardi di vecchie lire (un milione 69 mila miliardi di lire, cioè il 121,8% del pil). Numeri che consentono a Pomicino, ascoltato da ItaliaOggi, di attribuire la corsa del debito 1989-92 alla svalutazione della lira: «Tutta colpa della svalutazione, ma nella seconda repubblica il debito lo hanno fatto salire al 120% del pil»! Come se la crisi sistemica che fa tremare anche gli Usa non si fosse mai verificata. In quell'avventura lontana Monti era in buona compagnia: con lui, nella task force economica del Bilancio coordinata da Paolo Savona, c'erano Antonio Pedone, Mario Arcelli e l'attuale capo del servizio studi di Bankitalia, Giancarlo Morcaldo.

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