Una
assemblea di lavoratori e rappresentanti sindacali per provare a dire
che "è proprio arrivato il momento della mobilitazione". L'assemblea
autoconvocata a Roma all'Ambra Jovinelli domani è uno di quei momenti
che nascono da una autentica spinta dal basso. Se da una parte sta nel
filone della mobilitazione del "No debito", dall'altra non si può negare
che il mondo del lavoro è sotto pressione. Una pressione che Cgil, Cisl
e Uil hanno scelto, forse un po' irresponsabilmente, di contenere da
troppo tempo.
E allora ecco l'idea di una assemblea autoconvocata che nasce da un appello firmato da centinaia di delegati.
"Siamo lavoratrici e lavoratori, delegati e delegate, precari e disoccupati, militanti - si legge all'inizio del testo - di diverse storie, esperienze, organizzazioni e movimenti. E riteniamo nostro dovere oggi lanciare un appello per discutere e decidere tutti insieme come agire, perché non possiamo più continuare così".
Un "non si può più continuare così" che allude non a una semplice insoddisfazione ma al “cambio di passo" di uno schema "il sindacato dispone e il lavoratore esegue" nato proprio nella durezza della crisi economica.
"Quello che stiamo cercando di superare - sottolinea Cristiano, Rsu Usb - è una vecchia idea di fare sindacato che aveva al centro lo scambio tra i diritti, dei lavoratori, contro il ruolo del sindacato".
Probabilmente ci sarà bisogno di altri incontri. E questo non se lo nasconde nessuno dei promotori. Ma l'idea di tornare nei luoghi di lavoro e "proporre qualcosa di concreto" in questo momento coglie nel segno.
Lo sciopero generale? Nell'appello l'allusione è continua. Ma è chiaro che si tratta di un percorso tutto da costruire.
La piattaforma non è da poco perché spazia, ovviamente, dal "No all'art. 18" alla costruzione di una rete contro le privatizzazioni (all'assemblea interverranno i promotori del referendum sull'acqua), dal no alle pensioni al "diritto all'abitare", al reddito generalizzato.
"Per tutte queste ragioni e per ripartire unitariamente ma dal basso - continua l'appello - riteniamo necessario costruire un’assemblea del mondo del lavoro, più o meno precario che sia, aperta a tutte e tutti coloro che, senza mettere in discussione le proprie collocazioni e le proprie appartenenze, vogliono oggi liberamente discutere su come mobilitarsi per costruire una risposta all’offensiva che stiamo subendo, fino ad uno sciopero generale che fermi il paese".
L’Unione Sindacale di Base sostiene e partecipa all’assemblea.
E allora ecco l'idea di una assemblea autoconvocata che nasce da un appello firmato da centinaia di delegati.
"Siamo lavoratrici e lavoratori, delegati e delegate, precari e disoccupati, militanti - si legge all'inizio del testo - di diverse storie, esperienze, organizzazioni e movimenti. E riteniamo nostro dovere oggi lanciare un appello per discutere e decidere tutti insieme come agire, perché non possiamo più continuare così".
Un "non si può più continuare così" che allude non a una semplice insoddisfazione ma al “cambio di passo" di uno schema "il sindacato dispone e il lavoratore esegue" nato proprio nella durezza della crisi economica.
"Quello che stiamo cercando di superare - sottolinea Cristiano, Rsu Usb - è una vecchia idea di fare sindacato che aveva al centro lo scambio tra i diritti, dei lavoratori, contro il ruolo del sindacato".
Probabilmente ci sarà bisogno di altri incontri. E questo non se lo nasconde nessuno dei promotori. Ma l'idea di tornare nei luoghi di lavoro e "proporre qualcosa di concreto" in questo momento coglie nel segno.
Lo sciopero generale? Nell'appello l'allusione è continua. Ma è chiaro che si tratta di un percorso tutto da costruire.
La piattaforma non è da poco perché spazia, ovviamente, dal "No all'art. 18" alla costruzione di una rete contro le privatizzazioni (all'assemblea interverranno i promotori del referendum sull'acqua), dal no alle pensioni al "diritto all'abitare", al reddito generalizzato.
"Per tutte queste ragioni e per ripartire unitariamente ma dal basso - continua l'appello - riteniamo necessario costruire un’assemblea del mondo del lavoro, più o meno precario che sia, aperta a tutte e tutti coloro che, senza mettere in discussione le proprie collocazioni e le proprie appartenenze, vogliono oggi liberamente discutere su come mobilitarsi per costruire una risposta all’offensiva che stiamo subendo, fino ad uno sciopero generale che fermi il paese".
L’Unione Sindacale di Base sostiene e partecipa all’assemblea.
Ecco l'Appello per l'assemblea autoconvocata del 26 maggio
Siamo lavoratrici e lavoratori, delegati e delegate, precari e
disoccupati, militanti di diverse storie, esperienze, organizzazioni e
movimenti. E riteniamo nostro dovere oggi lanciare un appello per discutere e
decidere tutti insieme come agire, perché non possiamo più continuare così.
Negli ultimi mesi e ancora oggi assistiamo a una devastazione
sociale senza precedenti. Con la copertura dello spread e con il sostegno delle
banche e della Confindustria, il governo ha divorato anni e anni di conquiste e
diritti.
La pensione a 70 anni, la tassazione iniqua sul lavoro e sulle
pensioni, la disastrosa situazione che si abbatte su tutti i lavoratori, sui
giovani, sulle donne, sui disoccupati e sui migranti, la precarietà a la
disoccupazione sempre più estese, le privatizzazioni, una condizione di lavoro
e di vita sempre più esposta al ricatto, all’autoritarismo, all’incertezza e
alla povertà. E ora, a tutto questo si aggiunge la controriforma del lavoro,
con la cancellazione sostanziale della tutela dell’articolo 18 contro i
licenziamenti, mentre, anche nel pubblico impiego e nella scuola, si
moltiplicano le minacce esplicite di espulsioni di massa. Si tratta di una
serie di colpi violenti che si vuole assestare a ciò che resta del potere
contrattuale, dei diritti e della capacità di lotta del mondo del lavoro. La
libertà di licenziamento significa la precarizzazione finale di tutto il mondo
del lavoro e il via libera alle discriminazioni (da quelle politiche e
sindacali a quelle contro le donne o per orientamento sessuale); è il ricatto
più grave nei confronti di chi dissente e lotta in ogni luogo di lavoro.
Tutto questo finora è potuto avvenire anche per la debolezza, la
complicità e i cedimenti del sindacalismo confederale (non ultimo con la firma
di Cgil, Cisl e Uil sul patto per la gestione degli esuberi nel pubblico
impiego). All’aggressione padronale e governativa non è stata contrapposta
alcuna piattaforma unificante, che sia in grado, tra l’altro, di ricomporre,
attorno al mondo del lavoro anche le lotte sui beni comuni, le lotte degli
studenti e dei migranti. I lavoratori sono stati privati di ogni possibilità di
discutere e decidere. La democrazia e le libertà sindacali sono ridotte ormai a
un ricordo del passato. Le reazioni generose ma parziali di categorie, organizzazioni,
rsu e delegati di numerose aziende private e realtà del pubblico impiego,
nell’ambito sia del sindacalismo confederale, sia di quello di base, non sono
riuscite a invertire la tendenza negativa.
Per tutte queste ragioni e per ripartire unitariamente ma dal
basso riteniamo necessario costruire un’assemblea del mondo del lavoro, più o
meno precario che sia, aperta a tutte e tutti coloro che, senza mettere in
discussione le proprie collocazioni e le proprie appartenenze, vogliono oggi
liberamente discutere su come mobilitarsi per costruire una risposta
all’offensiva che stiamo subendo, fino ad uno sciopero generale che fermi il
paese.
Vogliamo discutere su come difendere ed estendere l’articolo 18
e su come accompagnare questa lotta con la richiesta di un reddito
generalizzato che tuteli dalla disoccupazione e dalla precarizzazione, contro
la mancanza di lavoro. Vogliamo mettere in campo una risposta alla devastazione
sociale sui diritti, anche più elementari, sulla casa, sulla sanità, sui servizi,
sui beni comuni, sull'occupazione, sulle politiche dei migranti e sulle
pensioni. Diciamo no all’Imu sulla prima casa e a tutto il sistema di
tassazione che oggi colpisce prima di tutto i poveri, il lavoro dipendente, i
pensionati. Chiediamo una radicale revisione delle politiche fiscali che
colpisca quel 10% della popolazione che detiene la maggioranza della ricchezza
del paese. Vogliamo mettere in discussione i vincoli e gli accordi dettati
dalla Bce, che ci legano alla finanza e alla speculazione italiana, europea e
internazionale. Diciamo no al Governo Monti ed alle politiche dei ministri
Passera e Fornero. Vogliamo democrazia e diritti e per questo dobbiamo
rimetterci in movimento.
Invitiamo lavoratrici, lavoratori, delegati, Rsu e Rsa,
rappresentanti dei movimenti dei precari e dei senza lavoro, della difesa del
territorio e dei beni comuni a sottoscrivere questo appello e a ritrovarci
tutti e tutte in una libera assemblea il giorno 26 maggio, alle ore 9,30 a
Roma, al Teatro Ambra Jovinelli.
E invitiamo a fare altrettanto anche quei dirigenti sindacali,
di qualunque sigla essi siano, che condividono queste nostre stesse
preoccupazioni.
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