di Stefano Porcari
Un dato che grida vendetta. Il sistema fiscale attuale preleva la
maggior parte del reddito dai lavoratori e dagli ex lavoratori. Il boom
negli ultimi sette anni. I lavoratori hanno pagato 74 miliardi in più.
Le imprese praticamente zero. Ecco perchè non basta indignarsi!!
Oltre la metà dell'Irpef arriva dai lavoratori dipendenti, se a
questi si aggiunge il contributo dei pensionati si sfonda il tetto
dell'80%..In sette anni (2003-2010) si è registrato un aumento di ben
tre punti percentuali del prelievo fiscale, mentre il reddito nello
stesso periodo è cresciuto solo di due punti. I dati sono contenuti nel
rapporto Lef (Associazione per la legalità e l'equità fiscale),
presentato oggi nel corso di un convegno. Nello stesso periodo, invece,
cala il peso percentuale del reddito di lavoro autonomo, d'impresa, di
partecipazione e degli altri redditi. I risultati acquisiscono ancora
più rilievo considerando che non ci sono grandi variazioni nella
frequenza dei diversi redditi negli anni considerati.
Il reddito Irpef dichiarato dai contribuenti italiani passa da 655
miliardi del 2003 a 792 mld del 2010. Una crescita alimentata
sostanzialmente da lavoro dipendente, sul quale il prelievo fiscale è
passato da 344,5 mld del 2003 a 418,1 mld del 2010, e da pensioni, sulle
quali è passato da 177,3 mld a 228,2 mld. Meno significativo l'apporto
degli altri redditi: il lavoro autonomo passa da 27,4 mld a 34,2 mld,
quello d'impresa passa da 30 mld a 30,1 mld e quello di partecipazione
passa da 33,7 mld a 35,6 mld.
Dal 2003 al 2010 il peso dell'imposta sulle persone fisiche, quindi, si è spostato su lavoratori dipendenti e pensionati, passando dal 75,59% del 2003 all'78,4% del 2010. Intanto il reddito delle due categorie, nello stesso periodo, è aumentato di soli due punti percentuali, passando 79,66% all'81,55%. Il maggior aggravio si registra per i pensionati,: a fronte di un aumento del reddito del 28,67% (da 177,3 mld del 2003 a 228,2 mld del 2010), si registra un aumento dell'imposta del 41,33% (da 25,2 mld a 35,6 mld).Una situazione inaccettabile in uno scenario che vede già i salari dei lavoratori italiani tra i più bassi nei paesi a capitalismo avanzato.
Dal 2003 al 2010 il peso dell'imposta sulle persone fisiche, quindi, si è spostato su lavoratori dipendenti e pensionati, passando dal 75,59% del 2003 all'78,4% del 2010. Intanto il reddito delle due categorie, nello stesso periodo, è aumentato di soli due punti percentuali, passando 79,66% all'81,55%. Il maggior aggravio si registra per i pensionati,: a fronte di un aumento del reddito del 28,67% (da 177,3 mld del 2003 a 228,2 mld del 2010), si registra un aumento dell'imposta del 41,33% (da 25,2 mld a 35,6 mld).Una situazione inaccettabile in uno scenario che vede già i salari dei lavoratori italiani tra i più bassi nei paesi a capitalismo avanzato.
Il contributo Irpef dei lavoratori autonomi, invece, registra una
lieve contrazione passando dal 6,34% del 2003 al 6,17% di sette anni
dopo. Mentre la percentuale del reddito sul totale cresce lievemente,
passando dal 4,19% al 4,33%. Significativa la forbice anche per il
lavoro dipendente che, a fronte di una crescita del reddito del 21,37%
(da 344,5 mld del 2003 a 418,1 mld del 2010), fa registrare un aumento
dell'imposta del 25,71 (da 64,8 mld del 2003 a 81,5 mld del 2010). Per
contro il lavoro autonomo presenta un andamento inverso, con una
maggiore crescita del reddito rispetto all'imposta. A fronte di un
reddito che sale del 25% (da 27,4 mld del 2003 a 34,2 mld del 2010)
l'imposta sale del 22% (da 7,5 mld del 2003 a 9,2 mld del 2010).
E' evidente come questa radiografia indichi un sistema fiscale
basati su espliciti criteri di classe che sottrae reddito ai lavoratori e
agli ex lavoratori e lo trasferisca al capitale. Una tendenza
rafforzata, tra l'altro, dalle scelte recenti in materia di imposte
locali e tariffe.
Fonte: contropiano.org
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