Roma, entri nel portone di via Appia 103, e incontri un cliente per le scale: “Anche tu sei venuto per Equitalia?“. Già, perché nella saletta dello studio legale di Romina D’Ambrosio, avvocato, due clienti su tre hanno in tasca l’inconfondibile busta
con la stampigliatura nera e il terrificante logo dell’agenzia. Lei ci
ride su: “In tempo di crisi, purtroppo, a Equitalia sono rimasti gli
unici che ci danno lavoro”. La D’Ambrosio, per gli amici “Equi-Romy”, è
anche consulente per l’Associazione Federconsumatori, e riassume tutto con un dato incredibile: “Quest’anno
quindici consumatori su venti vengono qui per cartelle esattoriali. Noi
siamo per il rispetto assoluto della legge, ma anche per tutelare molte
persone che finiscono nel vortice delle multe e delle ammende
ingiustificate e lievitate oltre ogni misura. Che spesso non hanno
strumenti economici, né legali per difendersi dagli eccessi impositivi”.
Per spiegarmi di cosa parla, la D’Ambrosio mi fa un esempio incredibile di lievitazione ingiustificata della multa: “Ecco
la storia, vera, di Michele De Marco Cervino. È un medico, nel 2007
riceve la notifica di una multa e la paga regolarmente, entro i sessanta
giorni. Fate attenzione: si trattava di 207 euro“. Pausa, comincia il film horror: “Tutto a posto? Macché: nel 2011, De Marco si vede recapitare, per la stessa multa che ha pagato!, una cartella da 2.225,47 euro!“. La D’Ambrosio tira fuori il ricorso per farmi vedere che non scherza: “Sono andata con il mio cliente a Equitalia per chiedere lo storno della cartella“. Risposta: “Lei ha ragione, ma il credito ci è stato ceduto così dal Comune di Roma. Noi non possiamo entrare nel merito“. E al Comune? “Voi avete ragione, ma noi non possiamo fare nulla. Ormai abbiamo ceduto il credito a Equitalia, non ci riguarda più“.
Ed è qui che entra in campo “Equi-Romy” D’Ambrosio: “Ho
studiato la cartella, e ho scoperto che avevano maggiorato il valore
della multa del 20% per ogni anno. E che poi erano state aggiunte una
miriade di spese inventate: notifica, iscrizione al ruolo, molte
incomprensibili, e infine quella paroletta magica: “Maggiorazioni”.
Cifre non spiegate. Se la immagina una pensionata alle prese con questo
rompicapo?“.
Giudice di Pace. Ed ecco invece che cosa bisognerebbe fare: “Entro 30 giorni dalla notifica, bisogna subito ricorrere al giudice di pace“. Prima fregatura: “Grazie al governo Berlusconi bisogna versare il contributo unificato, da 37 a 200 euro”. Postilla: “Al
giudice bisogna subito chiedere una sospensiva per evitare l’iscrizione
di ipoteca su un immobile o su una macchina, le cosiddette ‘ganasce
amministrative’”. Drammatica subordinata: “Da tre anni a questa parte, molti clienti arrivano qui senza sapere di avere già la casa ipotecata”. Esempio: “Una
mia cliente, Anna Aurizzi, una persona già in difficoltà , ha avuto una
cartella esattoriale per il mancato pagamento della mensa scolastica.
Dopo che con le maggiorazioni era lievitata a 4.000 euro, abbiamo
scoperto che le avevano già ipotecato la casa. Il fatto incredibile è
che questo provvedimento è illegittimo per una sentenza della Cassazione
a sezioni unite, per debiti inferiori a 8.000 euro. Lo avevano fatto lo
stesso“. Cancellazione. Morale della favola: “Anna, che non lo
sapeva, otterrà ragione. Ma intanto sono passati già quattro anni senza
che arrivasse la sentenza. E così quella casa lei non la può vendere“. Istruzioni per l’uso: “Bisogna
sapere che si possono sempre contestare le cartelle con sanzioni
amministrative per le maggiorazioni. Il più delle volte un avvocato può
dimostrare che sono illegittime”.
Notifiche. Altro consiglio decisivo: “In
molti casi i comuni sono in torto formale per difetti di notifica. Ecco
perché bisogna chiedere al proprio avvocato di controllare la notifica
dell’atto da cui ha avuto origine la cartella. In tre casi su quattro
non ci sono firme e la notifica non è avvenuta. Il che lede il diritto
del cittadino di potersi difendere o scegliere di pagare“. Ultima considerazione: “C’è
una legge sulla trasparenza degli atti amministrativi che viene quasi
sempre ignorata. Resistere a Equitalia, quindi, non vuol dire combattere
la legge, ma chiedere che sia applicata“.
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