La prova dei movimenti è riuscita. Trentamila al
corteo che si conclude sotto la Bce. Soggetti e movimenti europei
trovano un discorso comune e provano a progettare un'alternativa alla
crisi
Editoriale di Atenei in Rivolta. Sul suo sito, la cronaca di tutte le tre giornate di Blockocupy.
La polizia non è riuscita nel suo intento intimidatorio. La
repressione, i "daspo" e gli arresti degli scorsi giorni non hanno
impedito la riuscita della manifestazione europea indetta dal movimento
Blockupy. Oltre 30.000 persone provenienti da tutta Europa hanno sfilato
per le vie di Francoforte. Un fiume di gente ha circondato l'intera
city finanziaria per poi terminare il corteo proprio sotto la Bce. Un
corteo pacifico ma determinato a non cadere nelle provocazioni della
polizia, anche oggi schierata con migliaia di agenti che circondavano su
entrambi i lati l'intera manifestazione. Un corteo radicale, capace di
arrivare fin sotto la Bce e di esprimere chiaramente l'opposizione alle
politiche di austerity portate avanti dai governi europei.
Lo spezzone più numeroso del corteo è certamente stato quello del blocco anticapitalista, spezzone al quale ha partecipato anche la delegazione italiana di Atenei in Rivolta e di Rivolta il Debito
insieme ad altre organizzazioni ed attivisti di vari paesi europei. Uno
spezzone che nei contenuti ha attaccato il cuore del sistema economico
capitalistico e che si è fermamente opposto al pagamento di quella parte
di debito odiosa e illegittima.
La manifestazione di oggi è stata il coronamento di una tre giorni di mobilitazione
che, nonostante le tante difficoltà, è stata un vero e proprio
successo. Una prova di maturità per le realtà di movimento europee che
per la prima volta hanno sperimentato analisi e pratiche condivise e
totalmente autodeterminate su un terreno concreto di lotta comune. Una
mobilitazione che fin da subito ha creato un filo diretto con quella di
Occupy negli Usa.
A Francoforte si è aperta una possibilità. La
possibilità di costruire una dimensione europea ed internazionale di
movimento. Una rete che possa collegare le tante lotte sociali che
resistono alla crisi e alle politiche di austerity e che
contemporaneamente possano immaginare e costruire una società diversa e
migliore di questa.
Quanto è avvenuto a Francoforte è un patrimonio che non può essere disperso ma che va immediatamente messo a disposizione di un processo che rilanci le mobilitazioni nei territori con una nuova prospettiva internazionale.
Quanto è avvenuto a Francoforte è un patrimonio che non può essere disperso ma che va immediatamente messo a disposizione di un processo che rilanci le mobilitazioni nei territori con una nuova prospettiva internazionale.
A partecipare alle giornate indette da Blockupy sono stati
soprattutto giovani, studenti e studentesse, precari e precarie
provenienti da tutta Europa. Come negli Usa con Occupy, come nelle
rivolte arabe, questa fase di crisi è contrassegnata anche da una vera e
propria generazione in rivolta. Una generazione per la quale il
presente ed il futuro sono sempre più precari ed incerti. Una
generazione che in questi anni ha capito che la ricchezza ed il
benessere diffuso promessi dalla globalizzazione e dall'ideologia
neoliberista non erano altro che vere e proprie illusioni. L'illusione è
finita ed i giovani si ribellano.
Si ribellano nei confronti di un sistema che li vede esclusi da ogni processo decisionale. Non si identificano nei partiti, troppo distanti dai loro reali bisogni e troppo spesso complici di questa crisi e delle politiche di austerity. Non trovano rappresentanza nel sindacato tradizionale, ancora incapace di affrontare le sfide che le trasformazioni del mercato del lavoro gli impone. Ma nonostante questo non stanno a guardare, si auto-organizzano e si auto-rappresentano, scendono in piazza e sperimentano nuove forme di politica, di protesta, di organizzazione e di sciopero.
La costruzione di una società alternativa a questa è già cominciata.
Si ribellano nei confronti di un sistema che li vede esclusi da ogni processo decisionale. Non si identificano nei partiti, troppo distanti dai loro reali bisogni e troppo spesso complici di questa crisi e delle politiche di austerity. Non trovano rappresentanza nel sindacato tradizionale, ancora incapace di affrontare le sfide che le trasformazioni del mercato del lavoro gli impone. Ma nonostante questo non stanno a guardare, si auto-organizzano e si auto-rappresentano, scendono in piazza e sperimentano nuove forme di politica, di protesta, di organizzazione e di sciopero.
La costruzione di una società alternativa a questa è già cominciata.
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