Equitalia
dimentica di pagare le tasse. Ma non riceverà alcuna ingiunzione di
pagamento con minaccia di fermo amministrativo, di ipoteca sugli
immobili o di sequestro sullo stipendio di Befera: queste sono cose che
rischiano solo i cittadini ovvero i sudditi, non gli oligarchi. E poi ci
troviamo in un caso da comma 22 nel quale Equitalia in quanto esattore
per conto dell’Ama di Roma dovrebbe fare un ingiunzione a stessa.
Infatti la tassazione evasa riguarda due casi di mancato pagamento della
tassa rifiuti: un bel contenzioso che ammonta a 200 mila euro e per il
quale bisognerebbe mettere un’ipoteca sulla sede centrale o il fermo
amministrativo sulle auto blu dei dirigenti .
Ma non avverrà: Equitalia sarà molto comprensiva con se stessa ne
siamo assolutamente certi. E nemmeno aspetterà troppo a richiedere a se
stessa il pagamento per far crescere a dismisura gli interessi e la
propria “parcella”.
Questa narrazione pirandelliana, scritta nella
realtà, mostra benissimo quale sia il fulcro dell’attività di esazione:
non l’evasione, ma semplicemente l’infierire sui ritardi di pagamento,
sulle dimenticanze o sulle difficoltà. Un sistema di pressione e di
ricatto con cui uno stato iniquo e poco intenzionato a combattere per
davvero evasione ed elusione fa la faccia feroce per racimolare soldi
sui debiti in chiaro e non sulle attività elusive, sui fondi neri, sul
reddito nascosto.
L’insistente parlare di evasione è più un modo per rivestire l’opera
di Equitalia di un’etica posticcia necessaria a far digerire i metodi
poco civili che usa oltre che i guadagni non indifferenti che da questi
derivano al cravattaro nazionale. E recentemente per coprire gli affari
opachi che crescono come funghi al margine di queste prassi. Altro che
etica, Equitalia è in realtà la spia accesa di un rapporto malato tra
cittadini e stato nelle sue varie articolazioni, l’altra faccia della
medaglia di una corruttela diffusa della classe dirigente che cerca
l’alibi della severità. Con gli altri naturalmente.
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