venerdì 11 maggio 2012

Premiata ditta Terzo Pollo di Matteo Pucciarelli, Micromega

Direttamente sulle vostre tv, sulle vostre coscienze e sulle vostre interviste da dirigenti del Pd, ecco le fantastiche avventure del Terzo Polo (o Pollo, che dir si voglia).
Composto da quattro noti e vincenti volti puliti della politica – Casini, Fini, Rutelli e Lombardo – è un’entità conosciuta ai più: mescola democristianesimo spinto, attitudine spropositata alla prostituzione politica, golosità abnorme per le poltrone e forte predilezione soprattutto al sud per il riciclaggio di voltagabbana e votoscambisti di professione. Per questo piace così tanto al Pd.
Senza il Terzo Polo sul comodino, D’Alema non prende sonno.
Bersani ne loda la capacità di governo e l’affidabilità: infatti sta parlando di Rutelli, quello che se n’è andato dal suo partito poco tempo fa portandosi dietro mezza cassa della Margherita.
Poi c’è Boccia, uno che ha cominciato a perdere le elezioni in prima media, quando si doveva designare il capoclasse: è il piddino ultrà dell’alleanza con il Terzo Polo. Tutte le sue analisi e strategie politiche sono state sconfessate sin da quando venne alla luce, eppure viene regolarmente invitato in televisione a parlare del vuoto spaziale che lo circonda.
E come scordarci di Fioroni? Giorni fa, con Andreotti in ospedale, ha twittato: «al gemelli struttura che tanto a seguito nn poteva trovare mani migliori forza ancora una volta stupiscici». Cosa volesse dire, lo sa solo lui. Comunque sia, un tweet da statista. La qualità si intravede, da qualche parte.
Terzo Pollo, dicevamo. Casini se la tira da quattro anni, e prima poi se la strapperà. Le ultime elezioni hanno premiato la sua strategia, e infatti ha commentato: «I moderati sono sotto un cumulo di macerie». Per questo il Pd continua a cercarli.
Fini, dopo la storia della casa di Montecarlo, è sparito dalla circolazione. Pare stia ancora cercando di chiarire col cognato. Ha affidato il partito a Italo Bocchino, i risultati si vedono: Fli è diventato un ricettacolo versione mignon di nostalgici di An, che a sua volta era un ricettacolo di nostalgici dell’Msi, che a sua volta era un ricettacolo di nostalgici d’altro. Fli venne fondata tra le note di Morricone – insulto – e soprattutto con le parole recitate di Luca Barbareschi, che ora ha fatto la fine del superjet di ieri in Indonesia: sparito dai radar, dopo aver abbandonato Fli ovviamente.
Rutelli presenzia continuamente nei talk show in rappresentanza del partito-ex pompa di benzina Api, che a San Giorgio a Cremano – ha gioito in vari salotti tv – ha raggiunto ben il 7 per cento. La riscossa dei Lusi-tani parte da lì. Il famoso laboratorio San Giorgio a Cremano.
Poi c’è Lombardo, che si tiene stretta stretta la poltrona di presidente della regione Sicilia ben cosciente che se la molla un attimo, finisce in cella con Cuffaro. Resta lì aiutato – come sempre – da un lungimirante Pd. Il quale a Palermo non sosteneva il candidato di rottura (Orlando), e infatti il Moderno e Grande partito del Centrosinistra ha preso il 7 per cento (come l’Api a San Giorgio a Cremano!).
Il quadro è questo, ed è elettrizzante. Nel Pd, una dirigenza illuminata continua a domandarsi se davvero Di Pietro, Vendola, Ferrero e Bonelli sianno personaggi affidabili per governare. Conciliaboli lunghi ore, «cazzo ma se mettiamo un verde ministro dell’Ambiente non è che si mette per davvero a fare l’ecologista?»; Letta angosciato, «con un comunista ministro del Lavoro questi si mettono a difendere i lavoratori!»; Gentiloni, affranto, profetizza: «Guardate che con un dipietrista alla Giustizia i cialtroni vanno in galera», e intanto i colleghi di partito si toccano le palle.
Continueranno così, con le alchimie di palazzo. Con parole vuote, senza uno straccio di programma o coalizione. A menarsela tra notabili e vecchi miglioristi senza udito, mentre fuori Grillo urla. Che stavolta ha ragione: continuate pure così, e prenderà il 100 per cento.

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