Mobilitazioni
l'8 e il 9 giugno "con scioperi, presidi, manifestazioni e blocchi in
tutta Italia". E' finita con questa indicazione l'assemblea
autoconvocata all'Ambra Jovinelli questra mattina. La piattaforma,
approvata all'unanimità dall'assemblea nazionale dei delegati di diverse
organizzazioni sindacali conflittuali, in prevalenza aderenti all'Usb
ed alla Rete 28 aprile, prevede la difesa dell'articolo 18 con "il
blocco dei licenziamenti" alla richiesta di "abolizione di tutte le
forme contrattuali precarie"; il "ripristino di una scala mobile dei
salari e delle pensioni per tutelarli dalla nuova inflazione" ad una
"politica fiscale di forti sgravi sul lavoro dipendente e sulle pensioni
compensati dall'aumento della progressività delle aliquote e da una
patrimoniale sulle rendite e sulle ricchezze". L'assemblea ha ha visto
la partecipazione di oltre 500 delegati. Ben 28 gli Interventi, fa cui
quello di Pierpaolo Leonardi per la USB e Giorgio Cremaschi della Rete
28 aprile nella Cgil, che hanno dato il pieno sostegno da parte delle
loro organizzazioni alle iniziative assunte dall'assemblea.
“Non possiamo più continuare così” è stato l'appello, che è di disperazione (quella dei lavoratori e dei precari) ma anche di speranza (perché tenta di aggregare e ricomporre le lotte e i conflitti che attraversano il Paese). L'assemblea è stato un grande successo di partecipazione. remita, e prendono la parola decine di delegati, operai, licenziati, esodati, precari e studenti. Il malcontento è forte: contro Monti e Fornero “che stanno via via smantellando tutti i diritti dei lavoratori fino a renderli tutti licenziabili e precari”, ma anche contro le forze di centro-sinistra “che hanno scelto di stare dalla parte dei padroni”. Ma soprattutto, in quasi tutti gli interventi, è percepibile lo scontro con la Cgil, che un delegato arriva a definire “un’anomalia, perché in questo momento fa da tappo rispetto al conflitto”. L’atteggiamento di Susanna Camusso, e di gran parte del maggior sindacato italiano, rispetto alla riforma del lavoro, così come sulla questione dell’articolo 18, non piace e delude. Delude la scelta di aver indetto una mobilitazione per il 2 giugno, giorno di festa nazionale.
Per Giorgio Cremaschi lo scontro con la Cgil è frontale; riferendosi alla Cgil afferma: “in questi giorni si parla molto dei ‘palazzi’, ma c’è un palazzo sindacale inutile che il 2 giugno farà un’inutile manifestazione. Non avere il coraggio di difendere l’articolo 18 resterà una macchia indelebile nell’attuale classe dirigente della Cgil”. Cremaschi parla poi di Monti e di Grecia: “Monti si augura che in Grecia non vincano i partiti cosiddetti ‘estremi’, ovvero quelli che non accettano il Memorandum ( piano di austerita' di Ue, Fmi e Bce, Ndr.), perché sa che potrebbero contagiare tutta l’Europa. Io gli dico: viva la lotta di liberazione del popolo greco, portiamo in Italia la lotta del popolo greco”. L’obiettivo dell’assemblea autoconvocata è di creare un movimento unitario con le forze, sindacali e non, che ci stanno, che hanno un’altra idea di società e di uscita dalla crisi; il traguardo, come conclude Cremaschi, “deve essere un movimento sindacalista antagonista e unitario”. Il messaggio è chiaro: la lotta sindacale dal basso, con o senza Cgil e Fiom, ha tutte le carte in regola per fare paura a questo governo, così come a chi vuole applicare il modello Marchionne a tutti i lavoratori. Ora occorre aggregare e ricucire il conflitto di classe.
“Non possiamo più continuare così” è stato l'appello, che è di disperazione (quella dei lavoratori e dei precari) ma anche di speranza (perché tenta di aggregare e ricomporre le lotte e i conflitti che attraversano il Paese). L'assemblea è stato un grande successo di partecipazione. remita, e prendono la parola decine di delegati, operai, licenziati, esodati, precari e studenti. Il malcontento è forte: contro Monti e Fornero “che stanno via via smantellando tutti i diritti dei lavoratori fino a renderli tutti licenziabili e precari”, ma anche contro le forze di centro-sinistra “che hanno scelto di stare dalla parte dei padroni”. Ma soprattutto, in quasi tutti gli interventi, è percepibile lo scontro con la Cgil, che un delegato arriva a definire “un’anomalia, perché in questo momento fa da tappo rispetto al conflitto”. L’atteggiamento di Susanna Camusso, e di gran parte del maggior sindacato italiano, rispetto alla riforma del lavoro, così come sulla questione dell’articolo 18, non piace e delude. Delude la scelta di aver indetto una mobilitazione per il 2 giugno, giorno di festa nazionale.
Per Giorgio Cremaschi lo scontro con la Cgil è frontale; riferendosi alla Cgil afferma: “in questi giorni si parla molto dei ‘palazzi’, ma c’è un palazzo sindacale inutile che il 2 giugno farà un’inutile manifestazione. Non avere il coraggio di difendere l’articolo 18 resterà una macchia indelebile nell’attuale classe dirigente della Cgil”. Cremaschi parla poi di Monti e di Grecia: “Monti si augura che in Grecia non vincano i partiti cosiddetti ‘estremi’, ovvero quelli che non accettano il Memorandum ( piano di austerita' di Ue, Fmi e Bce, Ndr.), perché sa che potrebbero contagiare tutta l’Europa. Io gli dico: viva la lotta di liberazione del popolo greco, portiamo in Italia la lotta del popolo greco”. L’obiettivo dell’assemblea autoconvocata è di creare un movimento unitario con le forze, sindacali e non, che ci stanno, che hanno un’altra idea di società e di uscita dalla crisi; il traguardo, come conclude Cremaschi, “deve essere un movimento sindacalista antagonista e unitario”. Il messaggio è chiaro: la lotta sindacale dal basso, con o senza Cgil e Fiom, ha tutte le carte in regola per fare paura a questo governo, così come a chi vuole applicare il modello Marchionne a tutti i lavoratori. Ora occorre aggregare e ricucire il conflitto di classe.
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