lunedì 21 maggio 2012

Proposte per la gestione dei rifiuti in Umbria - Cittadini in Rete - Umbria


Cittadini in Rete - Umbria


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Proposte per la gestione dei rifiuti in Umbria

Premessa

Il Piano Regionale Gestione Rifiuti (PRGR) adottato nel 2009 aveva come obiettivi il raggiungimento della raccolta differenziata del 65% entro il 2012, con una stima di produzione totale di 592.000 t/anno di rifiuti urbani. Secondo lo scenario adottato dal piano 175.000t/a di rifiuti urbani provenienti dai sistemi di raccolta urbana (136.000t/a sovvallo secco + 27.000 t/a scarto RD + 10.000t/a scarto compostaggio) dovrebbero essere avviate al trattamento termico per il recupero di energia assieme a 75.000 t/a di rifiuti speciali con elevato potere calorifero (plastica e carta). Il piano prevede l’avvio nel 2013 di un impianto di trattamento termico con una capacità di 250.000 t/a a servizio degli ATI 1, 2 e 3, e la riaccensione dell’inceneritore di Terni a servizio dell’ATI 4.
I dati ufficiali più recenti affermano che in Umbria nel 2011 è stata raggiunta una raccolta differenziata del 38%, ben lontana quindi dagli obiettivi fissati dal piano. Al contempo c’è stata una consistente riduzione nella produzione totale di rifiuti urbani: 66.000t/a in meno rispetto alle 580.000t/a previste dallo scenario obiettivo per il 2011 (pag 200 PRGR). Tale consistente riduzione è da imputare verosimilmente agli esiti dalla attuale crisi economica piuttosto che all’applicazione di reali politiche di riduzione dei rifiuti.

La proposta

Anche sulla base di questi dati, le associazioni, comitati e movimenti riuniti in “Cittadini in Rete - Umbria”, individuano nell’adozione della strategia rifiuti zero l’unica modalità di gestione rifiuti che garantisce al contempo sostenibilità ambientale ed economica, salubrità e capacità di aumentare posti di lavoro. Essa ha inoltre il pregio di far ricadere direttamente sui cittadini i benefici economici derivanti dalla drastica riduzione del ricorso alla discarica, nonché ridurre notevolmente il pericolo di infiltrazioni mafiose nel settore dei rifiuti.

La strategia Rifiuti Zero è un modo che permette di gestire i rifiuti riducendo al massimo, al limite annullandolo, il ricorso alla discarica. Questo obiettivo si ottiene sia riducendo la produzione dei rifiuti “alla fo nte” sia massimizzando il recupero della materia da reinserire nei cicli produttivi.

Nella strategia Rifiuti Zero il concetto di “rifiuto” è sostituito da quello di “materia seconda”, che conserva ancora gran parte del valore economico delle materie prime di provenienza.
Oramai da diversi anni questo metodo è stato adottato in molte parti del mondo, nei più svariati contesti sociali ed urbanistici. In Italia, dopo la brillante esperienza del comune di Capannori (RD 87%, 45.000 abitanti) hanno ufficialmente aderito alla strategia Rifiuti Zero altri 71 comuni sparsi in tutto il territorio nazionale per un totale di oltre 2,2 milioni di abitanti italiani.

La strategia Rifiuti Zero in Umbria

Anche se al momento nessuna Regione italiana ha adottato un Piano Gestione Rifiuti che punta espressamente alla strategia Rifiuti Zero, vogliamo qui mostrare ciò che concretamente si potrebbe ottenere nella nostra regione, tenendo a mente che il PRGR prevede, nonostante il trattamento termico, di ricorrere ugualmente alla discarica per smaltire circa 66.000t/a di rifiuti non combustibili e scorie di combustione prodotte.
Partendo dal dato reale (2011) di 514.000t/a di rifiuti, con una Raccolta Differenziata dell’85% la produzione di rifiuti indifferenziati da smaltire in discarica, dopo stabilizzazione meccanico/biologica, ammonterebbe a solo 46.000 t/a, quantitativo decisamente inferiore alle scorie prodotte dall’inceneritore. Con un quantitativo così basso le attuali discariche umbre durerebbero per decenni senza bisogno di ulteriori ampliamenti.
Tuttavia, invece che smaltire tale residuo nelle discariche, e in attesa che le aziende produttive entrino in sintonia con la cultura del riciclo occupandosi del fine vita dei propri manufatti, potrebbe essere trasformato in materiale edile od altro con il cosiddetto “sistema Vedelago”. Quest’ultimo, riconosciuto e premiato nel 2010 dall’Unione Europea, è capace di trattare i rifiuti prodotti da oltre un milione di cittadini adottando delle tecnologie con le quali è possibile separare e riciclare il 99% di tutte le frazioni secche dei rifiuti urbani e assimilati. Il costo dell’impiantistica si aggira in circa 8 milioni di euro, risulta relativamente basso soprattutto se paragonato a quello degli impianti di trattamento termico. Ciò ha fatto si che il “sistema Vedelago” sia stato adottato in molte aziende simili presenti in Gran Bretagna, Olanda, Francia, Spagna, Germania, India, Austria. In Italia sarà presto attivato un impianto analogo anche in Sardegna.
Il seguente schema esemplifica una possibile gestione regionale dei rifiuti senza ricorso a nessun tipo di trattamento termico o discariche. Conta invece di utilizzare la capacità di trattamento degli impianti di stabilizzazione meccanica/biologica già esistenti nella nostra regione (Casone, Le Crete e Ponte Rio).


Spingere al massimo la raccolta differenziata

Attualmente il sistema di raccolta porta a porta, l’unico che garantisce buone percentuali di RD, è stato adottato in diverse realtà umbre, con diverse modalità e organizzazioni. Alcuni comuni hanno raggiunto risultati discreti, altri sono ancora molto indietro rispetto agli obbiettivi regionali. Nel comune di Perugia il sistema di raccolta porta a porta è stato adottato “a macchia di leopardo” con l’obiettivo limitante di raggiungere il 70% della popolazione, per cui complessivamente il capoluogo umbro ancora non brilla tra quelli più virtuosi. Tuttavia nei quartieri o frazioni di Perugia raggiunti dal sistema di raccolta porta a porta si registrano valori di raccolta differenziata compresi tra il 78-88% (dati 2012 forniti dall’assessore Pesaresi).
Le esperienze dei comuni italiani che hanno adottato il sistema di tariffazione puntuale dimostrano che è possibile spingere la raccolta differenziata a livelli eccellenti, ben oltre l’80%. Estendendo questa misura, peraltro già prevista nel piano ma fino ad ora mai applicata, a tutti i comuni, la nostra regione non avrebbe alcuna difficoltà a raggiungere in poco tempo livelli di Raccolta Differenziata in linea con la strategia rifiuti zero.

Non è necessario riscrivere completamente il piano regionale

Tra i vari scenari considerati nel piano, la strategia Rifiuti Zero (già nota fin dagli anni ’90) non è stata neanche presa in considerazione, anche se essa è perfettamente in linea con le direttive europee in materia di rifiuti. Tuttavia è rilevante sottolineare che molte delle azioni da mettere in campo ai fini della adozione della strategia Rifiuti Zero sono già previste dall’attuale PRGR, come le misure per la riduzione dei rifiuti, l’adozione della tariffazione puntuale e l’estensione al 100% della popolazione del sistema di raccolta porta a porta, per citare alcune delle misure, purtroppo in gran parte non attuate.
Non c’è dubbio che, per operare un radicale cambiamento culturale, l’adozione di questa strategia necessita innanzitutto di una uscita dalla forma di rappresentatività democratica attraverso delega verso un sentito e profondo coinvolgimento partecipativo di tutti i cittadini. Riferirsi a forme concrete e collaudate di Democrazia Partecipativa diventa un obbligo per garantire ossigeno e sopravvivenza al modello democratico oltre che una irripetibile opportunità per la regione Umbria di riposizionarsi, come felicemente ed efficacemente in passato, alla guida dell’innovazione e della sperimentazione politico-sociale del paese. Operare questo passaggio a partire dalla gestione dei rifiuti potrebbe finalmente indicare una via per l’uscità da una società dei consumi eccessiva, deformante e patogena rifiutando al contempo la formula, obsoleta e stantia, del rischio di salute da accettarsi in relazione al mantenimento di un certo stato di “benessere” apparente (società del rischio).
La seguente tabella riassume obiettivi e azioni che riteniamo debbano essere messi in campo dagli enti locali per orientare l’Umbria verso la strategia Rifiuti Zero. La regione dell’Umbria, in particolare, avrebbe il compito prioritario di indirizzare politicamente gli enti locali ad offrire in partecipazione ai cittadini le scelte e gli orientamenti verso la strategia Rifiuti Zero; nonché predisporre appositi dispositivi di legge per facilitarne l’attuazione. Se ciò avvenisse l’Umbria sarebbe non solo la prima regione italiana ad adottare la Strategia Rifiuti Zero ma anche quel laboratorio partecipativo capace di dare i risultati virtuosi di cui il paese ha
bisogno per ricollocare il modello democratico al centro degli obiettivi della politica.


Obiettivo Azione
Favorire la partecipazione competente dei cittadini alle scelte ed agli orientamenti politico economici attraverso specifiche Tecnologie della Partecipazione Istituire un tavolo pubblico con rappresentanti di associazioni, società scientifiche, ordini professionali, agenzie di pubblico interesse, fondazioni…al fine di individuare quali tecnologie della comunicazione partecipativa sia o siano più opportunamente calibrate per il massimo coinvolgimento dei residenti nei diversi territori: quali le proposte e quali i referenti, con esperienza sul campo, siano reclutabili tra i residenti e selezionabili per competenza
Formazione/selezione di agenti di "Cittadinanza Scientifica", di "Cittadinanza Sociale", di "Cittadinanza Economica", di "Cittadinanza Legale" ecc. a seconda delle esigenze e competenze ritenute necessarie.

   
Favorire la raccolta differenziataObbligare i Comuni, enti pubblici e privati, con appositi dispositivi
di legge, ad:

Estendere la raccolta porta a porta al 100% della popolazione
Adottare la tariffazione puntuale per tutta la popolazione umbra; 
 Adottare una colorazione dei contenitori e criteri di raccolta unici per tutta la regione;
Prevedere consistenti riduzioni della TIA/TARSU alle famiglie che praticano il compostaggio domestico;
Obbligare gli esercizi privati aperti al pubblico (Bar, banche, assicurazioni ecc.) ad esporre contenitori differenziati per rifiuti;
Obbligare gli enti pubblici (Università, ASL, Aziende Ospedaliere, Scuole, Uffici della Regione, Provincia, Comuni) ad adottare la raccolta differenziata;
Istituire un centro di ricerca sui rifiuti che collabori coi produttori di beni materiali e studi strategie per ridurre imballaggi e aumentare la riciclabilità dei manufatti.
Estendere la raccolta porta a porta al 100% della popolazione
   
Nel rispetto dell’esito referendario,gestione dei rifiuti sia interamente pubblica così da garantire ai Comuni, in presenza di conferimento di qualità, il massimo realizzo di ricavi rapportati ai contributi previsti per la raccolta differenziata e assicurare alle aziende il maggior contenimento dei costi di conferimento dei residui prodotti.
 
Predisporre dei dispositivi di legge che favoriscano la nascita di
ASSOCIAZIONI per i SERVIZI AMBIENTALI della REGIONE dell’UMBRIA (ASARU), che potrebbero ottenersi con la FUSIONE DI TUTTE LE SOCIETÀ PUBBLICHE PRESENTI NELLA REGIONE: ASMVUS ESA SOGEPU a cui parteciperanno tutti i comuni della Regione in base a quote azionarie . Si potrebbe pensare anche ad una società regionale costituita da più consorzi: Alto Chiascio, Alto Tevere, Lago, Perugia, Foligno, Spoleto, Terni…) quindi come un associazione di enti pubblici consorziati ma che lavorano e producono in sinergia.
   
Chiudere il ciclo dei rifiuti senza
discariche e trattamento termico
Dotare e/o potenziare la regione delle seguenti strutture:
 
Piattaforma/e per compostaggio e biodigestore (produzione di Compost e Biometano)
Impianto per cernita del rifiuto secco (selezione dei rifiuti)
Impianto per la produzione della sabbia sintetica da estrusione
Officine di Riparazione e Riuso (coinvolgimento degli istituti tecnici)
Organizzazione per la rivendita su base nazionale ed estera del materiale riusabile/riciclato/riparato



Perugia, 16 maggio 2012

Cittadini in Rete

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