Ennesima provocazione dei sindacalisti del Coisp
sotto le finestre dell'ufficio dove lavora Patrizia Moretti, la madre di
Federico Aldrovandi, il giovane ucciso dalle botte di quattro
poliziotti che il 'sindacato' di polizia continua a difendere.
Di tutta la variegata galassia sindacale della polizia di Stato, il Coisp è la sigla che conta di meno. Per questo motivo i suoi dirigenti cercano visibilità con ogni mezzo, attraverso qualsiasi iniziativa la loro organizzazione riesca a concepire.
Da un po’ di tempo hanno deciso di concentrarsi su Ferrara e sulla vicenda Aldrovandi, e pur di ottenere qualche rigo in cronaca non esitano a sfruttare sfacciatamente la morte di Federico e a insultarne la memoria. Oltre che la madre.
Dopo il camioncino da ferramenta in giro per Ferrara, con il quale portavano la loro solidarietà ai quattro poliziotti che hanno massacrato di botte il 18enne ferrarese – e che sono stati condannati - dopo il presidio con tanto di applauso presso l’aula di tribunale dove si decidevano le sorti di Enzo Pontani, l’ultimo dei quattro per i quali il giudice ha deciso l’ingresso in prigione, questa mattina gli esponenti del Coisp hanno organizzato un sit-in direttamente sotto l’ufficio di Patrizia Moretti, la mamma di Federico Aldrovandi, impiegata presso il comune di Ferrara.
Si sono radunati in tarda mattinata in Piazza Savonarola e hanno srotolato i soliti striscioni di solidarietà ai quattro colleghi condannati. Una sfida. Una vera e propria provocazione che denota arroganza e insensibilità. Oltre che il ruolo ambiguo e assai poco sindacale di certe sigle il cui scopo principale sembra essere più quello di difendere l’impunità delle divise che si macchiano di crimini e abusi piuttosto che quello di difendere i diritti di chi lavora onestamente. Da qui la continua ricerca dello scandalo, della provocazione, della polemica.
Una provocazione così sfacciata, quella messa in scena stamattina sotto gli uffici di Patrizia Aldrovandi, che è intervenuto anche il sindaco di Ferrara, Tagliani, nel tentativo di far spostare i sindacalisti. Ma per tutta risposta è stato spintonato da uno dei poliziotti presenti e si è preso pure del ‘maleducato’ dall’europarlamentare di destra Potito Salatto.
Con grande coraggio e dignità, oltre che sofferenza, Patrizia Moretti ha deciso di scendere in piazza per esporre, con l’aiuto di due colleghe, la gigantografia del figlio martoriato.
Dopo gli insulti di rito da parte di un’anziana passante che urlava a Patrizia “vergogna, non l’hanno fatto apposta”, i poliziotti del Coisp si sono ammutoliti ed hanno abbassato lo sguardo. In silenzio. Così come dovrebbero rimanere, di fronte alla enorme e ingiustificata sofferenza generata dai loro colleghi responsabili della morte del giovane ferrarese e di tanti altri inermi e innocenti cittadini.
Di tutta la variegata galassia sindacale della polizia di Stato, il Coisp è la sigla che conta di meno. Per questo motivo i suoi dirigenti cercano visibilità con ogni mezzo, attraverso qualsiasi iniziativa la loro organizzazione riesca a concepire.
Da un po’ di tempo hanno deciso di concentrarsi su Ferrara e sulla vicenda Aldrovandi, e pur di ottenere qualche rigo in cronaca non esitano a sfruttare sfacciatamente la morte di Federico e a insultarne la memoria. Oltre che la madre.
Dopo il camioncino da ferramenta in giro per Ferrara, con il quale portavano la loro solidarietà ai quattro poliziotti che hanno massacrato di botte il 18enne ferrarese – e che sono stati condannati - dopo il presidio con tanto di applauso presso l’aula di tribunale dove si decidevano le sorti di Enzo Pontani, l’ultimo dei quattro per i quali il giudice ha deciso l’ingresso in prigione, questa mattina gli esponenti del Coisp hanno organizzato un sit-in direttamente sotto l’ufficio di Patrizia Moretti, la mamma di Federico Aldrovandi, impiegata presso il comune di Ferrara.
Si sono radunati in tarda mattinata in Piazza Savonarola e hanno srotolato i soliti striscioni di solidarietà ai quattro colleghi condannati. Una sfida. Una vera e propria provocazione che denota arroganza e insensibilità. Oltre che il ruolo ambiguo e assai poco sindacale di certe sigle il cui scopo principale sembra essere più quello di difendere l’impunità delle divise che si macchiano di crimini e abusi piuttosto che quello di difendere i diritti di chi lavora onestamente. Da qui la continua ricerca dello scandalo, della provocazione, della polemica.
Una provocazione così sfacciata, quella messa in scena stamattina sotto gli uffici di Patrizia Aldrovandi, che è intervenuto anche il sindaco di Ferrara, Tagliani, nel tentativo di far spostare i sindacalisti. Ma per tutta risposta è stato spintonato da uno dei poliziotti presenti e si è preso pure del ‘maleducato’ dall’europarlamentare di destra Potito Salatto.
Con grande coraggio e dignità, oltre che sofferenza, Patrizia Moretti ha deciso di scendere in piazza per esporre, con l’aiuto di due colleghe, la gigantografia del figlio martoriato.
Dopo gli insulti di rito da parte di un’anziana passante che urlava a Patrizia “vergogna, non l’hanno fatto apposta”, i poliziotti del Coisp si sono ammutoliti ed hanno abbassato lo sguardo. In silenzio. Così come dovrebbero rimanere, di fronte alla enorme e ingiustificata sofferenza generata dai loro colleghi responsabili della morte del giovane ferrarese e di tanti altri inermi e innocenti cittadini.
Ferrara. Una lettera al Coisp, e la risposta
Secondo il sindacato di polizia il sit in di ieri
sotto gli uffici dove lavora la madre di Federico Aldrovandi non era
diretto contro di lei. Serviva solo a denunciare che in Italia "nessuno
va in carcere per scontare sei mesi di pena per un delitto colposo. È
accaduto, caso unico, con dei poliziotti"...
Gentile Coisp,
da privata cittadina scrivo per esprimere tutta la mia indignazione per quanto accaduto oggi a Ferrara.
Non so come la pensiate voi, ma a me risulta che la polizia dovrebbe essere preposta a garantire il rispetto della legge. E la legge in questo caso ha stabilito una condanna in via definitiva per quelli che affettuosamente chiamate Luca, Paolo, Monica ed Enzo, i quattro poliziotti colpevoli – COLPEVOLI – dell’omicidio di Federico Aldrovandi.
La scena che è avvenuta oggi è a dir poco oscena, perché dimostra una strafottenza verso quelle Istituzioni verso cui prestate fedeltà e servizio. Come si fa a fidarsi di voi, se nemmeno voi vi fidate di quanto stabilisce la legge?
La notizia sta facendo il giro dei media e posso assicurarvi che nessuno vi difende, nessuno è dalla vostra parte.
Mi piacerebbe vivere in uno stato di diritto, dove chi sbaglia paga e dove la polizia non è una forza estranea alla società civile, popolata da gente malsana di cui aver paura. La vorrei al mio fianco, non a protestare sotto un balcone di una madre che ha perso un figlio e che merita il rispetto a prescindere. Perché al dolore non può aggiungersi altro di brutto.
Quando in Italia succedono cose gravi come queste, mi viene in mente quella volta a Bali, ero in taxi, e la polizia mi fermò. Il poliziotto mi buttò un sacchetto di polvere bianca sul sedile e mi disse che se non volevo essere processata (e magari, perché no, anche condannata a morte) per il possesso di droga, dovevo dar subito dei soldi.
Cosa che feci, nell’assoluta noncuranza del tassista che quanto meno mi portò a destinazione. Sospirai, devo ammetterlo, per lo scampato pericolo e perché pensai subito dopo, per fortuna l’Italia non è così, per fortuna il mio Paese è altro rispetto a questo.
Oggi invece mi fate paura allo stesso modo, e semmai ve ne rendiate conto, quel che vi dico è l’accusa più grave che un cittadino possa rivolgervi.
In attesa di una risposta,
cordialmente
Paola Manduca
Di seguito la risposta da part del sindacato di polizia Coisp
Gentile signora Paola.
La ringrazio della sua mail.
Esiste una sola verità: NOI NON VOLEVANO MANIFESTARE CONTRO LA SIGNORA MORETTI E RECARLE ALTRO DOLORE.
La perdita di un figlio comporta un dolore aberrante ed ingiusto. Non volevano aggiungere altro dolore. La nostra manifestazione voleva solo mettere in luce che in Italia nessuno va in carcere per scontare sei mesi di pena per un delitto colposo. È accaduto, caso unico, con dei poliziotti. La legge quindi non è uguale per tutti. Non critichiamo la sentenza di condanna a tre anni e sei mesi di reclusione.
Il resto è una e una degenerazione delle cose.siamo disposti a sanare un dolore ulteriore, ma da noi non volutamente causato, recato alla signora Moretti.
Grazie per averci permesso di dare la nostra versione dei fatti.
Gentile Coisp,
da privata cittadina scrivo per esprimere tutta la mia indignazione per quanto accaduto oggi a Ferrara.
Non so come la pensiate voi, ma a me risulta che la polizia dovrebbe essere preposta a garantire il rispetto della legge. E la legge in questo caso ha stabilito una condanna in via definitiva per quelli che affettuosamente chiamate Luca, Paolo, Monica ed Enzo, i quattro poliziotti colpevoli – COLPEVOLI – dell’omicidio di Federico Aldrovandi.
La scena che è avvenuta oggi è a dir poco oscena, perché dimostra una strafottenza verso quelle Istituzioni verso cui prestate fedeltà e servizio. Come si fa a fidarsi di voi, se nemmeno voi vi fidate di quanto stabilisce la legge?
La notizia sta facendo il giro dei media e posso assicurarvi che nessuno vi difende, nessuno è dalla vostra parte.
Mi piacerebbe vivere in uno stato di diritto, dove chi sbaglia paga e dove la polizia non è una forza estranea alla società civile, popolata da gente malsana di cui aver paura. La vorrei al mio fianco, non a protestare sotto un balcone di una madre che ha perso un figlio e che merita il rispetto a prescindere. Perché al dolore non può aggiungersi altro di brutto.
Quando in Italia succedono cose gravi come queste, mi viene in mente quella volta a Bali, ero in taxi, e la polizia mi fermò. Il poliziotto mi buttò un sacchetto di polvere bianca sul sedile e mi disse che se non volevo essere processata (e magari, perché no, anche condannata a morte) per il possesso di droga, dovevo dar subito dei soldi.
Cosa che feci, nell’assoluta noncuranza del tassista che quanto meno mi portò a destinazione. Sospirai, devo ammetterlo, per lo scampato pericolo e perché pensai subito dopo, per fortuna l’Italia non è così, per fortuna il mio Paese è altro rispetto a questo.
Oggi invece mi fate paura allo stesso modo, e semmai ve ne rendiate conto, quel che vi dico è l’accusa più grave che un cittadino possa rivolgervi.
In attesa di una risposta,
cordialmente
Paola Manduca
Di seguito la risposta da part del sindacato di polizia Coisp
Gentile signora Paola.
La ringrazio della sua mail.
Esiste una sola verità: NOI NON VOLEVANO MANIFESTARE CONTRO LA SIGNORA MORETTI E RECARLE ALTRO DOLORE.
La perdita di un figlio comporta un dolore aberrante ed ingiusto. Non volevano aggiungere altro dolore. La nostra manifestazione voleva solo mettere in luce che in Italia nessuno va in carcere per scontare sei mesi di pena per un delitto colposo. È accaduto, caso unico, con dei poliziotti. La legge quindi non è uguale per tutti. Non critichiamo la sentenza di condanna a tre anni e sei mesi di reclusione.
Il resto è una e una degenerazione delle cose.siamo disposti a sanare un dolore ulteriore, ma da noi non volutamente causato, recato alla signora Moretti.
Grazie per averci permesso di dare la nostra versione dei fatti.
Il ministro col cancellino
di Ipazia
Il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri non adotterà
alcun provvedimento disciplinare contro gli agenti di polizia che ieri,
a Ferrara, hanno inscenato un sit-in intimidatorio sotto l'ufficio dove
lavora Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi, ucciso da alcuni
"colleghi".
"Episodio grave, da stigmatizzare, ma nessun provvedimento. Resta un giudizio morale assolutamente negativo".
Il ministro della polizia, prefetto di carriera, ha evidenti problemi con la logica: se un atto è "grave", va sanzionato. Se non lo si sanziona, lo si considera in realtà quasi uno scherzo, un evento da cancellare nel ricordo.
In questo secondo caso - visto che di un ministro vanno giudicati gli atti e non le parole - avrebbe problemi anche con la morale, oltre che con la logica.
"Episodio grave, da stigmatizzare, ma nessun provvedimento. Resta un giudizio morale assolutamente negativo".
Il ministro della polizia, prefetto di carriera, ha evidenti problemi con la logica: se un atto è "grave", va sanzionato. Se non lo si sanziona, lo si considera in realtà quasi uno scherzo, un evento da cancellare nel ricordo.
In questo secondo caso - visto che di un ministro vanno giudicati gli atti e non le parole - avrebbe problemi anche con la morale, oltre che con la logica.
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