Fregatura? No grazie
di Laura Pavesi, Umbrialeft.it
Secondo un recente e clamoroso studio realizzato in Germania, molti
elettrodomestici e numerosi oggetti di uso quotidiano sarebbero
programmati dai produttori stessi per rompersi velocemente, ma solo dopo
la scadenza del periodo di garanzia, che, almeno per gli apparecchi
elettrici, corrisponde a 2 anni dalla data di acquisto.
L'interessante report si intitola “Geplante Obsoleszenz -
Entstehungsursachen - Konkrete Beispiele – Schadensfolgen –
Handlungsprogramm” (“Obsolescenza programmata – Analisi delle cause -
Esempi concreti - Conseguenze negative – Manuale operativo”) ed è stato
commissionato dal gruppo parlamentare tedesco Verdi-Bündnis90 e
realizzato da Stefan Schridde, esperto in Business Administration, e
Christian Kreiss, docente di Business Management all'Università di Aalen
(Germania meridionale).
I due esperti hanno esaminato oltre 20 prodotti definiti “di massa”,
cioè di uso estremamente comune, ed hanno analizzato le varie strategie
attraverso le quali i produttori pianificano a tavolino questa
obsolescenza “precoce”.
Tra gli elettrodomestici, ad esempio, vengono analizzate le stampanti
a getto di inchiostro. Dopo aver effettuato un numero (prestabilito a
monte) di alcune migliaia di pagine, sul display delle stampanti compare
una scritta che indica la “necessità” di una riparazione, mentre in
realtà, riuscendo ad azzerare il “contatore” che legge il numero di
pagine stampate, l'apparecchio funziona ancora perfettamente.
Esaminando le lavatrici, invece, gli studiosi hanno scoperto che,
troppo spesso, le barre di riscaldamento degli apparecchi vengono
realizzate con leghe e/o metalli che si arrugginiscono molto facilmente.
Così facendo, la loro sostituzione risulta antieconomica per il
cliente, che viene costretto, dai produttori stessi, a comprare una
nuova lavatrice.
E poi ci sono gli spazzolini da denti a batteria, dove la pila è
sigillata all'interno ed è praticamente impossibile sostituirla quando
si scarica. Ma lo stesso discorso vale per i capi d'abbigliamento: nei
giacconi invernali, ad esempio, i denti delle chiusure lampo sono fatti
“a spirale”, in modo da rompersi molto prima del dovuto. Per le scarpe
vengono utilizzate suole incollate che non solo si consumano molto
presto, ma che non si possono neppure “scollare”. Col risultato che un
paio di scarpe semi-nuove, che potrebbe benissimo essere riparato,
diventa di fatto inutilizzabile.
Secondo Schridde e Kreiss, quindi, le aziende utilizzerebbero,
intenzionalmente e su vasta scala, materiali scadenti e inserirebbero in
prodotti o elettrodomestici tutta una serie di “punti deboli”, in modo
che questi siano destinati a rompersi o usurarsi molto rapidamente. Le
conclusioni del report sono sorprendenti: “L'obsolescenza programmata è,
ormai, anch'essa un fenomeno di massa”, ha dichiarato Schridde al
periodico tedesco “Sueddeutsche Zeitung”.
Gli autori sottolineano, inoltre, il fatto che il fenomeno
dell'obsolescenza pianificata va di pari passo con “il graduale
deterioramento della qualità” e con la “massimizzazione dei profitti” da
parte dei produttori. La mancanza di qualità, infatti, viene ampiamente
“ricompensata dalla crescita degli utili” nel breve-medio periodo.
Il problema dell'usura 'precoce', in realtà, non è un fenomeno del
tutto inedito. Da anni, ormai, associazioni e gruppi di attivisti
denunciano l'obsolescenza “pianificata” a tavolino dai produttori, ma lo
studio di Schridde e Kreiss fa un importante passo avanti.
La maggior parte dei prodotti in commercio sono fatti per durare poco
ed essere utilizzati solo per brevi periodi. Troppo spesso non esistono
i pezzi di ricambio oppure sono così costosi che all'utente finale
conviene comperare un elettrodomestico nuovo, invece che farlo riparare.
Questo obsolescenza programmata, però, fa male a tutti: a noi stessi,
alla collettività, all'ambiente.
L'usura precoce e pianificata a tavolino provoca un inutile spreco di
risorse naturali, un aumento esponenziale di rifiuti nelle discariche
(per non parlare di tutti i metalli rari e preziosi presenti nei
RAEE-Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) e un enorme
danno economico che ricade non solo sui singoli cittadini, ma anche
sull'intera collettività.
Secondo i due esperti, infatti, se i consumatori tedeschi non fossero
“costretti” a comprare continuamente elettrodomestici e prodotti nuovi a
causa dell'obsolescenza programmata, potrebbero risparmiare,
complessivamente, 100 miliardi di euro all'anno. È questa l'entità dei
“danni economici” causati dall'obsolescenza pianificata nella sola
Germania.
Lo studio si conclude con un vero e proprio “manuale pratico” nel
quale gli autori danno ai lettori “oltre 70 consigli e suggerimenti per
mostrare come i singoli cittadini, la società civile, i produttori e,
soprattutto, la politica possono agire al fine di arrestare il fenomeno
dell'obsolescenza programmata”.
Stefan Schridde, infine, ha anche lanciato una campagna di
informazione online su questo tema, dal titolo significativo “Murks?
Nein Danke!” (che possiamo tradurre con l'espressione “Fregatura? No
grazie!”). Come spiega lo stesso Schridde, si tratta di una “campagna
contro la produzione di beni effimeri attraverso l'obsolescenza
programmata e in favore di prodotti sostenibili e di qualità, cioè in
favore della facilità di riparazione, ottimizzazione dell'usabilità,
fornitura gratuita dei pezzi di ricambio, miglioramento dei periodi e
dei regimi di garanzia, efficienza nell'uso delle risorse, economia
circolare basata sul riciclo”.
Intanto in Francia, il gruppo parlamentare ecologista al Senato ha da
poco presentato un disegno di legge per la lotta contro l'obsolescenza
pianificata e per facilitare la riparabilità dei prodotti. Questo
potrebbe coincidere con l'estensione del periodo di garanzia a tre anni
per i beni commercializzati entro il 2014, a quattro per quelli immessi
sul mercato nel 2015 e cinque anni per quelli commercializzati nel 2016,
e con l'introduzione di un reato di obsolescenza, punibile con due anni
di reclusione e una multa di 37.500 euro.
Nessun commento:
Posta un commento