Lo stiamo ripetendo da qualche
settimana, c’è crisi, siamo disperati, non sappiamo dove sbattere la
testa, le commesse dei negozi del centro quelle vivono a mezze giornate (cit.) e per diventare eroi tocca sparare ai pescatori extracomunitari. Ma vivere ha ancora un senso. Ne ha almeno altri dieci.
1- Il governo del presidente. I reduci
dal disastro propongono la via d’uscita dal disastro: ripercorrere la
strada del disastro. Pensateci bene: una follia del genere solo in
Italia può essere considerata intelligente e necessaria. Siamo unici per
questo.
2 – Gli editorialisti compunti e
pensosi che invitano a responsabilizzarsi, a moderarsi, a convergersi, a
riformarsi, a elaborare il nulla a botte di vuoto spaziale. Sempre gli
stessi, teatrino infinito, pacche sulle spalle a telecamere spente.
3 – Gli elettori del Pd che si
indignano a ogni cazzata sparata da un grillino e al contempo li
supplicano di farci un governo insieme.
4 – Le foto dei grillini: eccomi con il
badge, ecco pigio il bottone, ecco firmo la presenza, ecco mi appresto a
varcare la soglia del cesso della Camera ove Luxuria intraprese una
battaglia di civiltà, ecco sì ero io che mangiavo al ristorante mi ero
scordato di mandarvi la foto scusate non lo faccio più. Ma crescete,
cazzo.
5 – Boccia spaesato. Come sempre.
6 – La procura di Palermo, alfa e omega
della Seconda Repubblica. Lì dove tutto si sussume, dove ogni litigata
tra colleghi diventa un libro, dove ogni richiamo del capo ai suoi
superiori si trasforma in inchiesta, dove un sorriso è trasmissione e
una carezza approfondimento, e dove ogni dipendente sogna per sé una
candidatura possibilmente blindata.
7 – Celentano ideologo, prossimo
presidente della Repubblica, della Rai, della Nato, della Cia, del
Copasir. Scrive lettere, vede gente, fa cose, delegato a ricoprire il
ruolo di cerniera tra il Giusto (Pd) e il Nuovo (M5S). Con scarsi
risultati, ma non importa.
8 – Le petizioni online, tutti affogati
nell’illusione collettiva che possano servire a qualcosa. Per Maradona
presidente, Rodotà allenatore del Cagliari, Sansone liberatore dei marò,
papa Francesco all’Agcom.
9 – La costituente. Ogni partito
reagisce ad un disastro elettorale lanciandone una tutta sua. Nessuno sa
cosa significhi realmente. I verdi ad esempio lanciano la costituente
ecologista in media due volte l’anno, poi vedono che non vengono
considerati da chicchessia e allora ci riprovano. L’ultima costituente
di cui si sentiva impellente necessità è quella dell’Idv. Parole
fondamentali: alveo riformista, nuova proposta, forma partito, carta di
intenti. Una sola parola: basta. Basta, perdio.
10 – Le interviste di Vendola. Oggi, su Repubblica,
supercazzola di qualità: «Le subordinate appartengono alle passioni
politiciste della nomenklatura». Detta dal principe politicista (il re è
D’Alema) vale una medaglia al valore. Ciao.
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