domenica 14 aprile 2013

Fiat: Padroni con il culo degli altri di francesco Piobbichi, Controlacrisi.org





7.600.000.000 euro, avete letto bene, è questa la cifra che lo Stato italiano, cioè noi, ha dato alla Fiat degli Agnelli tra il 1977 e il 2009. 
Il dato proviene dalla Cgia di Mestre, che ha fatto il conto dei soldi pubblici finiti a Torino nel corso degli ultimi 33 anni. Si tratta di "una cifra importante – ha detto Bortolussi - che ha toccato la dimensione economica più rilevante negli anni '80. In questo periodo di profonda ristrutturazione di tutto il settore automobilistico mondiale, la casa torinese ha ricevuto dallo Stato italiano oltre 5,1 mld di euro. A fronte di questi dati - afferma il segretario - le affermazioni fatte nei giorni scorsi dal dottor Marchionne mi sembrano quanto meno ingenerose.  
Secondo la Cgia di Mestre dal 1990 in poi, 1,279 miliardi di euro sono stati investiti per la costruzione degli impianti di Melfi e Pratola Serra. Altri 272,7 milioni sono stati utilizzati per ristrutturare gli impianti di Melfi e Foggia tra il 1997 e il 2003. Lo Stato ha inoltre "coperto" gli incentivi alla rottamazione con 465 milioni di euro. Trattasi sempre di fondi statali, pubblici. "In questa analisi – dice Bertolussi - non abbiamo tenuto conto dell’importo sostenuto per l’erogazione degli ammortizzatori sociali. Tra il 1991 e il 2002 la spesa è stata pari a 1,15 mld di euro. Un’entità, che è bene ricordare, è stata sostenuta anche dalla Fiat e dai suoi dipendenti". Non è un caso che la Cgia di Mestre attacchi così frontalmente Marchionne e la Fiat, una decina di anni fa una cosa del genere non sarebbe mai successa. 
Per rendersi conto dello scontro in atto nel capitalismo italiano basta semplicemente scorrere  le pagine del sole 24 ore o ascoltare le dichiarazioni di Squinzi. Marchionne ha portato infatti la Fiat fuori da Confindustria salutando in un sol colpo tutti gli attori della concertazione, e si è di fatto schierato con la parte del capitalismo transnazionale che sta letteralmente mangiandosi l'industria manifatturiera del nostro paese schiantata dalla crisi. 
Non c'è altro da aggiungere se non il fatto che quando i comunisti dicevano di requisire la Fiat perchè il popolo italiano l'aveva pagata tutta più di una volta avevano ragione da vendere.

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