mercoledì 3 aprile 2013

Il lato oscuro della trasparenza a 5 Stelle di Francesco Cundari, L'Unità

Dal suo capo indiscusso ai suoi meno indiscussi capigruppo, il partito che ha fatto della trasparenza la sua bandiera – il Movimento 5 Stelle – mostra una spiccata intolleranza verso giornalisti, microfoni e domande non concordate. E se ne capisce anche il motivo, vedendo la fatica che fa il suo capogruppo al Senato, Vito Crimi, a non smentire se stesso dopo ogni dichiarazione che gli capiti di rilasciare. Come nel caso della dichiarazione di ieri sul fatto che sarebbe stato meglio avere a Palazzo Chigi Pier Luigi Bersani invece di Mario Monti. Questa volta la precisazione è venuta direttamente dal blog di Beppe Grillo: «Bersani non è meglio di Monti». Crimi, evidentemente, non se l’è sentita di polemizzare anche con le vili deformazioni del suo pensiero a opera della sua personale pagina Facebook. Il passaggio più interessante del suo lungo e articolato «status» non era però quello smentito, ma quello in cui difendeva la scelta di non fare nessun nome per Palazzo Chigi con queste parole: «Qualunque personalità avessimo suggerito sarebbe servita soltanto a sfamare gli ingordi trangugiatori di gossip, e a fomentare la speculazione giornalistica che da tempo adombra la nostra attività parlamentare». È chiaro dal contesto che con «adombra» Crimi non intende «lascia intravedere», ma proprio «mette in ombra». Ed è altrettanto chiaro chi sono gli «ingordi trangugiatori di gossip» che con le loro speculazioni e i loro pettegolezzi oscurano la più seria attività del suo partito: i giornalisti.
Diciamo la verità, non è che sulla stampa italiana scarseggino gossip e «speculazioni». È indubbio che spesso le dichiarazioni dei politici siano mal riportate, a volte forzate, altre addirittura manipolate. Il problema è che sulla base di simili imprecise e a volte strumentali ricostruzioni, che tendono a mettere sempre tutto e tutti sullo stesso piano, i cinquestelle hanno fatto la loro fortuna. La stessa parola d’ordine del loro movimento, la lotta contro «la casta», non è nata mica da un blog, ma da una campagna martellante del Corriere della sera. Basta sfogliare un qualsiasi quotidiano, o farsi un giro per una qualsiasi libreria, per verificare come i titoli contro la «casta» della politica che rovinerebbe il Paese siano ormai, nel campo dell’attualità, il principale prodotto del nostro mercato editoriale. Dunque, se davvero gli italiani sono oppressi da una «casta» di intoccabili che vive a loro spese, delle due l’una: o si tratta di un regime ben singolare, in cui il sistema della comunicazione è graziosamente lasciato alla resistenza, oppure al vertice del regime c’è qualcun altro, ben felice di indirizzare la collera popolare contro i partiti. Ma questa seconda ipotesi è davvero inammissibile, perché porterebbe alla conturbante conclusione che gli stessi grillini non ne siano che le ultime marionette.

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