Lo scontro interno al PD ha riacceso, del tutto impropriamente, il discorso riguardante cosa potrebbe esserci (e non tanto cosa c’è) a “Sinistra del PD” fino al punto di far commissionare al “Corriere della Sera” un sondaggio al proposito.
Naturalmente tutto questo discorso va preso con le molle (e a debita distanza) da parte di chi intende promuovere una soggettività politica d’opposizione e d’alternativa come stiamo cercando di fare da parecchio tempo anche attraverso il lavoro del blog “Perché la Sinistra”.
La cautela è d’obbligo per due precisi motivi: prima di tutto perché il sondaggio del “Corriere della Sera” si è occupato di una sinistra ancora legata, in sostanza, all’idea del centro-sinistra e non dell’alternativa; in secondo luogo per la “fragilità” insita nel meccanismo dei sondaggi.
Una “fragilità” che rende molto più incerto che non nel passato la capacità di rivelare davvero un equilibrio possibile negli orientamenti generali della pubblica opinione: fragilità ancor di più accentuata in questa fase di vera e propria confusione.
Emergono però dai dati forniti alcuni elementi di un certo interesse:
1)Il primo dei quali riguarda la percentuale di coloro che guardano con una qualche simpatia a un soggetto genericamente inteso “a sinistra del PD” : circa il 25% degli interpellati, fra i quali il 10% con molta simpatia:
2)L’altro elemento è relativo all’indicazione del leader (domanda d’obbligo di questi tempi per i sondaggisti, tutti protesi verso un’ulteriore accelerazione e semplificazione del meccanismo di personalizzazione della politica). Naturalmente i leader indicati sono quelli corrispondenti alla pubblicità mediatica corrente e all’idea di un soggetto di sinistra “moderata” composto da tutto meno che da elementi di anticapitalismo o – addirittura- comunisti. Ebbene tra Civati, Landini, Vendola non si supera il 30% dei consensi fra coloro che indicano con simpatia la prospettiva di costituzione di un soggetto “ a sinistra del PD”. Il 70% tra questi non indica nessuno, ed è questo un altro segnale da considerare con attenzione.
Da rimarcare, ancora, che viene completamente ignorata l’esistenza di alcuni soggetti che pure sono presenti in quest’area: da Rifondazione Comunista all’eventuale proiezione politica della Lista Tsipras. Soggetti evidentemente considerati non all’altezza di rappresentare un punto di riferimento al riguardo di questo progetto.
Un altro punto di chiarimento deve riguardare il fatto che, in questo caso, ci si misura con un’idea di “spazio elettorale” e non di “spazio politico” come invece dovrebbe essere nel caso di costruzione di una nuova soggettività.
A questi dati, comunque, ne vanno collegati altri sempre provenienti da rilevazioni derivanti da sondaggi d’opinione.
Le dichiarazioni di astensione o di incertezza rispetto al voto raggiungono ormai quasi il 60% dell’elettorato (la 7 forniva il dato del 40% di astensione e del 18% di incerti): appare evidente che il tentativo di vero e proprio “inasprimento decisionista” nel rapporto tra una politica intesa soltanto come comando autoritario e la società (oltre ai termini concreti della situazione economico – sociale e relativo smarrimento di ruolo dei corpi intermedi e, in particolare, del sindacato confederale) stia provocando un ulteriore fenomeno di riflusso e di allontanamento dall’impegno e dalla partecipazione politica.
Esposto tutto ciò cosa s’intende, in sostanza sostenere?
Prima di tutto tra chi guarda con molta simpatia a un soggetto politico “ a sinistra del PD” risulta sicuramente compresa una quota di disponibilità perché si presenti nell’arena dello scontro politico una soggettività autonoma, d’opposizione e d’alternativa: la misura di questo dato non è in questo momento accertabile ma l’esistenza di questo spazio politico non può essere negato. E si tratta, nella situazione data, di uno spazio politico non collegabile a quello residuale dei reduci delle sconfitte di questi ultimi anni, emergendo da risposte che – appunto – non riguardano l’esistenza dei soggetti già in campo e presenti nelle varie combinazioni dall’Arcobaleno alla Lista Ingroia a quella Tsipras.
Inoltre è facilmente arguibile che all’interno della vastissima area dell’astensione e dell’incertezza (all’interno della quale la componente giovanile appare molto forte) esistono disponibilità verso una soggettività politica di sinistra che si presenti in modo molto netto e definito, con parole d’ordine anche semplici ma precise: quella dell’opposizione al regime, un’opposizione di sinistra anticapitalista, egualitaria, di difesa dell’ambiente dalla rapina consumistica, di lotta alla disoccupazione e alla precarietà, di mobilitazione sociale senza la concessione di sconti politicisti verso chiunque.
Appare altresì evidente che in questa crescita dell’astensione è coinvolta anche una parte di quei settori sociali che avevano pensato di dar voce alla protesta attraverso il M5S che, in questa situazione, potrebbe anche conservare, sul piano nazionale, una ragguardevole percentuale pur diminuendo fortemente la massa di voti raccolti alle elezioni politiche del 2013.
In una fase di scontro così aspro è evidente che la chiarezza nei contenuti e l’autonomia nella proposta di alternativa sistemica possono trovare un non secondario ambito di spazio politico che dovrebbe toccare a tutti noi profondere in un adeguato spazio organizzativo ponendo al centro il tema di una nuova solidarietà politica, posta al di fuori da contrapposizioni di tipo neo-corporativo o, ancor peggio, generazionali.
Il fatto è che, esponendo le cose con grande chiarezza, che ci troviamo frenati dalla presenza di piccole correnti di conservazione delle proprie isole di illusoria rappresentanza, tutte limitate dal portarsi appresso ancora la “sindrome della sconfitta” e tutte accomunate da un’ingiustificata “paura della politica”.
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