giovedì 20 novembre 2014

Regionali Emilia Romagna: dopo il disastro del Pd la necessità di una svolta di sergio Caserta, Il Fatto Quotidiano

Lo scontro tra il governo Renzi e il mondo del lavoro è giunto alla proclamazione dello sciopero generale, imperterrito il toscano vuole ottenere lo smantellamento dei diritti di tutela del lavoro, per regalare alle imprese l’assoluta libertà di licenziamento, mentre la recessione demolisce le condizioni di vita di milioni di famiglie e il malgoverno edilizio affonda intere regioni, un quadro devastante.
Le elezioni regionali si avvicinano e si svolgeranno in un clima che peggiore non si poteva supporre: le vicende che hanno coinvolto Errani dando luogo all’interruzione anticipata della legislatura, hanno subito un’ulteriore accelerazione con l’inchiesta sulle spese pazze dei consiglieri. Infine in questi giorni l’esplosione del caso sollevato da Report (ma già noto da tempo a chi segue con più attenzione l’informazione) del micidiale inquinamento del suolo sotto la sede di Hera, ha evidenziato gravi responsabilità e mancanza di trasparenza nella conduzione della più grande azienda di servizi regionale.
Possiamo dire che una lunga fase di stagnazione e di appiattimento nella conduzione della massima istituzione, ha determinato l’incapacità di fronteggiare adeguatamente le avversità del ciclo economico e prodotto un forte corto circuito con la società nel momento in cui le inchieste hanno svelato malgoverno, gravi errori se non peggio sul piano dell’etica pubblica della classe politica.
In realtà il Partito democratico in Emilia Romagna vive in una specie di prigione mentale che deriva dalla convinzione (come pensiero autistico) di non avere alternative che in se stesso e che qualunque contraddizione o difficoltà, vada necessariamente risolta con la mediazione interna ai gruppi di potere nel partito, per ricostituire un nuovo equilibrio, soddisfacente per gestire “la ditta” come la chiama ineffabilmente il più noto creatore di aforismi politici della vecchia guardia oggi in disarmo.
A pochi giorni dal voto, nonostante il principale organo locale del partito abbia speso tutta la sua fantasia per presentare una situazione favorevole alla vittoria del prode Bonaccini, le nuvole nere dell’astensione e del voto di rabbia, si addensano sul risultato. E se pure alla fine ancora una volta il governatore sarà appannaggio democratico, ciò non vuol dire che il segno rosso vistosamente non compaia sulle percentuali in raffronto alle precedenti tornate.
Salvini impazza in tutte le televisioni perché i media hanno battezzato che è la sua ora, quella dei fascisti razzisti, che è un’opposizione molto comoda all’inquilino di Palazzo Chigi e anche per via Aldo Moro, perché si accontenta di poter lanciare strali e qualche assalto squadristico contro gli immigrati e soprattutto non crea alcun problema alla gestione del sistema (consiglio vivamente di leggere il blog di Mauro Zani a riguardo).
La campagna elettorale è stata caratterizzata dalla consueta disinformazione con l’oscuramento delle proposte alternative, in quest’opera si è distinto come sempre il quotidiano la Repubblica cui si sono aggiunti Sky tv che è riuscito a fare una trasmissione show, escludendo arbitrariamente due candidati presidenti su sei, a seguire La7 che ha invitato in due trasmissioni il solo candidato del Pd, complimenti!
L’unica alternativa che compare nel panorama un po’ desolante di queste elezioni è la lista dell’Altra Emilia Romagna, guidata da Maria Cristina Quintavalla, prosecuzione in senso evolutivo della lista altra Europa con Tsipras che si è costituita sulla base di un’ampia partecipazione di movimenti, cittadini, forze dell’associazionismo e dei partiti della sinistra critica. Una lista nuova originale che ha composto un programma qualificato per il governo del territorio che si fonda sul rispetto dei diritti, dell’ambiente e del bene comune.
Una proposta che sta incontrando un consenso crescente soprattutto nel mondo del lavoro, dove si avverte più che mai l’assenza di rappresentanza delle proprie istanze e la necessità di una sinistra coerente.

Nessun commento: