venerdì 21 novembre 2014

Giovani, partite Iva e freelance: niente bonus 80 euro e tasse triplicate — Roberto Ciccarelli, Il Manifesto



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Legge di sta­bi­lità. Il governo ragiona sul lavoro dipen­dente, e su come dere­go­la­men­tarlo. E ignora quello indi­pen­dente, ridotto al silenzio
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E la nave va in un mare di fol­lia. Non poteva essere più effi­cace l’immagine usata dal diret­tore del Cen­sis Giu­seppe De Rita ieri alla pre­sen­ta­zione di uno stu­dio annuale dell’Unrae per descri­vere la discus­sione sull’asset prin­ci­pale della poli­tica eco­no­mica del governo Renzi: il bonus Irpef degli 80 euro. "Pen­sare che in una società satura come quella ita­liana si pos­sano rilan­ciare i con­sumi con 80 euro è una pura fol­lia. Infatti sono andati tutti a soste­nere i risparmi". O i debiti per multe, rate, bollette.
«L’Italia — ha aggiunto De Rita con il buon senso che può ful­mi­nare tutti leg­gendo le sta­ti­sti­che macro-economiche — è un paese in defla­zione e que­sto pro­duce incer­tezza sul futuro e quindi un atteg­gia­mento atten­di­sta, indu­cendo i con­su­ma­tori a non spen­dere ma a rispar­miare». Il banco di prova è il mer­cato delle auto. Caris­sime, sono in pochi ormai a poter­sele per­met­tere. E poi i famosi risparmi di cui il Bel­paese è orgo­glio­sa­mente ricco. «Men­tre nel 2011 i risparmi delle fami­glie ammon­ta­vano a 23 miliardi di euro, oggi sono 26 miliardi».
Con­si­de­ra­zioni oppor­tune ma che non lasciano un’orma sul bagna­sciuga della poli­tica ita­liana, impe­gnata nell’esercizio più ango­scioso dell’anno: la legge di sta­bi­lità. La mag­gio­ranza, con il Pd in testa, ha con­fer­mato che la pla­tea non cam­bia e dun­que l’esercizio di scuola voluto da Renzi con­ti­nuerà ad essere inu­tile e discri­mi­na­to­rio rispetto a tutte le altre cate­go­rie del lavoro in Ita­lia. A par­tire dai lavo­ra­tori indi­pen­denti, i pre­cari e le par­tite Iva in testa.
Lo ha con­fer­mato il vice­mi­ni­stro all’Economia, Enrico Morando (Pd), secondo il quale «gli sgravi Irpef non si toc­cano per­ché tirando troppo il filo, la corda si spezza». La strut­tura dell’intervento non si può cam­biare per­chè «è legata al red­dito indi­vi­duale e non alla fami­glia». Risul­tato: la com­mis­sione Bilan­cio alla Camera ha boc­ciato l’emendamento (primo fir­ma­ta­rio l’ex vice mini­stro dell’Economia Fas­sina, oggi lea­der della mino­ranza Pd) che chie­deva di modu­lare il bonus in base alla strut­tura fami­liare. Era uno degli otto emen­da­menti, due dei quali soste­nuti da Sel, che ave­vano sca­te­nato l’altro ieri la rea­zione furi­bonda della mag­gio­ranza ren­ziana. È pas­sata invece la modi­fica del «bonus bebè» sui minori pove­ris­simi o in povertà assoluta.
Morando ha voluto così dimo­strare la dispo­ni­bi­lità del governo alla lotta con­tro la povertà. Con misure più vicine al pau­pe­ri­smo che ad una chiara visione uni­ver­sa­li­stica degli effetti sociali della crisi. Quest’ultima aper­tura è stata colta con favore da Fran­ce­sco Boc­cia, pre­si­dente della Bilan­cio alla Camera: «C’è un solo Pd, le pole­mi­che sono stru­men­tali» ha detto. E spera che gli altri sei emen­da­menti ven­gano accolti, a riprova di un’unità del suo par­tito. Unità anche sul Jobs Act, nono­stante le per­ples­sità e i ripen­sa­menti della mino­ranza Pd.
Nell’esecutivo qual­cuno si è però accorto dell’ingiustizia sociale degli 80 euro. È il sot­to­se­gre­ta­rio all’Economia Enrico Zanetti (Scelta Civica), a dimo­stra­zione che Viale XX set­tem­bre è un coro di voci non sem­pre accor­date. Zanetti copre il fronte delle par­tite Iva in un governo osses­sio­nato — come tutti quelli pre­ce­denti — a inter­ve­nire solo sul lavoro dipen­dente. Il sot­to­se­gre­ta­rio pen­sava di «rac­co­gliere applausi» per avere messo sugli auto­nomi 850 milioni di euro. E invece la riforma dei minimi, che tri­plica le tasse per le par­tite Iva  under 35 ha tra­sfor­mato il suo sogno in un incubo. Il governo rischia di acca­nirsi sulla pla­tea dei nuovi poveri, col­pen­dolo in maniera defi­ni­tiva. Zanetti auspica che la norma sia cam­biata alla Camera o al Senato. Se invece pas­sasse, per Renzi sarebbe una débâ­cle.
Lui che punta tutto sull’innovazione, le start up e i free­lance, fa un regalo alle par­tite Iva «affluenti», gli auto­nomi come i com­mer­cianti con un red­dito supe­riore ai 40 mila euro annui, raf­forza la lotta di classe con­tro il pro­le­ta­riato dei free­lance e i lavo­ra­tori della cono­scenza con un red­dito di povertà. L’appello di Zanetti sem­bra un vaso di coc­cio nella gigan­to­ma­chia in corso tra sin­da­cati e governo sull’articolo 18. I tempi sulla legge di sta­bi­lità restano ser­rati. Lunedì arri­verà il responso della Com­mis­sione Ue. Si valuta se con­ce­dere a Renzi le atte­nuanti della crisi. In cam­bio il Pd dovrà acce­le­rare sulle riforme. Il modello è il Jobs Act.

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