Non
era vero niente. Eppure ci hanno creduto tutti. I giornali – anche
quelli più “prestigiosi”, uno su tutti il Messaggero – hanno rilanciato
la notizia e sui social network la vicenda ha scatenato la solita ondata
di indignazione mista a razzismo e qualunquismo che tanto va di moda,
soprattutto negli ultimi mesi.
La storia è quella accaduta qualche giorno fa in via di Tor Tre
Teste, a Roma, nei pressi del Casilino 900, uno dei più grandi campi rom
d'Europa: due zingari avrebbero provato a rapire un bambino e poi, dopo
le urla e l’allarme fatto scattare dalla madre, sarebbero stati
bloccati durante la fuga e arrestati dalla polizia.
Un argomento perfetto per i «due minuti d'odio» che Facebook regala
ogni giorno ai suoi utenti pronti a condividere qualsiasi link. D'altra
parte, se la notizia non era vera, almeno era verosimile: lo sanno tutti
che “gli zingari rubano i bambini”. E' una verità acclarata per
l'italiano medio, che poi però si lamenta quando altrove lo ritraggono
seduto a tavola davanti a un piatto di maccheroni, con i baffi, la
coppola, il mandolino se va bene o la lupara a canne mozze in spalla.
Comunque, dopo il lancio in grande stile della notizia degli zingari
che rubano i bambini, tra titoloni di stampa e indignazione generale,
ecco che arriva la smentita della questura: l'uomo che ha tentato di
rapire il bimbo era suo padre. Lui e la madre sono in lite da tempo e si
contendono il piccolo. Insomma, una storia di cronaca che anche in una
giornata completamente priva di notizie avrebbe faticato a trovare uno
spazio decente in pagina. Però, anche senza certezze, basta aggiungere
una parolina magica per fare della non notizia una bella apertura, per
spararla online e guadagnare vagonate di clic – e di introiti
pubblicitari – e di commenti. Basta aggiungere la parola «rom» nel
titolo e il gioco è fatto. Fa niente che le indagini fossero in corso e
che nessuna fonte ufficiale avesse anche solo accennato all'eventualità
del tentato rapimento da parte dei temutissimi zingari.
Era già successo a fine settembre, quando Alex Giarrizzo, il padre di
Borgaro Torinese che aveva denunciato un tentato rapimento del figlio
di tre anni da parte degli ‘zingari’ alla fine aveva dovuto ammettere
che si era inventato tutto.
La
sociologia da salotto, quella che tanto va di moda nei talk show
pomeridiani, ha tirato fuori dal dimenticatoio un refrain da Uomo
Qualunque: la «guerra tra poveri». Ovvero, il momento in cui quelli col
passaporto italiano – che non ce la fanno più ad arrivare alla fine del
mese, che sono vessati da un regime fiscale troppo pesante, che non
trovano la casa popolare e non riescono a mandare il figlio all'asilo
nido – entrano in conflitto con quelli che hanno un passaporto
extracomunitario, che rubano per arrivare alla fine del mese, non pagano
le tasse e, in cambio, una classe politica corrotta e perbenista
concede loro la casa popolare e il posto garantito all'asilo nido per il
figlio. E pure champagne e caviale.
Basterebbe guardare i dati – ma, si
sa, leggere costa fatica – per rendersi conto che così non è, che
questa realtà esiste solo sui manifesti elettorali della Lega Nord e
della galassia neofascista: l'Italia è il paese europeo che sta in fondo
alla classifica per numero di rifugiati politici sul suo territorio. E'
per questo che nessuno, al di là delle Alpi, ci dà retta quando
parliamo di invasione di extracomunitari. Ci prendono per scemi, o per
furbetti, o per fantasiosi sparacazzate.
Troppo difficile andare a guardare cos'è davvero «Mare Nostrum», il
Dublino II, le nostre tremende leggi sull'immigrazione. Molto meglio
mettere «rom» nel titolo e guadagnare valanghe di accessi unici al sito
del proprio giornale, fa niente per le conseguenze sociali di un
comportamento del genere.
Nei giorni dell'ira e dell'indignazione a Tor Sapienza, quando l'odio
si riaffaccia e chi vuole acquisire credito politico soffiando sul
fuoco non si fa scrupolo a farlo, la stampa si riscopre complice di un
sistema perverso che, in parte, ha contribuito a creare. Per il
giornalista inglese John Foot, un paese la cui stampa usa ancora in
maniera disinvolta la parola «vu cumprà», non può essere preso sul
serio, è un paese razzista. Altro che guerra tra poveri, questa è una
guerra tra poveri e poveri stronzi.
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