Legge elettorale. Il
congegno del Nazareno marcia sulla via fallimentare di un
presidenzialismo di fatto. La scomparsa delle circoscrizioni uninominali
e il maltrattamento delle preferenze, sono del tutto funzionali al
disegno
«Un vincitore certo la sera delle elezioni», questa è la
filosofia vagamente crepuscolare che ispira l’accordo del
Nazareno e ora ribadita nel testo finale siglato dopo l’ennesimo
incontro. Già qui, nel riecheggiare come cultura istituzionale
i versi di Ed è subito sera, sorgono problemi enormi di
interpretazione politica. Il nome Italicum è appropriato al
congegno in via di perfezionamento perché trattasi di un
rimedio da strapaese. In nessun sistema politico, di antica o nuova
costituzione, la volontà di predeterminare un vincitore
perviene ad esiti così grotteschi.
La governabilità come mito assume al Nazareno inquietanti tinte
crepuscolari. Ed è la sera della democrazia rappresentativa
quella che si annuncia con l’apporto creativo di due simili
riformatori. Nessun sistema elettorale al mondo attribuisce la
vittoria certa perché è solo attraverso la definizione della
rappresentanza che si esprimono le forme di governo.
Se entro la scelta della rappresentanza nessuno ce la fa ad
ottenere la maggioranza assoluta dei seggi, si fa ricorso
a coalizioni. Avviene così in tutta Europa. In Germania ci hanno
fatto ormai il callo. E persino nel preteso universo del
bipartitismo perfetto, che è l’Inghilterra, vige un governo di
coalizione.
Un vincitore certo si ha solo con l’elezione diretta di una carica
monocratica. Ma, in un regime parlamentare, non può esistere la
simulazione di una elezione diretta del governo senza con ciò
procurare profonde distorsioni e palesi forzature
istituzionali. L’Italicum continua invece a marciare nella via
fallimentare di un presidenzialismo di fatto. E, a sorreggere
questo presidenzialismo mascherato, risulta del tutto
funzionale la scomparsa delle circoscrizioni uninominali e il
maltrattamento delle preferenze. I nominati sono privi di
autorevolezza e autonomia politica, perché nel disegno dei
riformatori proprio così servono: semplici numeri a fare da
contorno. Essi compaiono come equivalenti degli eletti alle
convention nei regimi presidenziali. Fanno cioè da
accompagnamento scenografico ad un capo che presume (e nel caso
italiano si tratta solo di presunzione) di avere un contatto mistico
con il popolo.
Il congegno del Nazareno, che prevede 100 circoscrizioni con
altrettanti capilista bloccati, è l’espediente maldestro per
consentire al capo di affidarsi a persone ad elevata fedeltà
e comprovato spirito di servitù. Questa logica di un dominio
a base privata peraltro non risponde in alcun modo alle obiezioni che
hanno indotto la Consulta alla pronuncia di incostituzionalità
della vecchia legge elettorale Calderoli. Infatti, con il
ritrovato delle 100 circoscrizioni, si perviene, sulla base degli
attuali rapporti di forza, a nominare senza alcuna scelta degli
elettori circa 450 deputati (300 per i tre grandi partiti, circa 60
per la Lega e tutti gli eletti dei cespugli che varcano la soglia del
3 per cento).
Le preferenze reintrodotte riguarderebbero, nel migliore dei
casi, non più di 200 deputati. Va aggiunto poi che il ricorso a micro
circoscrizioni non incentiva in alcun modo il rapporto diretto tra
il territorio e il singolo parlamentare. Infatti sembra che nel
congegno in gestazione non è dalla vittoria nei territori che si
aggiudica il seggio, determinando dal basso la governabilità. Ma
è dalla quota nazionale spettante a ciascuna lista che si perviene
poi alla ripartizione nei vari collegi plurinominali dei seggi
spettanti. E questo attribuire i seggi dall’alto è davvero
paradossale. Manca ogni collegamento tra la volontà dell’elettore
e l’esito della competizione nella sua circoscrizione.
Un candidato potrebbe persino raggiungere la maggioranza
assoluta dei voti nel proprio collegio e però non agguantare il
seggio se la sua lista poi non supera lo sbarramento nazionale. E ci
sarebbero circoscrizioni con un esercito di eletti ed altre con il
rischio di risultare sottorappresentate. Insomma, un
guazzabuglio. Un concentrato così informe di filosofie
elettorali crepuscolari e di improvvisazione tecnica che si
spinge ai limiti del dilettantismo terrà bloccata la politica per
altri mesi ancora.
Un aforisma di Kraus rende bene il senso dell’occupazione renziana
dell’agenda politica con obiettivi fasulli di riforma
istituzionale (dal senato a costo zero all’Italicum). «Uno Stato che
sull’orlo della tomba fa una riforma elettorale, ha diritto ad essere
descritto da un marrano della storia del mondo».
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