Ho già pubblicato altri articoli che rendono conto delle dinamiche correntizie interne al PRC che hanno portato alla non approvazione del documento proposto dalla Segreteria nazionale al CPN e non ritengo necessario sviluppare oltre la polemica in corso. Ritengo però necessario che tutti gli iscritti al PRC e i compagni che con noi stanno costruendo il polo della Sinistra Alternativa abbiano la possibilità di fare le proprie pertanto pubblico il documento in questione.
Sarebbe opportuno che si rendano pubblici anche gli altri documenti presentati al CPN e poi ritirati per convergere in un disomogeneo voto contrario in modo che ogni militante possa fare le sue valutazioni.
COSTRUIRE L’OPPOSIZIONE AL
GOVERNO RENZI, UNIRE LA SINISTRA, RILANCIARE IL PRC
Questo comitato politico nazionale
si svolge in un contesto profondamente mutato nel corso delle ultime settimane:
la riapertura di una stagione di
conflitto sociale a livello di massa, in Italia, dopo anni di
passivizzazione culturale e sociale, è
l’elemento di novità della fase, che deve segnare la nostra discussione e la
nostra iniziativa politica. Dalle manifestazioni del 24 e 25 ottobre, al
corteo contro il decreto Sblocca Italia e alla manifestazione del pubblico
impiego, dalle decine di mobilitazioni sul terreno ambientale, dalla lotta di
Terni allo sciopero sociale e di genere del 14 novembre, fino alla convocazione
dello sciopero generale convocato per la CGIL il 5 dicembre: compito principale del nostro partito è
saper leggere la riapertura di questa stagione di conflitto, contribuire
attivamente alla costruzione e alla connessione delle lotte, unire nella
ricostruzione del blocco sociale “ciò che il neoliberismo ha diviso”. La
nostra azione politica è finalizzata a rompere
la passività sociale e a costruire concretamente il conflitto di classe nel
paese. Solo nello sviluppo di questo conflitto è possibile costruire a livello
di massa elementi di chiarificazione sulle cause della crisi e sulle strade
attraverso cui uscirne. Si riapre, dunque, un orizzonte di possibilità,
entro cui lavorare alla costruzione di
un movimento di massa contro le politiche di austerità in Italia e in Europa,
di una sinistra di alternativa dal profilo europeo e al contempo capace di
rappresentare una opposizione efficace al governo Renzi, capace di
praticare forme di mutualismo nella crisi e solidarietà internazionalista in un
contesto profondamente segnato dal ritorno della guerra.
IL CONTESTO INTERNAZIONALE
La guerra continua a caratterizzare il panorama internazionale. E’
il segno di come la crisi economica porti con sè una profonda ridefinizione dei rapporti geopolitici a
livello internazionale, con una crisi dell’egemonia del blocco imperialista
occidentale e l’ascesa delle nuove potenze che, con il recente incontro dei
Brics, hanno definito un livello ulteriore di integrazione politico economica.
Ucraina, Iraq, Siria, Libia, Palestina, segnalano una generalizzata
tendenza alla guerra. In particolare in Ucraina, gli Usa e l’UE continuano
nel sostegno guerrafondaio a Poroshenko e ai suoi alleati neonazisti, puntando
ad una integrazione dell’Ucraina nella Nato. Il PRC condanna la politica di Ue
e Usa di deliberato sostegno alla guerra lanciata dal governo ucraino contro le
popolazioni del sud est ucraino, la politica di sanzioni alla Russia e di
annessione a Ue e Nato dell’Ucraina. Solo un’Ucraina federale, libera dalle
forze neofasciste e fuori dalla Nato può rappresentare la base di una soluzione
politica alla crisi in atto. Esprimiamo la nostra solidarietà ai movimento
antifascisti ucraini e al partito comunista ucraino che in questi mesi si
oppongono al fascismo e alla guerra.
In Medio Oriente la strategia del
caos costituente, applicata da oltre un decennio dagli Usa, sta portando ad una
diffusa e crescente instabilità e al consolidamento dei movimenti reazionari
come l’Isis. Questo è il frutto delle politiche imperialiste. Della coalizione
anti Isis che si è formata senza alcun mandato delle Nazioni Unite fanno parte
gli stessi regimi reazionari del golfo come Qatar e Arabia Saudita, la Turchia,
primi responsabili del sostegno logistico, militare e organizzativo alle forze
islamiche reazionarie nell’area. Attraverso questa coalizione gli Usa
rilanciano i loro obiettivi strategici regionali, di un alleanza con le forze
reazionarie per produrre il cambio di regime in Siria, riprendere il controllo
dell’Iraq e isolare l’Iran. Lo stesso sostegno ai curdi avviene con l’obiettivo
di normalizzare le esperienze di autogoverno della Rojava, mentre il PKK, che è
in prima fila nella lotta contro l’oscurantismo islamista dell’Isis è inserita
nella lista delle organizzazioni terroristiche. Per isolare l’Isis va
interrotto il sostegno che avviene da parte di Qatar, Arabia Saudita e Turchia,
che invece continua al di là delle parole di circostanza. Esprimiamo il nostro
sostegno alle forze kurde del YPG e proseguiamo la campagna a sostegno del PKK,
delle esperienze di autogoverno Curde in Siria e per la liberazione del
compagno Ocalan.
In Palestina dopo l’aggressione a
Gaza, l’occupazione israeliana ha accentuato la sua politica di apartheid e
violazione dei diritti umani dei palestinesi, a cui contribuisce il colpevole
silenzio di Usa e Ue. Sosteniamo la campagna BDS di boicottaggio dei prodotti
israeliani, per la fine dell’occupazione, per il diritto del popola palestinese
al proprio stato, con Gerusalemme est come capitale, per il diritto al ritorno
dei profughi, secondo quanto previsto dal diritto internazionale. Va isolato il
governo reazionario israeliano e la sua politica di colonizzazione e di
negazione dei diritti palestinesi, attraverso la revoca degli accordi di
cooperazione commerciale e militare di Ue e Italia. Va rilanciata la campagna
per la liberazione di Marwan Barghouti, Amhed Saadat e dei prigionieri politici
palestinesi, per favorire quell’unità palestinese che rimane un obiettivo
fondamentale.
COSTRUIRE
L’OPPOSIZIONE AL GOVERNO DI DESTRA
Il semestre di
presidenza italiana dell’UE è coinciso con una riedizione delle larghe intese in Europa, con la formazione di una
Commissione europea ancor più connotata dai falchi della austerità e segnata
dalla scandalosa figura di Junker. Mentre Renzi sbandierava come risultato
italiano la cosiddetta flessibilità sui trattati, in realtà le conclusioni del
Consiglio ribadivano fortemente tutti i vincoli della austerità. Il Governo Renzi , con le sue riforme
strutturali, lungi dal rappresentare una controparte della Merkel, è
espressione organica della governance europea. Prova ne è la posizione del
Governo italiano sul TTIP: la volontà di accelerare la approvazione del
negoziato UE-Usa, compresa la presenza della clausola ISDS, ovvero del primato
del diritto delle multinazionali e degli investitori, a scapito della
democrazia e della sovranità, così come del principio di precauzione sul
terreno della salute alimentare. Costruire ad ogni livello l’opposizione al
TTIP così come agli altri accordi di commercio (CETA, TISA ecc …) è un
obiettivo rilevante di questa fase.
In Italia, l’obiettivo di Renzi di
abolire l’articolo 18 e distruggere lo Statuto dei lavoratori riassume più di
ogni altro elemento la fase politica attuale.
Pochi mesi fa Renzi si è presentato come il nuovo uomo della provvidenza in
grado di risolvere la crisi italiana. Al contrario il governo ha proseguito le
politiche di austerità che producono e aggravano la crisi sociale ed economica.
Come se non bastasse Renzi – sempre sbandierando la discontinuità – ha
contribuito in modo decisivo a dar vita ad un esecutivo europeo iperliberista,
più filo tedesco di prima e guerrafondaio. Il
vero salto di qualità Renzi non lo produce nell’uscita del paese dalla crisi ma
nell’utilizzo della crisi come scusa per demolire la democrazia e i diritti dei
lavoratori e dei cittadini. In piena sintonia con Berlusconi, manipolando
la diffusa critica della casta vuole impedire ai cittadini di eleggere il
Senato e propone una legge elettorale ipermaggioritaria. Così come in nome
della lotta alle diseguaglianze vuole abolire i pochi diritti che rimangono a
chi lavora, mettendo tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori in condizioni di
parità: nella situazione peggiore.
Le “riforme strutturali” di Renzi
costituiscono in realtà la nuova fase dell’offensiva neoliberista decisa a
livello europeo da tutti i governi dell’Unione: dopo i tagli al welfare arriva
la cancellazione dei diritti dei lavoratori, della democrazia, il via libera al
saccheggio del territorio, le privatizzazioni. Non a caso il paese che viene indicato come modello è la Spagna, che in
questi ultimi anni ha introdotto la piena libertà di licenziamento: quella che
vogliono raggiungere anche in Italia. Nel disegno politico di Renzi si sommano
dunque prosecuzione delle politiche neoliberiste, una spiccata tendenza al
regime con la compressione della democrazia, la distruzione del sindacato e la
sistematica ricerca di un consenso passivo fondato sul rapporto diretto
capo/masse, favorito da un utilizzo pervasivo dei media.
Quando Renzi si presenta come il leader di tutto il popolo fa infatti leva
sul senso comune accumulatosi nel paese negli ultimi venti anni, sommando il
peggio del berlusconismo e dell’antiberlusconismo in una miscela
antidemocratica che si nutre e alimenta la passivizzazione sociale. E’ infatti
evidente che il senso di impotenza che ha rappresentato il tratto essenziale
della condizione popolare negli ultimi anni è il punto fondamentale su cui fa
leva Renzi per proporsi come uomo della provvidenza.
La passivizzazione sociale è stata
però incrinata, come si diceva, dalle mobilitazioni delle ultime settimane:
dallo sciopero generale del sindacalismo di base alla manifestazione nazionale
del 25 convocata dalla Cgil, alle mobilitazioni operaie a partire da quella
degli operai dell’AST, alla manifestazione nazionale del pubblico impiego, allo
sciopero sociale e di genere, fino allo sciopero generale dei metalmeccanici e
allo sciopero sociale.
Il complesso di queste
mobilitazioni ha modificato significativamente il senso comune del paese. Da un lato ha messo in discussione il senso di isolamento e di impotenza
delle lavoratrici e dei lavoratori, contribuendo non poco alla ricostruzione di
un senso di appartenenza, di un punto di vista di classe. Il conflitto non ha inciso solo sul piano dei rapporti sociali – con
positivi elementi di incontro e dialogo tra i diversi soggetti sociali
sfruttati – ma ha fatto irruzione sul terreno della comunicazione di massa,
mettendo seriamente in discussione la rassicurante narrazione renziana.
Il conflitto, in cui la Cgil arriva per la prima volta a dichiarare uno
sciopero generale contro un governo presieduto dal segretario del PD, determina inoltre una pesante frattura tra
il centro sinistra e il mondo del lavoro sindacalizzato. Si tratta di un punto
assai rilevante che parla sia dello spostamento a destra del PD come della
difficoltà per la Cgil in quanto tale a continuare a subire passivamente le
politiche neoliberiste, che dopo aver aggredito i diritti dei lavoratori
sono arrivate a mettere in discussione il ruolo e l’esistenza del sindacato in
quanto tale.
Il nostro obiettivo di trasformare
il disagio sociale in opposizione politica e sociale alle politiche del governo
Renzi e dell’Unione Europea ha quindi fatto alcuni significativi passi in
avanti.
IL COMPITO DI RIFONDAZIONE: COSTRUIRE UNA SOGGETTIVITÀ DELLA SINISTRA DI
ALTERNATIVA
Il principale problema politico di questa fase consiste quindi nella
costruzione della soggettività dell’alternativa: sociale, sindacale, culturale,
politica. Una soggettività determinata quanto unitaria: per indicare la
strada in modo chiaro, ma anche per rompere il senso di impotenza che deriva
dalla divisione. Se la tendenza al regime trova il suo alimento nella passività
di massa della folla impotente che aspetta il miracolo, la costruzione di soggettività, di un percorso concreto di
alternativa è il punto da cui partire, il passaggio decisivo e la condizione
per modificare i rapporti di forza. Non è un caso che il movimento No Tav,
diventato in questi anni un punto di riferimento generale per le lotte nel
nostro paese ben al di la’ dei confini della Val di Susa, abbia proprio queste
caratteristiche: obiettivi chiari, capacità di critica, ma anche di proposte
concrete, un movimento unitario nutrito da una forma democratica e partecipata.
Nella direzione della costruzione
di una soggettività antagonista, tre
sono i terreni di iniziativa politica.
Nell’immediato, innanzitutto occorre operare per rafforzare
e consolidare il movimento di lotta che si è manifestato contro i provvedimenti
del governo e che troverà nello sciopero generale del 5 dicembre un punto
di passaggio importante. Si tratta del punto decisivo di lavoro nelle prossime
settimane, al fine di rovesciare le politiche del governo.
Dobbiamo allora rilanciare la
nostra proposta di piano per il lavoro come piattaforma di ricomposizione
fondata sull’estensione dei diritti del lavoro, il blocco delle
privatizzazioni, l’intervento pubblico diretto per la creazione di occupazione,
il reperimento delle risorse oggi trasferite alla rendita, la tassazione delle
grandi ricchezze, il finanziamento della riduzione dell’orario di lavoro,
l’abolizione riforma Fornero, il reddito minimo garantito, proposta su cui non
solo abbiamo contribuito a raccogliere le firme, ma come strumento e proposta
che sempre di più aggrega i soggetti precari, del lavoro autonomo, per la
uscita dal ricatto della precarietà e la costruzione di un nuovo welfare
universalista, fondato sul diritto alla autodeterminazione di tutte e tutti.
In questo quadro è importantissima la manifestazione promossa
dall’Altra Europa per il 29 di novembre, che può e deve rappresentare un punto
di congiunzione tra la costruzione dell’opposizione sociale e la costruzione di
un soggetto unitario della sinistra sul piano politico.
In secondo luogo occorre fare un vero e proprio salto di
qualità dell’azione culturale nella demistificazione dell’ideologia dominante e
nella proposizione di una alternativa praticabile. Oggi ogni scelta
politica viene giustificata in nome dell’emergenza economica che a sua volta
viene presentata come un dato oggettivo e immodificabile. Si tratta di una vera
e propria menzogna, di una ideologia che copre la realtà falsificandola. Rendere inefficace questa narrazione fatta
dal potere – ed oggi egemone – sia mostrandone gli elementi menzogneri, sia
avanzando proposte alternative concretamente praticabili è un compito non
rinviabile. Senza la rottura del velo dell’ideologia dominante rischiamo di
essere relegati in un ruolo di pura e sterile propaganda. Da questo punto
di vista la formazione politica dei
compagni e delle compagne così come la riorganizzazione della comunicazione del
partito sono terreni fondamentali di lavoro politico.
In terzo luogo dobbiamo dare attivamente il nostro contributo
affinché l’Altra Europa con Tsipras – che rappresenta il punto può avanzato di
unità e proposta politica realizzato a sinistra dopo gli anni della sconfitta –
diventi una vera e propria soggettività politica di sinistra antiliberista in
sintonia con la Sinistra Europea.
Questo salto di qualità non è per nulla semplice né automatico ma
in queste ultime settimane, grazie anche al nostro contributo, si sono fatti
alcuni passi in avanti. Il documento
redatto da Marco Revelli proposto dal coordinamento nazionale come base di
discussione dei Comitati territoriali per la convocazione dell’assemblea
nazionale della lista individua infatti nella costruzione di una soggettività
politica della sinistra antiliberista e alternativa al Pd un obiettivo
condiviso.
Si tratta di un primo passo nella direzione che noi avevamo
espressamente indicato nella necessità di costruire un soggetto unitario e
plurale della sinistra di alternativa fondata sul principio di una testa un
voto. Riteniamo che ogni attendismo rischi di disperdere le energie, la
fiducia e l’attenzione che L’Altra Europa ha suscitato e su questo invitiamo
alla riflessione tutte le soggettività che con noi hanno lavorato a costruirla.
La costruzione della sinistra non è solo
una matura volontà soggettiva ma è una necessità per rispondere positivamente
alla crisi di egemonia che il PD misura oggi nei confronti del mondo del
lavoro. occorre, dunque, evitare attendismi anche per incidere efficacemente su
questa crisi.
COSTRUIRE LA SINISTRA
Pensiamo che per dare concretezza al progetto condiviso
trasformazione della “lista Tsipras” nel soggetto unitario della sinistra, occorre agire a più livelli:
1. Innanzitutto consolidare e allargare pratiche democratiche
e partecipate dei Comitati locali della lista, con l’obiettivo che i comitati
diventino punto di aggregazione degli uomini e delle donne di sinistra presenti sul
territorio, capaci di costruire radicamento sociale e territoriale.
2. Consolidare l’esplicita dichiarazione d’intenti relativa alla
volontà di costruire un soggetto politico di sinistra attraverso una concreta
pratica politica a partire dai territori. Si tratta quindi di trovare un
percorso che riesca a costruire questa soggettività in modo inclusivo,
democratico e partecipato. A tal fine ribadiamo che la manifestazione nazionale del 29 novembre è un appuntamento
fondamentale. Infatti il passaggio
dall’essere uno spazio di aggregazione ad essere un soggetto che fa politica
non può avvenire solo attraverso una discussione interna a tratti estenuante e
autoreferenziale ma deve passare attraverso atti politici che parlino al paese.
Da questo punto di vista è evidente che la convocazione di una manifestazione
di massa, pone immediatamente il problema della prospettiva politica, della
risposta alla domanda di chi viene in piazza. Il pieno successo della manifestazione nazionale contro il governo
italiano ed europeo è quindi il punto di passaggio obbligato per costruire
l’opposizione politica al governo ma anche per dar vita sui territori ad un
lavoro politico e di aggregazione della lista e per favorire la rottura
degli indugi ad avviare un processo costituente che parta subito dopo la
manifestazione.
IL RAPPORTO TRA RIFONDAZIONE
COMUNISTA E IL SOGGETTO UNITARIO DELLA SINISTRA
Quindi il lavoro politico del partito deve quindi articolarsi su questi tre
livelli, sociale, politico e culturale, finalizzato alla costruzione e alla
connessione del conflitto sociale, a dare un contributo attivo alla
trasformazione della lista Tsipras in un soggetto unitario della sinistra
antiliberista e alla battaglia culturale contro il pensiero unico e per
proporre una alternativa.
Particolarmente rilevante è la
discussione – dentro e fuori il partito – su quali rapporti debbano
intercorrere tra la costruzione del soggetto unitario della sinistra e
l’esistenza del Partito della Rifondazione Comunista.
Per anni abbiamo infatti detto che Rifondazione era necessaria ma non
sufficiente: oggi siamo alla prova dei fatti e dobbiamo approfondire questo
nodo.
Partiamo da una prima
approssimazione condivisa: il nostro
progetto politico deve viaggiare su due gambe, il partito e la sinistra unita.
Si tratta di una prima formulazione importante: tra partito della rifondazione comunista e soggetto unitario della
sinistra non esiste contrapposizione, non esiste giustapposizione, ma deve
esistere una relazione in cui lo sviluppo di uno aiuti lo sviluppo dell’altro e
viceversa. E’ la registrazione di ciò che è avvenuto: senza Rifondazione
non si sarebbero mai raccolte le firme per presentare alle elezioni Europee la
lista Tsipras, ma senza il percorso unitario Rifondazione non avrebbe mai
superato lo il 4%.
Ora vanno approfondite le condizioni e i termini della relazione fra
rilancio di Rifondazione e nascita e sviluppo del soggetto unitario della
sinistra.
Bisogna individuare innanzitutto quali sono i compiti di un soggetto unitario
della sinistra affinché possa essere tale. Noi riteniamo che questo debba essere un soggetto politico plurale e
democratico, dotato di un programma di fase, in grado di prefigurare una
fuoriuscita dalle politiche neoliberiste e dalla crisi e l’alternativa. Un soggetto cioè in grado di presentarsi
unitariamente alle elezioni e nel contempo di costruire attorno alla propria
proposta politica la necessaria battaglia sociale, politica e culturale. Si
tratta di costruire un soggetto della sinistra antiliberista, che sia
chiaramente distinguibile nel panorama politico italiano per il suo carattere
alternativo al Pd e a ipotesi poco realistiche (anche in virtù della
strategia renziana del partito della nazione) di riedizioni del centrosinistra, e che sia in grado di dar luogo ad un
processo di aggregazione. Un soggetto autonomo politicamente e portatore di un
progetto alternativo alle altre proposte politiche oggi in campo.
Questo polo politico della sinistra non può basarsi sul presupposto di
ulteriori caratterizzazioni culturali od ideologiche., proprio perché
costruttivamente plurale nel comune progetto antiliberista: non si tratta,
infatti, di costruire un nuovo partito. Nel
soggetto unitario della sinistra debbono poter lavorare insieme sulla base di
un progetto comune non solo i diversi soggetti della sinistra ma devono
convivere fisiologicamente diverse ideologie e appartenenze politiche,
culturali e organizzative. A partire da un progetto politico e da regole
condivise, il pluralismo e il rispetto
delle differenze deve essere l’elemento costitutivo e fisiologico del soggetto
politico della sinistra che vogliamo costruire.
In questo contesto qual è il ruolo del Partito della Rifondazione
Comunista oltre al partecipare con grande spirito unitario alla costruzione
e allo sviluppo del soggetto unitario della sinistra? Qual è il senso profondo, storico, che rende necessario il rilancio del
processo della rifondazione comunista e il PRC?
1) La necessità di avere una organizzazione politica
comunista, un intellettuale collettivo, che contribuisca alla definizione di
una analisi marxista della società sia per quanto riguarda il capitale sia per
quanto riguarda la costruzione di una soggettività antagonista al capitale. In questo quadro il tema della
formazione politica e dell’informazione sono punti assolutamente decisivi: è il tema della costruzione del partito
come soggetto capace di agire la lotta per l’egemonia, per la formazione di un
nuovo senso comune.
2) La necessità di avere una organizzazione politica comunista che
affronti il nodo del superamento del capitalismo come punto fondamentale e
necessario per permettere all’umanità di compiere un passo in avanti sulla
strada della liberazione. Infatti l’attuale crisi segnala l’incapacità del
capitalismo di usare positivamente la ricchezza che pure è in grado di
produrre. Solo la fuoriuscita dal capitalismo e dalla logica del profitto può
determinare le condizioni per una uscita compiuta dalla crisi intesa come pieno
utilizzo della ricchezza economica e sociale per garantire a tutti e tutte una
esistenza libera e dignitosa in un contesto non distruttivo della natura. Serve insomma una organizzazione politica che
oltre a porre il problema dell’uscita da sinistra dal liberismo, avanzi la
prospettiva della fuoriuscita dal capitalismo, cioè del comunismo.
3) La necessità di sviluppare la lotta contro l’attuale sistema
politico elettorale – che giornalisticamente va sotto il titolo di Seconda
Repubblica – avversario sistemico del movimento operaio e della costruzione
dell’alternativa. Il bipolarismo come l’incorporazione del pareggio di bilancio
in costituzione costituiscono fattori costituenti di questa seconda repubblica.
La lotta per l’alternativa non si riduce
quindi alla prospettiva della conquista di una maggioranza parlamentare ma
prevede la battaglia per il superamento dell’attuale assetto istituzionale così
come si è venuto definendo in contrapposizione alla lettera e allo spirito
della Costituzione nata dalla Resistenza.
4) La necessità di sviluppare la consapevolezza che la rappresentanza
politica è solo una parte dell’azione politica comunista. Il tema della
costruzione del soggetto dell’alternativa, dello sviluppo
dell’autorganizzazione sociale e di una cultura altra, è il punto fondamentale
della politica comunista. Questo riguarda l’individuazione delle contraddizioni
del sistema capitalistico, l’analisi e la valorizzazione dei percorsi
attraverso cui si può costituire ed esprimere una soggettività anticapitalista,
la definizione di una battaglia politico culturale sui modelli sociali e sulla
costruzione di un immaginario alternativo a quello prodotto dal mercato. In
questo quadro il terreno elettorale deve essere delegato all’aggregazione
unitaria della sinistra mentre il partito deve concentrarsi sugli altri aspetti
strategici sopra definiti.
Tutto ciò richiede non solo la continuazione di Rifondazione Comunista,
ma un deciso avanzamento del progetto politico della rifondazione comunista.
Infatti oggi nonostante una analisi
corretta e condivisa che vede lo spostamento del potere reale dal piano della
democrazia rappresentativa ad altre istituzioni, troppo sovente il partito è concentrato per larga parte sulle sole
dinamiche istituzionali. Si tratta quindi di modificare in profondità il nostro
modo di funzionare sapendo che il punto fondamentale per un partito comunista
non è quello di rappresentare un soggetto sociale già formato ma piuttosto
quello di contribuire alla costruzione di un soggetto della trasformazione che
riesca a scardinare ed a superare lo stato di cose esistenti. La costruzione di un partito in cui quadri
e militanti sappiano essere protagonisti della costruzione del conflitto, della
radicamento sociale, di pratiche mutualistiche, di luoghi di costruzione della
egemonia di un pensiero forte, di una visione del mondo alternativa a quella
dominante e allo stesso tempo della elaborazione di teorie e pratiche della
rifondazione comunista: questo il nostro obiettivo, qui anche la nostra
diversità di comuniste e comuniste da far vivere in contrapposizione alla
rappresentazione diffusa del “sono tutti uguali”.
E’, dunque, necessario anche
rilanciare con forza la campagna di tesseramento e di autofinanziamento del
Partito e chiediamo a tutte le strutture di prodursi nel massimo impegno. In
questo quadro la Direzione, nell’auspicare che si tenga rapidamente la
Conferenza nazionale dei Giovani Comuniste/i, decide che la Conferenza di
organizzazione nazionale si tenga nei primi mesi del prossimo anno. Parimenti,
al fine di affrontare in modo approfondito i nodi derivanti dalle politiche
neoliberiste della UE e dall’euro, Il CPN incarica la segreteria di organizzare
per il mesi di gennaio un convegno di approfondimento, in ottemperanza al
mandato ricevuto dal congresso nazionale.
Appuntamenti nazionali di
mobilitazione e di lotta:
E’ chiaro che l’obiettivo della
riuscita della manifestazione di novembre è anche legata alla nostra capacità
di costruire l’opposizione sociale, di valorizzare e collegare le lotte . Di
fronte all’ attacco del Governo alla Costituzione, al lavoro, alla scuola, al
pubblico impiego, ai diritto all’abitare si stanno profilando scadenze e
mobilitazioni che sono importanti in sé, ma anche come tappe di uscita dalla
rassegnazione e dalla passività:
29 novembre – manifestazione
nazionale lista Tsipras contro le politiche del Governo e della UE
12 dicembre - sciopero
generale indetto dalla CGIL.
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