lunedì 24 novembre 2014

Un piccolo seme per far germogliare la sinistra di Nando Mainardi


Un piccolo seme per far germogliare la sinistra


Renzi e il Pd stanno facendo attorno a sé il deserto e lo chiamano democrazia: l’affluenza alle urne del 37% indica una cesura storica, è l’abbattimento del poco che rimaneva del modello emiliano-romagnolo. Rispetto alle regionali del 2010, il Partito Democratico ha perso per strada il 50% del proprio elettorato. Di certo gli scandali legati alle “spese pazze” hanno giocato un ruolo, ma sarebbe troppo riduttivo e fuori dal mondo pensare che sia solo questo.
C’entra l’impatto traumatico e inedito tra lo spazio regionale e locale di intervento della politica istituzionale – diventato progressivamente sempre più residuale e subalterno agli interessi economici consolidati – e l’esplosione della crisi determinata dalle politiche neo-liberiste praticate a livello nazionale ed europeo. Non c’è più nessuna contraddizione tra la direzione complessiva e lo stato di salute del Paese e la direzione complessiva e lo stato di salute della nostra regione, contrariamente a quanto è avvenuto in alcune fasi del secolo scorso.
E c’entra il governo Renzi, che ha lanciato una “guerra” ideologica contro i lavoratori e il sindacato: giustamente Cristina Quintavalla, la candidata alla presidenza de L’Altra Emilia-Romagna, ha parlato di “sciopero degli elettori”. Bonaccini ha quindi vinto, ma in un quadro allarmante: votato da 615.000 elettori su 3.460.000, e con la Lega Nord che arriva al 20%, dopo una campagna elettorale fascistoide e all’insegna della xenofobia e del razzismo. Un quadro che ci restituisce l’idea di una democrazia che una volta avremmo definito “all’americana” (ormai bisogna dire anche “all’europea”), con germi di autoritarismo e di delegittimazione.
Il risultato de L’Altra Emilia-Romagna rappresenta un “piccolo” ma significativo elemento di controtendenza al renzismo: abbiamo avuto pochissimo tempo – Errani si è dimesso a luglio – per costruire una proposta politica, programmatica che potesse affrontare il passaggio elettorale. Nel superamento del “ciclo Errani” abbiamo individuato – come Rifondazione Comunista – sin da subito un arretramento significativo e ulteriore nel profilo del centrosinistra: ci è parso evidente che la fine di tale ciclo sarebbe stata utilizzata per massimizzare le politiche privatizzatrici e moderate del governo regionale, e per spazzare via tutto il resto. Da qui, la nostra scelta di lavorare immediatamente per la costruzione di un’alternativa di sinistra, in continuità con l’esperienza de L’Altra Europa. I comitati de L’Altra Europa hanno, a loro volta, avviato una discussione per valutare se fosse stato possibile presentare una lista che si richiamasse a quanto messo in campo con le elezioni europee, o se i tempi strettissimi consigliassero una rinuncia. L’esito di tale complessa discussione è stato favorevole, malgrado fosse chiaro l’orientamento di Sel verso il centrosinistra “renzizzato”. I comitati sono stati il “cuore” de L’Altra Emilia-Romagna: insieme, in decine e decine di riunioni e assemblee, abbiamo discusso il programma, le regole, le candidature.
Abbiamo fatto una campagna elettorale all’attacco, cogliendo nel legame tra le politiche e gli indirizzi del governo Renzi e le proposte del Pd emiliano-romagnolo il tratto saliente della coalizione di centrosinistra. Cristina Quintavalla, la nostra candidata alla presidenza, ha saputo dare visibilità, credibilità e efficacia all’idea di alternativa che ha caratterizzato la nostra lista, al punto che Cristina ha raggiunto il 4% e L’Altra Emilia-Romagna il 3,7%: un risultato che, fino ad un mese fa, sembrava impossibile. Pensiamo che il nostro risultato parli anche al di là dei confini dell’Emilia-Romagna: più che una prospettiva compiuta, è un seme, indica una possibilità, dice alcune cose. La prima cosa che dice è che collocarsi in alternativa al Pd – anche laddove il partito di Renzi è particolarmente radicato e forte – non significa collocarsi necessariamente ai margini e rinunciare alla rappresentanza istituzionale: non significa essere destinati alla sconfitta, come alcuni teorizzano. Bisogna provare e osare.
La seconda è che il voto emiliano-romagnolo ci restituisce due sinistre: una di governo, Sel, che ha ottenuto il 3%; la seconda di alternativa, L’Altra Emilia-Romagna. Se ci fossimo presentati in modo unitario, avremmo potuto puntare ad un consenso significativo, ma evidenti divergenze strategiche – su quale rapporto con il Pd – lo hanno impedito. Pensiamo che, esattamente come alle ultime politiche, la scelta di Sel sia destinata a mostrare il fiato corto: l’alleanza ha consentito con molta più facilità di eleggere, ma è caratterizzata sin dall’inizio da uno squilibrio brutale nei rapporti di forza. Sel non conterà nulla, dato che il Pd ha la maggioranza assoluta dei consiglieri.
La partita a sinistra, quindi, non è certo chiusa e riteniamo di avere tutte le carte in regola – su un piano generale – per lanciare una sfida sul terreno “dell’egemonia”, proprio perché ci sembra molto fragile l’opzione della sinistra di governo e compatibilista.  
La terza cosa è che l’idea di costruire la sinistra di alternativa, con modalità aperte e plurali, coinvolgendo comitati, movimenti, forza organizzate, singoli, funziona. E’ fondamentale praticare forme di convivenza di linguaggi, culture politiche, appartenenze diverse, perché solo così è possibile animare un progetto realmente unitario.
L’Altra Emilia-Romagna proseguirà, perciò, il proprio cammino lavorando ancora più nella direzione dell’apertura e delle sperimentazione di modalità partecipative, mantenendo ferma la barra dell’alternativa. Ci sembra significativa e simbolica l’elezione a consigliere regionale di Nanni Alleva, che – con forza e determinazione – si è speso in questi mesi per denunciare i contenuti del Jobs Act e la feroce aggressione del governo Renzi contro lo Statuto dei Lavoratori.
Ci auguriamo che il nostro lavoro di questi mesi possa essere un contributo per rafforzare e consolidare la costruzione de L’Altra Europa e de L’Altra Italia. Sabato ci attende – tutte e tutti – un altro, importantissimo appuntamento: la manifestazione nazionale de L’Altra Europa a Roma contro le politiche del governo Renzi e dell’Europa delle banche e dei padroni. Avanti!

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