mercoledì 5 novembre 2014

UNITÀ E RADICALITÀ – CONTRIBUTO ALLA DISCUSSIONE di Roberto Musacchio

palloncini
Ho un accordo di fondo con il documento che Marco Revelli ha proposto al nostro dibattito. Ne condivido cioè l’impianto e la tripartizione: il contesto europeo, il renzismo, gli elementi per una fase costituente di un soggetto europeo della sinistra e dei democratici italiani. Così come ha fatto Tsipras con i suoi dieci punti per la campagna elettorale che avevano il pregio di non voler essere la lista della spesa dei desiderata ma individuavano la priorità politica di fase intorno al nodo austerità-debito-diversa economia, Revelli propone un’asse di ragionamento, una scelta.
Come è noto io penso che la questione europea sia il crocevia della fase. Quella intorno a cui leggere il modo concreto di operare della crisi, che ha certo una dimensione globale. E quella cui legare la scommessa della costruzione di un soggetto politico nuovo. I soggetti politici non si inventano a tavolino ma nascono da grandi eventi storici. La mia idea è precisamente che in questa fase la lotta contro l’austerità e per cambiare radicalmente l’Europa sia il terreno su cui possa nascere un nuovo soggetto politico. E sono convinto che il risultato elettorale che abbiamo avuto, modesto ma straordinariamente importante visto il nostro contesto e i fallimenti precedenti , sia stato legato precisamente alla capacità di connettersi su questo tema con quanto in Europa è sceso in campo, a partire da Tsipras, e di riconnettere intorno a questa chiave forze sociali, territori, soggetti politici, cittadinanza. Credo, per altro, che dovremmo riflettere tutti un attimo su cosa avrebbe significato non farcela: una riflessione che per chi come me non aveva votato alle politiche per la coalizione Bersani e aveva votato alle comunali di Roma per Repubblica Romana ha un certo peso.
Non è stato il nostro risultato elettorale acquisito tanto sul tema della rappresentanza quanto su quello della compartecipazione ad un momento elettorale connesso ad una lotta generale di cambiamento dell’Europa. Naturalmente questa lotta vive su più dimensioni, da quelle complessive a quelle territoriali o specifiche, ma acquisisce e dà forza se sta in questo quadro politico e cioè la lotta per l’altra Europa.
Giustamente dunque il testo di Marco Revelli riparte da qui, dalla dimensione europea, per rilanciare il progetto e il processo costituente. Abbiamo alle spalle le elezioni, che hanno fornito materiali analitici importanti ad esempio su come si siano sviluppate le varie forme di resistenza nei vari Paesi. Interessante è ad esempio il raffronto tra Grecia, Spagna, Italia per cogliere tre diversi livelli quantitativi e qualitativi di questa resistenza. L’elemento di massa e popolare di Syriza; lo sfondamento del movimento in politica di Podemos; la resistenza “intellettuale” che si è espressa nel voto italiano. Ma abbiamo ora anche nuovi elementi come quello della nuova Commissione Europea e del perdurare di larghe intese e austerità.
Soprattutto in Italia abbiamo l’esplodere di un grande movimento che al momento della nascita della nostra impresa potevamo solo auspicare e che oggi invece è in campo con grande forza. E’ proprio questo movimento a rappresentare non l’occasione strumentale ma il contesto storico che conferma e rafforza il nostro agire, ci chiama ad una funzione potenzialmente di grande rilievo. Non spetta ad un movimento sociale fondare direttamente partiti, ed anzi tutti gli sforzi, la cura e le attenzioni devono essere rivolti verso il raggiungimento degli obiettivi per cui si scende in campo. Ma è altresì vero che in questo momento si presenta una critica radicale del renzismo che acquista termini di massa. Non una critica ideologica, ma la constatazione nel vissuto di donne e uomini in carne ed ossa di che cosa esso realmente sia.
Da questo punto di vista il testo di Revelli si assume una responsabilità politica all’altezza. Legge il renzismo in connessione alla sua dimensione europea e al suo farsi forte delle molteplici crisi su cui surfeggia e che sono l’anima stessa della attuale fase del capitalismo globale finanziarizzato. E si propone la costruzione di un soggetto che abbia non solo autonomia ma alternatività al renzismo stesso.  Un obiettivo chiaro e forte che considera esaurita qualsiasi forma di centro sinistra. Ma che, allo stesso tempo, non crede di poter passare disinvoltamente dalla illusione di guidare il centrosinistra a quella di guidarne una sua scissione sconfitta. Ciò non perché non si debba essere attenti a ciò che si muove nel campo della politica ma perché deve essere chiaro che occorre una ripartenza vera che faccia i conti col disastro sociale e politico di una fase assai lunga in cui non è impossibile ritrovare un filo che lega Craxi a Berlusconi ed oggi a Renzi. Il filo delle crisi di cui Revelli ci parla.
Ma la proposta di Revelli è importante anche perché non pensa di poter surfeggiare sui movimenti come fa Renzi sulla crisi. La crisi della sinistra è talmente drammatica, perché per altro è drammatica la crisi del suo popolo, che chiede la responsabilità di una vera rifondazione. E questa consapevolezza la sento ancora più forte per come, pur nella crisi della sinistra, non ho mai dismesso il militare nei movimenti. Questo è sicuramente un punto che chiede di essere indagato e riflettuto tra noi anche a partire dalle esperienze che abbiamo maturato e che in tante si sono ritrovate in questa nostra casa comune. Abbiamo conosciuto movimenti di straordinaria portata, da quello operaio al movimento alterglobalista, le lotte territoriali e le esperienze di autogoverno. Possiamo confrontare i vissuti per riflettere su crisi e potenzialità attive. Di certo rivolta e fare società hanno acquisito in noi una valenza politica nuova. Ma l’esperienza mi ha fatto ancor più convinto che  per trarre forza gli uni dagli altri non basta l’assemblaggio né tantomeno la scorciatoia elettoralistica. Soprattutto le elezioni assai difficilmente e raramente misurano la forza e la efficacia dei movimenti che infatti non a caso sovente ne rifuggono o ne cercano una utilità precisa.

Un soggetto politico dunque per me non è assemblaggio di esperienze né sommatoria di presentazioni elettorali. E’ la ricondivisione di un punto di vista che incontra la riconnessione di un proprio popolo. E la politica è scelta, condivisa per essere non solo democratica ma efficace. Revelli propone precisamente una scelta, un percorso. Un percorso per la costituzione di un soggetto politico nuovo che approfondisca la strada che ci ha portato al risultato, modesto ma a suo modo storico, delle elezioni europee. E che lancia la sfida di essere alternativi a Renzi nelle elezioni politiche. E la strada è quella che sintetizzerei nella volontà di tenere insieme unità e radicalità. Cioè marciare con la necessaria determinazione ma provando a non dividersi ed anzi ad aggregare il tanto di più che possiamo portare con noi. Dobbiamo lavorare a rafforzare la dimensione europea legandoci non solo nominalmente ma nell’agire politico ai soggetti della sinistra Europea. Dobbiamo stare nel movimento come abbiamo saputo fare anche nella manifestazione del 25 ottobre, laddove stando in piazza abbiamo visto un nostro primo inizio di corpo prendere forma. Dobbiamo vivere con i soggetti sociali e con i territori a partire dalle loro lotte e dalla condivisione della responsabilità delle scelte politiche. Io penso che possiamo farcela.

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