sabato 10 ottobre 2015

Gentiloni questi sauditi

The three men whom were convicted of involvement in a bomb attack on a mosque that killed 25 people, are executed in the city of ZahedanIn Ara­bia sau­dita è stata tagliata la mano ad una donna di 55 anni, Kash­turi Muni­ra­thi­nam che, immi­grata dall’India, lavo­rava come dome­stica in una fami­glia bene­stante sau­dita che la mal­trat­tava in ogni modo, fino a negarle il cibo. Dopo mille sof­fe­renze, ha ten­tato di fug­gire: la «ribel­lione» è stata punita con il taglio della mano.
Sem­pre in Ara­bia sau­dita — dove dal 1985 al 2005 son state ese­guite 2.200 con­danne a morte e da gen­naio ad ago­sto 2015 ben 130 ese­cu­zioni capi­tali — lan­gue in car­cere il blog­ger Raif Badawi con­dan­nato a dieci anni di car­cere e a mille fru­state — 50 già com­mi­nate davanti ad una folla plau­dente — per avere fon­dato un forum online di dibattito.
E cre­sce la pro­te­sta inter­na­zio­nale per il caso di Ali an-Nimr, il gio­vane di 21 anni con­dan­nato a morte per avere mani­fe­stato a favore di un imam sciita incar­ce­rato. Intanto non passa giorno che i raid sau­diti non mas­sa­crino civili in Yemen (nel silen­zio gene­rale), come ieri quando è stato cen­trato un matri­mo­nio e le vit­time non si contano.
Un’Italia decente e indi­pen­dente invie­rebbe almeno una nota di protesta.
Così lo chie­diamo al mini­stro degli esteri Paolo Gen­ti­loni: com’è pos­si­bile che l’Arabia sau­dita fac­cia parte della «nostra» coa­li­zione, quella dei «buoni», nella guerra con­tro il feroce Isis?

Tommaso Di Francesco - Il Manifesto

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